Ho intervistato San Diego. E di solito amo ascoltare qualche brano dell’artista che sto per intervistare appena prima di contattarlo; è un po’ come se cominciassi già la nostra conversazione e prendessi confidenza con lui fin da subito.
In questo caso però è un po’ diverso perché sono in autobus e mi sto dirigendo verso il TPO dove avrà luogo la prima serata de La Grande Festa di Panico la cui line up rimbalza ormai da giorni sui social: oltre a nomi quali PopX e I Camillas, compare anche quello del nostro intervistato.
Nonostante il live imminente, mi infilo comunque le cuffiette e alzo il volume.
Ecco quindi che San Diego si presenta a me con “Campionessa”, una delle tracce del suo ultimo album “Disco”, uscito il 27 ottobre per Stradischi, etichetta nata sotto l’ombra delle torri bolognesi.
Mi avvolge immediatamente una torrida nostalgia tropicale ma grazie ad un accento vagamente romano capisco un istante dopo di non essere andata troppo lontana.
San Diego, dj e cantautore della capitale, è riuscito nel difficile intento di miscelare senza forzature la vaporwave e il cantautorato italiano, infilandosi comodamente tra le larghe maglie del pop moderno.
Gli dico che “Campionessa” è una delle mie preferite e lui mi dice sorridendo che è sorpreso perché di solito non è tra le più ascoltate dall’album.
Chi è la tua campionessa? (non mi dire una cosa da tenerone tipo “la mia mamma”)
In realtà (ride, ndr), non perché voglia fare il criptico ma sebbene, come tutti, io cerchi di trarre ispirazione dalla realtà, nei miei testi parlo volutamente di persone e situazioni che si distaccano dal vissuto, per proiettarmi verso esperienze non ancora vissute.
Torni a Bologna, la città natale della tua etichetta. Com’è stato questo anno di tour?
È stato un anno molto soddisfacente, sono contento di portare in giro il mio album da un po’ di tempo ormai; Facebook mi ricorda proprio oggi che esattamente un anno fa ho postato la foto della prima data del tour di “Disco”, quella di Civitavecchia, da dove tutto è partito.
Ho girato abbastanza e la cosa che mi fa più felice è notare il coinvolgimento crescente del pubblico che tappa dopo tappa cantava con me le strofe delle mie canzoni.
Io ero pronto a suonare davanti a persone che magari non conoscevano ancora il progetto, sapendo di dover dimostrare qualcosa fin da subito; è stato stimolante invece notare che il disco ha suscitato interesse fin dall’inizio.
Ascolta qui “Disco” di San Diego
Un tour vincente partito, mi dicevi, sorprendentemente da Civitavecchia…
La prima volta c’era un’atmosfera familiare, amici che mi conoscevano e che conoscevano le uniche tre canzoni che avevo pubblicato al tempo; non c’era ancora aria di album e a chi mi chiedeva cosa avrebbero portato questa manciata di canzoni, non sapevo cosa rispondere, non aveva ancora senso parlare di un album fatto e finito.
L’idea di raggruppare ciò che ho fatto in questo periodo è stata un’idea che è venuta a progetto cominciato, in itinere.
Ho scelto di mettere assieme quelle tracce che venivano fuori una dopo l’altra, non avevo affatto preventivato di pubblicare ciò che poi sarebbe diventato “Disco”.
Ho letto sul web che c’è chi ti ha fatto notare che sarebbe stato meglio pubblicare il tuo album in prossimità dell’estate, viste le sonorità; c’è chi ha gridato al “mancato tormentone estivo”. Forse però se li avessi ascoltati, l’album non si sarebbe fatto notare così tanto! È stato un bene essere controtendenza
Farebbe figo dire che è stata una scelta strategica ben ponderata ma ad essere onesti non è stato proprio così (ride, ndr).
La verità è che ho sentito la necessità di scrivere e solo dopo essermi accorto che quello che avevo tra le mani poteva essere potenzialmente parte di un progetto unico, ho deciso di mettere una traccia dopo l’altra e quindi l’album è venuto formandosi praticamente da solo; il momento della pubblicazione ha semplicemente seguito questa onda creativa, all’insegna degli stimoli e di pochi paletti.
Sono tutte tracce pensate per essere dei singoli e infatti inizialmente le ho caricate su youtube in maniera sconnessa, senza nemmeno voler fare video promozionali.
San Diego, ascoltandoti, non si può non pensare ai cotonati anni ’80, è proprio questo il tuo background musicale?
Non voglio deluderti ma no; sicuramente mi piacciono alcune canzoni di quegli anni, vuoi per l’atmosfera, vuoi per le sonorità però i miei riferimenti musicali sono soprattutto altri.
Quella di usare questa esagerazione anni ’80, zeppa di synth e suoni scanditi, è stata un’idea nata con l’intento di dar volume al mio lavoro celando però al contempo anche una critica; una sorta di odio e amore nei confronti di tutto ciò che caratterizzava quegli anni: smoderatezza e dismisura.
L’obiettivo non era fare un disco revival ma semplicemente richiamare all’orecchio degli ascoltatori quelle atmosfere; rispolverare i parrucconi cotonati è servito anche per dire la mia, non privandomi di fare qualche critica.
C’è qualcuno con cui vorresti collaborare al momento?
Al momento non posso dire molto ma sto già collaborando con qualcun altro, in questa fase stiamo capendo cosa potrebbe venire fuori lavorando a stretto contatto. Probabilmente però presto uscirà fuori qualcosa e in quel momento poi vi dirò tutto!
Non è la prima volta che collaboro con qualcuno, sono sempre ben disposto infatti quando si presenta l’occasione di condividere gli intenti.
San Diego, cosa ne pensi di ciò che sta accadendo a Roma dal punto di vista musicale da qualche anno a questa parte? Ti senti di dire che ora sta cambiando qualcosa?
In questi anni Roma ha fatto da palcoscenico a moltissimi artisti della scena contemporanea; l’impressione ora però è che si stia vivendo un po’ di rendita, sulle spalle di chi è riuscito a fare il salto di qualità ed arrivare alle orecchie dei più.
Una fiamma un po’ affievolita.
Non è sempre vero ma geolocalizzare la musica può rivelarsi importante perché è inevitabile che quando si fa musica si venga influenzati profondamente dal contesto di cui si fa parte; per capire ciò che ascoltiamo quindi, può essere molto utile studiare il contorno.
Se dovessi intraprendere un percorso musicale totalmente diverso da quello di adesso, che strada percorreresti?
Prima di arrivare a fare questo, mi sono cimentato in tante cose diverse, sì anche nel punk hardcore durante gli anni del liceo! Ho intrapreso diversi progetti con vari artisti ma che poi non sono mai usciti dalla sala prove.
Questa è decisamente la cosa che mi ha convinto più di tutte e quindi ho deciso di metterci la faccia e uscire allo scoperto!
di Francesca Zammillo