Musica ucraina e musica russa: per supportare la cultura contro la guerra
Quella in Ucraina è una guerra che coinvolge tutti: mettetevelo in testa! In questo momento il popolo ucraino combatte per la sua libertà ma anche per la nostra. Quando viene meno la diplomazia, e quindi la democrazia, la guerra non è ai confini geopolitici ma all’etica e quindi al genere umano: come cantava Faber “provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti!”
Una guerra è fatta soprattutto, purtroppo, di sangue versato. Ma i tempi che viviamo mettono in gioco nuove forme di armi: da quelle economiche passando per la cibernetica fino alla censura che attacca l’informazione e la cultura, come si è visto purtroppo negli ultimi giorni. In nessun caso la censura della cultura è un gesto pacifista, tutt’altro. È anti-progressista poiché allontana ancora di più i popoli e le coscienze dall’unico valore importante: la pace.
La pace intesa non come mero buonismo ma come valore entropico di umanità: e la cultura è l’arma più forte contro tutte le armi. Solo attraverso la conoscenza delle differenze tra popoli, il mondo può amalgamarsi creando una vera e propria sinergia umana.
È per questi motivi che ho deciso di scrivere un articolo su alcuni artisti ucraini, per conoscerli e supportarli (dato che gli ascolti supportano anche economicamente), e di inserire i musicisti russi che si sono schierati contro la guerra in Ucraina.
Partirei con quella è che probabilmente la band Ucraina più famosa al mondo, i Gogol Bordello:
Re indiscussi del gypsy punk, mescolano lo ska con incursioni rock, il reggae e la tradizione ucraina, come ricorda già il nome della band che è un tributo a Nikolaj Gogol, lo scrittore ucraino a cui si sentono molto legati. Il leader Eugene Hütz ucraino di origine lasciò l’Ucraina nell’88 in seguito al disastro di Chernobyl. La canzone che ho scelto è “Your Country“, perché? Beh perché il testo del 2007 pone delle domande attualissime:
Cosa sono tutte queste nazioni? /
come sono apparse? /
chi ha tagliato la torta? /
chi ha portato tutta questa roba? /
aveva a che fare /
con la volontà delle persone?
La seconda scelta è un rapper che una settimana fa ha lanciato un feroce singolo contro Putin.
Il rap, in senso stretto, è da sempre una denuncia sociale e il rapper in questione non le manda a dire:
L’Ucraina è sanguinosa, ti diverti con la guerra del c*** ma non è un film! /
Verrà il giorno in cui saremo accusati di bombe, bugie e spargimenti di sangue /
E solo tu ne sarai responsabile
Il suo nome è Cypis e la canzone si chiama “Putin”:
La terza proposta è artista ucraina pazzesca di nome Alina Pash che ritma le sonorità gypsy a suon di hip hop.
Due settimane fa ha fatto parlare di se ritirandosi dall’Eurovision, nonostante fosse tra le favorite, perché accusata di aver violato la legge del Paese con un viaggio in aereo in Crimea nel 2015: «Non voglio una guerra virtuale, quella vera è in Ucraina dal 2014».
Nello specifico è accusata di essere andata in Crimea per un concerto e dopo di aver preso un volo da Mosca violando sia delle leggi ucraine che del regolamento di Vidbir, il programma televisivo con cui si sceglie il cantante dell’Eurovision, secondo cui «l’artista non può aver svolto concerti o esibizioni organizzati da istituzioni del Paese aggressore o nel territorio del Paese aggressore, nella Repubblica Autonoma di Crimea e in ogni altro territorio occupato dell’Ucraina dopo il 15 marzo 2014» e «non può entrare o uscire dal territorio della Repubblica Autonoma di Crimea in violazione della legislazione dell’Ucraina», che prevede la possibilità di entrare in Crimea solo via terra.
La canzone che ascolterete è “Bosorkanya“:
I Go_A, originari di Kiev stanno letteralmente facendo documentazione su Instagram, con richieste di aiuto annesse incarnando proprio lo spirito di un popolo, quello ucraino, che si sta difendendo e supportando in tutti i mezzi.
Propongo il remix della loro Shum:
Il quinto brano che vi suggerisco è di ALYOSHA e si chiama “Sweet People“
Il brano ha partecipato all’Eurovision del 2010, il testo sembra una premonizione di quello che stanno vivendo:
Non hai amore per il genere umano? /
Devi andare avanti uccidendo /
Solo per passare il tempo
Il video di Sweet People è stato girato nella città ucraina abbandonata di Pripjat’, sede della centrale nucleare di Černobyl.
Putin di recente ha affermato alla tv russa: «L’Ucraina moderna è stata completamente creata dalla Russia». Questo concetto è altamente ripudiato dal popolo ucraino. È vero che le culture russe e ucraine si sono spesso miscelate, ma è altresì vero che i popoli russi e ucraini si sono contrapposti spesso soprattutto nelle scelte politiche.
Dopo la crisi del 2014, ovvero quando Mosca diede avvio all’invasione della Crimea, uno dei volti più noti della scena elettronica e synth pop dell’est europeo, Anton Slepakov, ucraino che da tempo lavorava in Russia annullò, in segno di protesta, tutte le date del suo tour moscovita. Il suo obiettivo era quello di sabotare i colonizzatori, dimostrando che, contrariamente a quanto paventato dagli oligarchi affamati di potere oltre il confine, l’Ucraina ha una propria identità da difendere.
Tutto questo viene fuori dal testo della canzone di Slepakov, oggi frontman di una band elettronica underground chiamata Vagonovozhatye, che si chiama “Where are you from?”.
Il testo parla del fatto che la legge ucraina impone l’uso dell’ucraino sulla stampa e nei media, mentre Mosca protesta accusando Kiev di opprimere i madrelingua russi, l’artista fa riferimento alla ricerca dell’anima degli ucraini mentre rimodellano la loro identità nazionale.
La frase d’esordio è lampante: “i miei confini sono negoziati”.
L’ultimo progetto musicale ucraino che vi propongo è in realtà una band molto famosa in Ucraina: Okean Elzy.
Il cantante Slava Vakarchuk concorreva alle stesse elezioni di Zelensky ed è rimasto attivo politicamente, tanto che lo scorso 22 febbraio in un parco vicino alla Piazza Europea a Kiev, ha improvvisato un’esibizione e in molti si sono uniti e hanno cantato insieme al ritornello di uno dei loro più grandi successi: “Andrà tutto bene”.
La canzone che ho scelto si chiama “На небі” (In Paradiso), una canzone d’amore perché c’è sempre bisogno d’amore. Ho scelto questo live perché c’è il popolo ucraino che si ama, si bacia e che canta unito.
La censura della cultura russa che stiamo vivendo è a mio avviso estremamente dannosa.
La cultura non dovrebbe avere confini sociali figuriamoci se geografici. L’arte racconta, spiega e quindi unisce il mondo: è per questo che è importante non compiere l’errore di ostracizzare o peggio eliminare l’arte e la cultura russa.
Un importantissimo contributo per il popolo ucraino è infatti arrivato da una cantante russa: Nadya Tolokonnikova componente delle Pussy Riot, gruppo di attiviste russe politicamente impegnate da un decennio. Autrici di provocazioni e performance clamorose, soprattutto in chiave anti-Putin al punto che due di loro furono arrestate e condannate a due anni di detenzione, per un concerto antigovenativo non autorizzato di fronte alla cattedrale di San Basilio.
Nadja Tolokonnikova fu addirittura trasferita in un campo di prigionia in una non meglio specificata località della Siberia, senza possibilità di contatti con la famiglia e i giornali. Tornata libera la Tolokonnikova non si è scoraggiata e, unendo le forze con Trippy Labs, un artista digitale, ha per creato il progetto UkraineDAO, che tramite un NFT della bandiera ucraina ha raccolto più di 7,1 milioni di dollari (cifra aggiornata alla mattinata di giovedì 3 marzo).
La cantante russa Manizha, ha espresso in un post il sentimento che molti russi provano nel vedere ciò che sta accadendo:
“È quella mattina in cui ti penti di esserti svegliato. Non sai dove andare, chi aiutare. Mi siedo all’angolo del letto e piango. Piangere perché non è una mia scelta. L’attuale aggressione è contro la mia volontà, contro la volontà della mia famiglia, credo, contro la volontà delle nostre nazioni. Ci sono ucraini anche nella mia famiglia. Mia nuora viene dall’Ucraina. Il mio futuro marito è per metà ucraino. I miei amici più cari sono ucraini. La Russia e l’Ucraina non sono solo due paesi. Siamo fratelli. Qualsiasi guerra tra noi è fratricida. Ma ora dobbiamo stare tutti molto attenti. Non soccombere al panico e alla manipolazione delle informazioni. Qualsiasi mossa o parola sbagliata ora potrebbe essere fatale. #нетвойне”
Anche i “Little Big” si sono esposti contro la guerra in Ucraina attraverso un post su Instagram. Se ti sembra poco ti ricordo che in uno stato come quello russo, in questa situazione, schierarsi è tutt’altro che poco considerando non solo il regime ma anche la forte censura che arriva fino ai media e la repressione delle manifestazioni.
Ci tengo a precisare che prima di scrivere questo articolo ho ascoltato tantissima musica russa e ucraina
Mi sono imbattuta nel cirillico ed ho fatto spesso fatica a capire quale fosse il titolo della canzone e quale quello dell’artista. Mi sono imbattuta in una cantante che mi è piaciuta molto: Ooes e mi sono innamorata della delicatezza di questa canzone “ночь “ che significa “Notte”.
Chi ha storto il naso trovando anche artisti Russi, ignora che la maggior parte degli spargimenti di sangue della storia sono avvenuti proprio da parte di chi ripudiava la cultura del diverso mirando cancellarne l’esistenza anche attraverso l’arte per annientarne la memoria. Ed ora che state saggiando il vero significato di censura, dittatura fate tesoro di quanto sia importante conoscere le differenze, non solo per capire quanto siamo fortunati, ma anche per ricordarci quanto sia precario l’equilibrio della libertà senza la consapevolezza.
L’arte e la cultura sono i due più grandi baluardi di libertà e sono anche i più grandi fautori della solidarietà e dell’empatia.
La censura dell’arte è un crimine contro l’umanità.