Mi chiedo sempre quanto sia inutile ed autoreferenziale porre delle domande mirate ad un’artista in merito alle proprie canzoni. Per questo ogni volta piuttosto che intervistare qualcuno, preferisco chiacchierarci per vedere dove mi conduce, cosa in realtà vorrebbe raccontare e lasciare che si racconti piuttosto che mi spieghi.
Tutto questo è accaduto ancora una volta con Francesco De Leo, un artista con un immaginario cangiante ed una forte personalità musicale.
Questa chiacchierata è avvenuta nelle docce di un campetto di calcio: location dell’Antifestival; e per questo mi sembrava inevitabile, come ogni volta iniziare così:
“A quale domanda vorresti rispondere?”
“eeeeeh vabbè a tante cose, ma soprattutto ad un come stai? …come sto?”
“Come stai?”
“tutto sommato sto bene. Sto facendo un botto di robe, sto suonando in giro, aprirò il concerto di Calcutta allo stadio quindi sono tutto sommato preso bene, ma è un po’ incosciente questa fase ”
“Beh questo non è più incosciente della bellezza del tuo disco…”
“no maaa il mio disco non è incosciente, cioè magari lo sono io, ma il disco no. Comunque io affronto tutto così in maniera improvvisata: come oggi molte cose le abbiamo fatte improvvisando, andiamo molto in freestyle. Mi piace suonare live perché posso fare sempre delle robe diverse. Noi andiamo molto a sentimento, siamo jam, soprattutto nei finali: andiamo dritti e ci piace perché chissà dove cazzo finiamo e continuiamo così finché non ci fermano.”
“La musica è eterea come il sentimento, le parole la rendono antropomorfa. Io dico sempre che la musica è la poligamia che preferisco, è amore condiviso da chi l’ascolta ma che nasce dall’intreccio degli amanti che la compongono. Nel tuo disco è accaduto proprio questo, no?”
“ca**** bello e vero questo pensiero, ed è così! Io ho fatto queste canzoni qua l’estate scorsa e registrate come sempre con le demo sul telefono. Sono un po’ diverse anche perché io sono cresciuto, tutte le altre canzoni sono più vecchie di me. Questo disco è sicuramente diverso per la gente con cui l’ho fatto. Prodotto da Giorgio Poi, mixato da Suriani ed è uscito con Bomba Dischi. La maturità deriva dal loro essere professionisti perché loro sono i migliori; Giorgio è incredibile, ha tutto il suo immaginario psichedelico nel suono io invece nei testi e quindi gli arrangiamenti di parole e suoni si fondono, o per sottolineare quello che dici tu direi che si sposano bene. È stato strabello perché tra me e Giorgio c’è stata sintonia ma anche rispetto è per questo è venuto tutto in maniera naturale e poi eravamo solo noi due isolati dal mondo.”
“Che poi nonostante condividiate questo immaginario psichedelico tu e Re Giorgio siete un po’ una dicotomia, lui è un puro mentre tu hai un carattere polisemantico. E tu pensi di averlo influenzato un po’ per il prossimo disco?”
“[ride] ho ascoltato delle nuove canzoni e dice un po’ di parolacce anche lui. Ma per forza perché quando fai un lavoro del genere con un’altra persona tu entri nella sua testa: diventi pazzo! ”
“La cosa straordinaria di questo disco è il suo essere estremamente underground pur essendo estremamente pop nelle allegorie, e dico pop perché mi sembra un ritorno al verismo popolare dei sobborghi, un po’ quello che accadeva con la bohème. Considerando che per me l’indie non esiste tu sei underground. “
“Si, figo diciamo un pop underground. Dai ci sta tutto”
“Pop underground è perfetta come definizione perché così ci leviamo di torno tutta questa necessità di dover schierare la musica che sta venendo fuori da una parte o dall’altra. Prima la musica era il coro generazionale che confluiva nella voce di un’autore, ora invece sembra che la musica sia fatta di menestrelli che devono cantare le nostre biografie. Forse per questo si cerca la hit e si perdono di vista i dischi”
“Accade tutto molto velocemente e per questo non so se ancora si ascoltano interamente i dischi. Strafigo avere a disposizione tutta questa libreria mondiale della musica, ma se prima ti capitava di comprare un disco che ti piaceva ti sentivi strafigo perché l’ascoltavate in tre; ora sei un figo se ascolti la musica che ascoltano tutti: è questo il tuo essere fuori moda di una volta! Ora è una musica di massa più che generazionale di una generazione di fenomeni, tutto deve essere un fenomeno, un sold-out. E magari c’è meno spazio per le cose più profonde o elaborate, perché il trucco è nascondere qualcosa di colto tramite il pop”
“Un po’ come fanno i Baustelle o faceva Franco Battiato. Quindi forse l’allegoria di Franco Battiato vestito da Batman sintetizza quello che hai appena detto.”
“[ride] verissimo c***! In Caracas dopo lo spaccino con la maschera di Paolo Conte e a me venne in mente Franco Battiato vestito da Batman. All’inizio ho messo De Gregori così li cito un po’ tutti per esorcizzare. Che poi Giorgio non me la cagava perché era fuori mood”
“Ma poi come dicevi prima il mood tu lo plasmi con il tuo essere empatico nei live”
“A me piace suonare live, un casino: portare il tuo disco in giro è la linfa ed il motore di tutto. Forse vorrei suonare meno la chitarra e cantare di più o suonare i synth. Ma queste sono cose a cui poi penserò, per ora andiamo avanti così nella notte a dire cazzate”
“In una doccia”
“Tutto questo è stupendo, è reale, è camaleontico, sono preso bene”
“E quanto è camaleontica la tua musica rispetto alla tua vita?”
“Ma a me piace sempre un po’ cambiare l’immagine che avevo prima e non ripetersi, questa è l’evoluzione.”