L’estate italiana è scandita da una serie di rituali che ne sanciscono inequivocabilmente l’arrivo. Ad esempio, la prima serata passata in un bar all’aperto con le sedie bianche di plastica e gli ombrelloni Algida. Oppure l’inizio degli Europei, dei Mondiali, o di qualche altra competizione sportiva. I primi Festival musicali in giro per il paese, le sagre, i temporali presi in pieno, ma almeno non fa freddo. E poi – anzi, e soprattutto – l’uscita dei tormentoni estivi.
Lo scorso anno, qui su Le Rane, scrissi un articolo in cui cercai di spiegare come, a partire da Roma Bangkok, la logica discografica dei tormentoni estivi sia radicalmente cambiata. I pezzi internazionali sono praticamente scomparsi, e l’interezza della scena è affidata a brani italiani – oggi, 23 giugno, per trovare un brano straniero (escluso Gata only, spinto dalla viralità su TikTok) bisogna scendere fino alla 33esima posizione nella Top 50 Italia su Spotify, e fino alla 37esima nella classifica FIMI della scorsa settimana. Ma non è solo questo. I tormentoni estivi non sono singoli di album, ma sono quasi sempre pezzi rilasciati in solitaria. Sono molto spesso featuring. Le #adv, occulte o esplicite che siano, sono una presenza fissa.
Il problema dei tormentoni – o uno dei problemi, volendo essere più o meno cinici – è che è molto difficile che piacciano per una stagione intera.
Questo perché, come quasi tutti gli oggetti consumistici, sono fatti per essere esperiti in fretta e poi dimenticati. La Municipàl, in Le hit estive, cantava ironicamente che i tormentoni iniziano a piacerti quando arriva il primo freddo. Spesso è così, per una specie di nostalgia di tempi spensierati ormai andati. All’opposto, a volte piacciono all’inizio dell’estate, quando le aspettative e le speranze rendono tutto bellissimo. Poi però, subentra la disillusione, e il rigetto verso i tormentoni.
E quindi, che cosa si ascolta d’estate?
È vero che la sinestesia è un concetto artificiale, e spesso molto personale, quasi solipsistico. È vero anche, però, che quando si cammina in riva al mare, quando si passa qualche serata tra amici su una terrazza, nei viaggi in macchina per raggiungere la spiaggia, ci sono alcune canzoni che funzionano meglio di altre. È così che, come raccontavo anche lo scorso anno, nasce la canzone estiva, in opposizione al tormentone estivo. Una canzone che racconta l’estate, ma che non è scritta per scomparire quando arriva il primo vento di settembre. Qui di seguito, ce ne sono dieci.
Dieci antidoti ai tormentoni estivi, una colonna sonora delicata, a tratti malinconica, leggera.
Erica Mou – Canzoni scordate
In Canzoni scordate, la cantautrice pugliese racconta l’evoluzione di una storia d’amore da marzo a settembre. Ci siamo amati prima per colpa dell’allergia, poi delle ciliegie, poi dei ventagli, poi delle piazze deserte fino ad arrivare alla vendemmia e al vino – queste le tappe principali del racconto. Il videoclip del pezzo è formato da una numerosa serie di frame, in cui i protagonisti del video si sono ripresi in un ballo di coppia sulle note della canzone – qualunque cosa, per loro, volesse dire coppia. Un videoclip dalla carica emozionale altissima (armatevi di fazzoletti, credetemi, io non sono mai riuscito a finirlo senza commuovermi), a ricordare che d’estate è tempo di amare, qualunque cosa possa significare. Per un’estate di amore nella sua forma più autentica.
Colapesce Dimartino – Majorana
Nella traccia conclusiva del loro primo album I Mortali, i due cantautori siciliani narrano la scena di una sera di fronte all’Istituto Majorana di Agrigento. Ettore Majorana, nel 1938, decise di scomparire, e non fu mai più ritrovato. Il ritornello del brano riprende questa misteriosa quanto perfetta sparizione – e anche io scomparso da un po’ / e anche tu scomparso da un po’, riflettono amareggiati. Un brano desertico, lunare, ambientato in un tempo che sembra non trascorrere mai, quasi non esistesse. Per un’estate in cui provare a ritrovarsi.
Levante – Sirene
Amore, non è tempo di castelli / dici “sento le sirene” / ma non c’è traccia di mare intorno a noi. Produzione rarefatta e voce soffiata per questo brano di Levante, alla ricerca di qualche risposta in una relazione che sembra al capolinea. Una risposta che si spera di ottenere, o almeno di provare a darsi da sé. Perché l’estate arriva anche se non si è pronti ad accoglierla, e in quel caso assume le sembianze di una guerra insormontabile. Per un’estate in cui resistere.
Colombre ft. chiello – Adriatico
Colombre è nato e cresciuto a Senigallia, e l’Adriatico lo conosce a menadito. In questo brano, narra la misericordia del suo mare, che fa dimenticare tutti gli sbagli e consente di respirare. La voce di chiello, disturbata e cruda, dona al brano un’aura di sentenza ineluttabile. L’Adriatico non è certo il mare più scenografico o pittoresco d’Italia, anche solo perché affaccia a levante. E proprio per questo, è luogo di metafore. Per un’estate in cui perdonarsi.
Cranio Randagio – Estate e sto qua
La penna di Cranio Randagio è una delle più originali, colte e creative che siano mai esistite nella storia del rap italiano. Averne potuto godere per così poco tempo è un rimpianto enorme, ma purtroppo a volte la vita non va come deve andare. Per fortuna, sono rimaste canzoni come Estate e sto qua. Un racconto di un’estate chiusi in città perché non ci sono i soldi per andare altrove, trascorsa a fabbricare alibi mentali. Una lezione di metrica, lirica e retorica in poco più di tre minuti. Con lo stomaco di tutti i brani di Cranio Randagio. Per un’estate inchiodati, senza poter scappare.
Jolly Mare e Lucia Manca – Hotel Riviera
Per una rivisitazione del brano Hotel Riviera, il DJ e producer Jolly Mare si è affidato alla sinuosa vocalità di Lucia Manca. Un brano italo disco, con i sintetizzatori anni ’80 nella base, un pezzo ambientato tra i corridoi e gli ascensori dell’hotel Riviera. Una canzone che, a otto anni dall’uscita, riesce a suonare ancora contemporanea e fresca. Per un’estate da ballare, che sia per felicità o per dimenticare.
Baustelle – L’estate enigmistica
In questo cervellotico brano tratto da I mistici dell’occidente, i Baustelle fanno quello che sanno fare meglio di chiunque altro. Ovvero, con giochi di parole e con una buona dose di complessità, ci sbattono in faccia delle verità sullo stato della nostra esistenza, che preferivamo non sentire. Si diradano le nuvole, si affollano le tavole ma voglio bere un’aranciata / perché amara sfinge è la realtà / e io non ho più l’età / per riuscire a illudermi. Per un’estate di cerebrali consapevolezze di sé.
Post Nebbia – Veneto d’estate
Non poteva mancare il venetocore, in questa playlist estiva. Con lo spleen che li contraddistingue, i Post Nebbia riescono a raccontare con minuzia che in Veneto, l’estate, scorre diversamente rispetto alle altre regioni. Ci sono le zanzare da schivare, la nebbia non se n’è mai andata davvero, i luoghi dove scappare sono presi d’assalto e le code per arrivarci sono infinite. Non resta che cantarci sopra. Per un’estate tra le zanzare, provando a sopravvivere.
Mara Sattei – SOLO GUAI
Le ultime due fermate di questa colonna sonora sono due brani usciti quest’estate. Il primo è SOLO GUAI di Mara Sattei, una bachata. Dopo qualche singolo non centratissimo, Mara Sattei riesce a costruire la sua canzone estiva attorno a una frase tanto semplice, quanto d’impatto, epilogo di tutti i ritornelli del pezzo. L’estate io la detesto / come te del resto – perché a volte non è necessario scomodare Dante o i songwriter più illuminati, per centrare l’obiettivo. Per un’estate semplice.
Anna and Vulkan – Estate infinita
Tra le sorprese migliori di questa prima metà del 2024, c’è sicuramente Anna and Vulkan. La cantautrice napoletana, che ha esordito per la prima volta in live solo tre mesi fa, in apertura di Thru Collected, porta avanti la tradizione partenopea di cui i Nu Genea sono maestri. In questo pezzo italo disco, racconta il sogno di un’estate infinita. Le good vibes animano lo scenario sorrentiniano che nasce dall’ascolto del pezzo, in cui fondamentalmente ogni cosa è al posto giusto. Per un’estate, che magari fosse infinita per davvero.
Filippo Colombo
Predico bene razzolando insomma, mi piace mangiare la pizza a colazione, odio i concerti dove si sta seduti.