Suggestioni provate ascoltando “Lentamente”, disco d’esordio di Nuvolari
Nuvolari, nome d’arte di Matteo Pisotti, è un ragazzo piacentino, classe ’96, innamorato dei cantautori, della musica brasiliana e dei Beatles. I racconti che compongono Lentamente, uscito venerdì scorso per Bomba Dischi, sono in grado, con grande agilità e dolcezza, di mescolare una serie di esperienze di vita, vissute in tanti luoghi e trascritte con poetica semplicità. Gli arrangiamenti vestono perfettamente le parole.
È un disco in movimento.
Se il primo brano, Arizona, è ideale da ascoltare al chiuso, con la pioggia che batte contro il vetro, in un’ambientazione lo-fi, Amore pendolare imprime subito un’idea di movimento, la necessità di un viaggio che può consumarsi lungo le rotaie di un treno o sotto le suole di un paio di sneakers.
“Forse siamo solo numeri, solo numeri nel vento fermi ad un semaforo mentre il mondo è in movimento. Forse siamo solo i bordi ma senza i colori dentro, forse siamo tutto ciò che non abbiamo in questo momento”.
È questo senso d’assenza, mista ad una velata speranza, fatta di sguardi e promesse, che caratterizza la terza traccia, Fuori corso, dov’è la routine a fare da padrona, tra studio, gatti e domande irrisolte.
È la vita in atto, appesa a un filo, che in Persiani mette in luce i rischi di smuovere la stabilità. Diventa complesso scegliere se volare altrove, magari su di un tappeto volante, o restare fermi col rischio di chiudersi in solitudine, seduti sul cornicione di una pizza.
In questa corsa ad ostacoli è Nuvolari, ancora una volta, a dettare i luoghi e le tempistiche. Ci porta, con Bambina vampira, in una dimensione a tratti psichedelica, estiva e non più col maglione indosso.
Houellebecq, a proposito della nostalgia, ha scritto: «il passato è sempre bello, e in effetti anche il futuro, a far male è solo il presente, che portiamo con noi come un ascesso di sofferenza che ci accompagna tra due infiniti di quieta felicità». Pare essere proprio questo sentimento, in un mondo così confuso e ricolmo di chiacchiere, il tema centrale de Le ore di ginnastica, canzone che si anima nel ricordo di carnevali, di puntini da unire e soprattutto di “ripide donne e rapide gonne” che fanno innamorare.
Come in tutti i rapporti, capita di perdersi e, chissà, anche di ritrovarsi, diversi o gli stessi. Blu potrebbe rappresentare il colore dell’incertezza, del bilico, di un carattere indefinito che può piegarsi al nero o al celeste.
“Fatti viva, per favore, che ti cerco pure dentro i finestrini, oramai, non si sa mai”.
Diecimila descrive proprio la mancanza, forse a causa di un’incomprensione, di un fraintendimento, piaghe entrambe della (in)comunicazione virtuale a cui siamo costretti.
Emilia, scritta a Parigi in Erasmus, è la traccia che chiude l’album; più che un racconto malinconico di quella terra fantastica, meravigliosamente cantata da Guccini, Dalla e Morandi, vuole essere una fotografia della vie vécue, magari seduti a una panchina, con l’odore della Senna nelle narici, le musiche di André Claveau nelle orecchie e le parole di Hervé Guibert negli occhi.
Lentamente è un’opera prima ben riuscita. Belli i testi, belle le musiche, belle le tavole illustrate (da Antonio Pronostico), belli gli strumenti e le voci, “bello, bello, bello tutto”. Al contrario di Aronne Piperno ne Il marchese del grillo, noi chiediamo al nostro Matteo di non andarsene, ma di restare e di continuare a correre forte e veloce come il grande Nuvolari.
Francesco Saverio Mongelli
Classe 1997. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli e racconti. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.