Davide Amati è il cantautore vintage più attuale che tu conosca
Se mi dovessero chiedere dei nomi di artisti emergenti che promettono molto bene ma che meriterebbero di essere più ascoltati, non avrei dubbi: Davide Amati sarebbe uno di quelli. Il giovane cantautore romano ha pubblicato a ottobre scorso il disco “EP#1” e ad aprile “EP#2 Amare con prudenza”.
Di seguito cerchiamo di fare chiarezza sul perché si corre il rischio di andare in fissa con questi brani, oltre che sulle dinamiche sonore che caratterizzano i due dischi.
“EP#1” è composto da quattro brani, che mi sono bastati per capire di che stoffa fosse la musica di Davide Amati: una manifattura accurata e di un certo pregio.
Il primo disco si apre con un addio, che volendo può rappresentare anche un nuovo inizio: “Goodbye” è il brano che vede la collaborazione di Cimini ed è caratterizzato da un’atmosfera da cui subito si può intuire quanto il cantautore sia avvezzo alla musica blues. La riconoscibilità della voce dell’artista porta automaticamente a proseguire nell’ascolto. Quindi ci si imbatte in un brano un po’ più arioso, dal titolo “Aspirapolvere”, che invita a imparare a sorvolare sulle ferite affrontando certi temi in modo determinato e maturo. Il brano vede la partecipazione di Gregorio Sanchez e ci insegna che a volte bisogna saper dire che “è stato quel che è stato” e forse va bene così. Dunque,
Davide Amati è capace di raccontare significati profondi con brani che risultano quasi sbarazzini, ma sicuramente molto gradevoli all’ascolto. Il brano che, a parer mio, suscita maggiormente l’incredulità davanti al fatto che per questo disco si tratti di un esordio è sicuramente “I Santi”. Il brano ha sonorità pop cantautorali, certo, ma presenta dei guizzi chitarristici non trascurabili, oltre che l’azzeccatissima collaborazione dell’artista Nicolò Carnesi. L’EP si chiude con una riflessione sul tema del confronto scostante ma necessario con sé stessi. La narrazione vede il supporto dell’artista Matteo Alieno e sembra la più adatta a chiudere un EP riflessivo e potente come questo.
Dopo l’ascolto di questo mix di voci e stili molto trascinante, ci si imbatte nell’”EP#2 Amare con prudenza”
Già dal titolo il lavoro lascia intuire il paradosso che si accinge a raccontare, in quanto mi sembra discutibile il poter contemplare l’idea di amare senza lasciarsi andare. Davide Amati cerca di raccontare questo paradosso e avvia il suo secondo disco con il brano “Maddalena”, etereo e drammatico al punto giusto che esplode poi con un assolo di chitarra apprezzabile. L’ascolto di questo disco procede con una traccia molto stile scuola Pino Daniele, dal punto di vista di metrica e ritmica, che è anche la title track. A impreziosire il disco, un brano stile bossa nova dal retrogusto mediterraneo, dal titolo “Harem”. Ascolto consigliatissimo. Il secondo disco dell’artista romano prosegue con una certa “Ipocondria” anche se si pone come una vera e propria cura messa in musica. Lo stile di questi brani è stato studiato e colorato con tinte determinate e precise.
Dopo l’ascolto di queste tracce c’è poco altro da dire: se la musica è questione di talento e attitudine, Davide Amati può vantarli entrambi.