Otto anni fa, nel 2015, Sony Music si rese protagonista di un miracolo discografico. Una intuizione che risultò uno spartiacque epocale nella storia della musica d’estate. Il tormentone estivo si separò concettualmente dalla più generica canzone estiva.
Nell’arsenale dell’etichetta, erano presenti due artiste dal futuro molto incerto.
Da un lato Giusy Ferreri, che da improvvisa star macina-copie era diventata un personaggio secondario. Era reduce da un piazzamento deludente a Sanremo l’anno precedente con Ti porto a cena con me, e in rotta di collisione con le scelte artistiche dei produttori. Infatti, nel disco L’attesa, pubblicato nel 2014, Giusy Ferreri incluse La bevanda ha un retrogusto amaro, brano in chiave pop-SKA-psichedelico che racconta di violenze sessuali; nonostante l’artista credesse molto nel pezzo, tanto per la svolta testuale che per quella musicale, i discografici rimasero molto perplessi. Così affidarono ad altri, meno riusciti brani, l’esperienza sanremese e le promozioni radiofoniche.
Dall’altro lato, c’era Baby K, rapper sostenuta da Tiziano Ferro, ma che non riusciva a trovare una collocazione precisa.
L’intuizione fu quella di accoppiare due mondi così improbabili in un pezzo dal titolo Roma-Bangkok. Per quanto assurdo potesse sembrare, questa operazione portò, tra le altre cose, un disco di diamante. Un primato eccezionale in quanto condiviso, in Italia, con solo altri sette brani, tra cui Despacito, Shape of You, Domani 21.04.2009, per intenderci. Ma soprattutto, decretò la nascita del tormentone estivo, e, per antitesi, della canzone estiva. Quelle che fino ad allora erano state all’incirca la stessa cosa, divennero due idee molto diverse.
Mi spiego meglio
Non è che con Roma-Bangkok la gente ha iniziato a fare musica d’estate. Ci sono giusto 43 edizioni del Festivalbar venute prima, se ci fosse bisogno di qualche evidenza argomentativa. Fino al 2015, esistevano le canzoni dell’estate, che passavano in TV, alla radio, in filodiffusione nei lidi. Il termine “tormentone” non era certo così in voga e soprattutto non c’erano differenze di intenzione, senso e qualità così palesi tra i diversi brani.
Il Festivalbar 2004, per fare un esempio, lo vinse Zucchero con Il grande baboomba. Vinsero premi anche Convivendo di Biagio Antonacci; Calma e sangue freddo di Luca Dirisio; Fuck you (I don’t want you back) di Eamon. In gara, nel tour tra le varie città, ci fu spazio anche per Anastacia e Left outside alone, Voglia di dance allnight degli Eiffel 65, A chi mi dice dei Blue, Lo strano percorso di Max Pezzali o Trick me di Kelis. Cantautori, artiste soul, icone pop, gruppi dance, boyband, interpreti: un misto certamente variegato che, però, con i brani di cui sopra, risulta molto ben assortito.
E dopo anni di danze kuduro, tutti noi ci troviamo ad ammettere che, in fondo, Voce me Apereceu dei Kaleidoscopio (un altro pezzo del Festivalbar 2004) era non solo una gran bella canzone, ma era pure elegante. Questo, se non è un problema, è quantomeno uno spunto di riflessione.
Ora, non è che “Roma-Bangkok” è la radice del problema (o dello spunto di riflessione). Ma almeno due grandi punti di rottura ha saputo crearli.
In primo luogo, ha spostato l’epicentro del tormentone estivo in Italia. Se prima si ballavano le già citate danze kuduro, e Gustavo Lima e Alvaro Soler erano star indiscusse, adesso i pezzi che passano nelle nostre radio d’estate sono quasi tutti italiani.
In secondo luogo. Forse aveva ragione Hegel quando diceva che dopo la tesi viene sempre l’antitesi; o forse aveva ragione anche Luigi Tenco che quando era felice usciva anziché scrivere canzoni; ma negli anni ’90 e 2000, il concetto del “45 giri d’estate” era ampiamente passato di moda. Al Festivalbar partecipavano prevalentemente artisti che avevano pubblicato un album nei mesi precedenti. L’estate altro non era che una tappa obbligata nel ritmo circadiano dell’estrazione del singolo a cadenza regolare.
Allora tanto valeva estrarre quello più scanzonato, uptempo o quantomeno cantabile. Si giocava ad indovinare quale sarebbe stato il singolo estivo, quando usciva il disco di un artista. Quasi nessuno si sognava di pubblicare un pezzo solo per l’estate, aggiunto a posteriori all’album o addirittura slegato da ogni progetto discografico.
A partire da Roma-Bangkok, vuoi per l’arrivo della sintesi hegeliana, vuoi perché la gente, anche se felice, sentiva l’impulso creativo, la produzione del “singolo estivo” fine a se stessa, slegata dall’album, è tornata ad essere la normalità.
Da metà maggio a fine giugno, i New Music Friday sono presi d’assalto dal rilascio di nuove canzoni. Le piccole eccezioni (come ad esempio Litoranea di Elisa, nel 2022) hanno comunque bisogno di qualche nuova veste per sopravvivere all’estate. In questo caso, di un nuovo duetto con Matilda de Angelis.
Il punto è che, in occasione del pezzo estivo, semel in anno licet insanire. In questo Carnevale dei progetti artistici, di base, vale tutto. Dai duetti improbabili a cui ci siamo tristemente abituati come Fabio Rovazzi e Orietta Berti che ormai fanno coppia fissa; Achille Lauro e Rose Villain sembrano nati per stare insieme; su Loredana Berté e i Boomdabash nessuno ha avuto nulla da obiettare. Alle liste di nomi il cui “presente” è atteso come la Pasqua. Fino alle sfinenti coreografie su TikTok spammate in ogni luogo; la ricerca incessante del meme, le esibizioni in playback davanti a un pubblico esausto.
Il tormentone estivo post-Roma-Bangkok è a tutti gli effetti un prodotto confezionato usa e getta. È creato per esistere 3 mesi ed essere poi dimenticato, se non rinnegato. Soprattutto, il tormentone estivo deve far cantare, ballare, ridere, divertire, prendere in giro – ma non pensare. Quel “abbiamo visto il cielo piangersi addosso / perciò balliamo ora che il sole è nostro” non era solo una rima baciata, ma un vero e proprio manifesto programmatico.
Accanto al tormentone estivo, però, è nata la canzone estiva.
Anche la canzone estiva segue le logiche discografiche del tormentone. È spesso un singolo slegato dagli album. La differenza, però, sta nel fatto che non cavalca i trend del momento. Non vive su TikTok e, se è un featuring, non è certo improbabile. È un brano ambientato d’estate, sotto il sole. Racconta con profondità l’aspetto dell’estate più personale e ironicamente divertente, dipingendo situazioni comuni ma meno ovvie di quelle dei tormentoni.
Nel 2023, ci sono almeno tre canzoni estive degne di nota – due delle quali cantate da autentici maestri del genere, e una piacevole sorpresa.
Ci sono Colapesce e Dimartino con Considera. Nell’estate del 2020, i due pubblicarono il disco I Mortali, un elogio all’arsura montaliana della Sicilia in agosto. Si pensi a pezzi come Majorana, in grado di lasciare bruciato dal sole chiunque la ascolti, anche se all’ombra. Prendendosi gioco di quanto descritto finora sui tormentoni, il verso “lo sai che mi deprimo ma con stile” è una chiarissima sintesi della tristezza della musica da TikTok. Scritto per essere cantato con i finestrini abbassati, quasi per guardarsi da fuori mentre ci si riscopre vittime inconsapevoli dei tanto detestati tormentoni. E allora, tanto vale accettarlo laconici, acquisendone consapevolezza.
C’è Levante, che dopo la delicata Lo stretto necessario e la marina e riflessiva Sirene, quest’anno ha pubblicato Canzone d’estate. Si tratta di un brano pop che si regge sul sarcastico hook bella l’estate; un’amara riflessione sulla malinconia che si instaura nel punto d’incontro tra voglia matta di caldo, sole e giornate al mare e le mancanze che non erano entrate nel file excel di meticolosa preparazione delle vacanze. A confezionare il tutto una ricca e rumorosa produzione a cesellare le note cantate dall’artista.
E, a sorpresa, ci sono i Coma_Cose con la loro AGOSTO MORSICA, insolita prospettiva sull’estate in città, tra zanzare, aeroporti e cemento ardente.
Renato Zero, trent’anni fa, diceva che una speranza ancora c’è, e che ci siano nuove spiagge. Mi perdonerà se dico che una speranza, eccome se c’è, e che ci siano nuove canzoni estive.
Filippo Colombo
Predico bene razzolando insomma, mi piace mangiare la pizza a colazione, odio i concerti dove si sta seduti.