“La terza estate dell’amore”, il manifesto dello Stato Libero di Cosmo
Per me, scrivere di Cosmo è una roba dannatamente seria. L’ho scoperto con una dinamica un po’ perversa, tutta mia: sentire che il nome gira, andare ad un concerto, vederlo salire sul palco dopo averci chiacchierato (ignorando che fosse lui il nome in locandina), rimanerne estasiato per poi consumare, letteralmente, il disco. Il “Disordine” che…