Forse è proprio vero che “i parchi a Milano li capisce solo il peruviano”*.
Perché sono posti dove rilassarsi, incontrare persone e recuperare quella socialità che forse forse sta tornando ad essere parte integrante delle nostre vite. E dove c’è tutto ciò, non può che esserci musica.
Nasce proprio da un incontro sull’asse Milano – Lima (con lo svincolo autostradale in Puglia) il progetto Bautista. L’incontro italo-andino del producer Machweo con il cantante 999asura è la scintilla che forgia EMOTON, un album licenziato per Carosello Records (su distribuzione The Orchard), ma anche qualcosa di più significativo.
La bandera dell’EMOTON
Perché non c’è nulla di casuale nel fatto che la prima traccia di questo disco si chiami proprio “Bandera”. Dietro il titolo per l’elaborato complessivo c’è la ferma volontà di unire attitudine emotional a sonorità reggaeton. L’intento è abbattere quel processo di significazione ormai irrobustito da anni di hit estive. Da ex studente di comunicazione già su una dinamica così non posso che starci piacevolmente sotto; poi scopri le volontà come sono state tramutate in fatti, e comprendi quanto una via altra rispetto al solito utilizzo di un determinato registro espressivo sia tanto fattibile quanto preferibile.
In un viaggio lungo undici fermate, la tracklist vive costeggiando il mare del Sudamerica, su testi che si aprono al plurilinguismo. L’italiano si miscela con frasi in spagnolo e parole chiave in inglese; a tutti gli effetti, un mix che ben rappresenta il cocktail di sentimenti che animano questo tipo di songwriting e fanno breccia nei timpani di chi ascolta. Si canta di incertezze, di heartbreak, confronti a muso duro; il tutto con profondità e capacità di sintesi, in un quadro complessivo dove la voce sa anche prestarsi a strumento, aggiungendo una linea melodica ulteriori rispetto alle stratificazioni del suono.
Perché quello che risalta in EMOTON è la determinazione; la messa a fuoco attorno uno stile equilibrato e studiato mettendo nel cassetto mesi di lavoro, demo scartate e necessità di far quadrare tutto nel modo più coerente e compatto possibile. Disciplina e sacrificio: lo si nota su strumentali pronte a esplodere nella dimensione live (“Callao”, “Congratulazioni”), aperture al presente con ventate hyperpop (“Caramelle”), paesaggi sonori suggestivi e quasi cinematografici (“Una buona storia”). Tante carte in tavola, ma tutto torna al concetto primigenio: EMOTON è un primo passo significativo, quadrato e dal piglio efficace.
Idee e intenzioni, in un disco che è solo l’inizio.
Sarà interessante scoprire in che direzione si muoveranno i passi avanti di Bautista, con la certezza che le menti creative dietro questo progetto hanno idee e un piano d’azione.
Nel mentre, il via libera a riprenderci i parchi (ma non solo quelli) coinciderà con una stagione dove la bandiera dell’Emoton (inteso stavolta come manifesto culturale e ideologico) dovrà necessariamente avere luoghi e spazi per sventolare orgogliosa, nel segno di una multiculturalità che ancora fatica a vivere in modo naturale da queste parti. È imbarazzante, ma non per questo si può mollare: c’è da far festa, sudare e rompersi il collo lasciandosi fasciare dai colpi ritmici del dembow.
Sarà sicuramente una buona storia.
*Il riferimento è a una vecchia canzone dei Ministri intitolata proprio “Il Peruviano”.