Lo scorso anno non riuscivano a mettersi l’Anima in vacanza. Oggi, invece, partono per un viaggio onirico e al contempo presentissimo a se stesso, diviso in due parti. Sto parlando dei Canarie: un vero e proprio arcipelago di suoni che comprende la voce evocativa e a tratti elettrica di Andrea Pulcini e quella più tropicale e avvolgente di Paola Mirabella. È allora un amalgama di suoni e colori a comporre Immaginari, pt.1, il loro nuovo lavoro, uscito per Porto Records lo scorso 16 aprile. Un disco in cui si parla di amore, strizzando l’occhio soprattutto alle sue fatiche.
Ecco allora che le isole stesse diventano una metafora perfetta per le relazioni sentimentali: corpi diversi con una propria indole, in lento e continuo avvicinamento o allontanamento, come i flutti del mare che le circondano. Immaginari, pt.1 è un album dove il mare c’è anche quando non si sente, perché se ne percepisce il sapore e l’odore.
Ci siamo fatti raccontare qualche retroscena di questo nuovo progetto, in attesa della seconda parte, la cui uscita è prevista per l’autunno.
Da dove nasce l’idea di dividere il progetto in due parti?
Avevamo l’intenzione di pubblicare un canzoniere liquido, che coprisse un intero anno solare. Una collezione di canzoni adatte ad ogni tempo e stagione. Nonostante la loro brevità, ogni brano è un piccolo condensato emotivo che volevamo far decantare e digerire al meglio dai nostri ascoltatori.
La copertina realizzata da Gianluigi Toccafondo sembra incarnare perfettamente il “quadro ribelle della traccia d’apertura del disco. Che cosa significa per voi quest’espressione?
I disegni di Toccafondo sono per antonomasia dei quadri ribelli, perché è come se rifiutassero di essere fissati su un supporto, mostrando allo spettatore un aspetto a volte deformato del proprio carattere. Per noi Quadri Ribelli è una canzone e un’espressione che riassume tutti gli umori del disco. Un ultimo atto di rivolta e di vita contro l’indolenza o la fine inevitabile della nostra esistenza.
Il vostro lavoro parla di relazioni sentimentali, come primo tassello di un quadro che comprende la varietà dei nostri rapporti interpersonali: un arcipelago di isole collegate da un mare sempre mosso e fluttuante. La scelta di non uniformare la vostra musica ad un solo genere per veicolare questo messaggio rimanda proprio ad un mare di questo tipo: ce n’è davvero per tutti i gusti. Non è casuale, o sbaglio?
Esattamente. Non ci piace fossilizzarci in unico genere, né scendere a compromessi di sorta perché le nostre anime sono diverse e amiamo il fatto che la nostra musica segua la forma dell’acqua e l’umore del mare.
“Brodo”, già uscito in precedenza come singolo, è l’abitudine di una relazione che però in qualche modo sembra smuoversi dai propri blocchi per rifiorire. È una cosa davvero possibile secondo voi?
In Brodo l’angoscia che tutto stia finendo riporta i protagonisti in una comfort zone tutto sommato non insopportabile. Anche una relazione emotivamente scarica, può trovare un minimo di intesa e complicità nelle semplicità del quotidiano, chiedendosi soltanto ‘cosa mangiare finché il cuore si muove’.
Anche “Universo” ha preceduto l’album come singolo e mi sembra forse la vera conclusione di questa prima parte del disco – forse più che “Avvoltoi” – sia per la varietà di immagini associative sia per il messaggio che rimanda ad una realtà altra e dunque, appunto, ad altri “immaginari”. A proposito di immagini, e riagganciandomi invece a “Ciclopi”, mentre ascoltavo il brano mi è tornato alla mente il ciclope per antonomasia e mi è sorta spontanea una domanda: secondo voi quella di Polifemo per Ulisse era una forma di amore?
In Ciclopi si dà una lettura diversa del mito raccontato da Omero e appunto tra il Ciclope e Ulisse c’è una sorta di legame amoroso/emotivo come quello che intercorre talvolta tra paziente e psicologo. Nella canzone c’è l’invito a rompere la propria corazza esteriore e trovare un Nessuno che ci porti a scavare dentro di noi. Sfuggire dal tempo che ci circonda e fare esperienza preventiva di altre realtà come nei Misteri Eleusini.
Di “Topexan” mi è molto piaciuta l’espressione “tentativo sentimentale”. Lì ovviamente il verso riguarda l’amore adolescenziale che viene narrato nella canzone, ma se parliamo più in generale l’amore potrebbe essere un po’ una scienza, che procede per tentativi ed errori?
Certo, ogni amore è un tentativo sentimentale che può nascere o finire con un Simple Twist of Fate, per citare Bob Dylan. In Immaginari si raccontano i tentativi ed errori più disparati; da chi rimane ingabbiato all’interno di ricatti emotivi per anni senza riuscire a liberarsi, a chi si divora a vicenda finendo esanime sotto sale. Ci piacciono i melodrammi letterari e cinematografici, ma a ben pensare cos’è la vita se non il Melodramma per eccellenza?
La componente del litigio e del diverbio è molto presente nei testi del disco. Penso ad “Estate italiana”, ma anche ad “Avvoltoi”, “Brodo” e “Basmati”. Forse – prendendo spunto dai titoli “gastronomici” di questi due brani – succede come nelle migliori ricette: ingredienti diversi si devono scontrare per creare universi inediti e pazzeschi. È così?
Sì, certamente. Siamo due buongustai e sia nelle nostre creazioni culinarie che musicali ci piace far incontrare sapori e consistenze diverse per assaggiare poi risultati inaspettati. Senza uscir fuori dalla metafora, da buoni amanti della cucina siciliana anche nelle nostre canzoni amiamo l’uso dell’agrodolce.
Che cosa potete anticiparci sulla seconda parte di “Immaginari”?
A livello sonoro nella seconda parte verrà mantenuto l’eclettismo musicale, che riesce a far convivere ballate acustiche a momenti afro-funk o desert rock. Dal punto di vista testuale sarà più focalizzato su aspetti autobiografici come se gli immaginari cantati nella prima parte rientrassero pian piano nei nostri occhi per sciogliersi come sogni sopra il letto.
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, ho spaziato nell'incredibile mondo del lavoro precario per alcuni anni: da commessa di libreria a maestra elementare, passando per il magico impiego di segretaria presso un'agenzia di voli in parapendio (sport che ho pure praticato, fino alla rottura del crociato). Ora scrivo a tempo pieno, ma anche a tempo perso.