A partire dal postulato comune che “senza sofferenza non c’è arte” – che prendiamo ampiamente per buono –  oggi parleremo di Niccolò Fabi, ovvero di un signore che ha fatto della sua sensibilità un’arte. Classe 1968, romanissimo, laureato in filologia romanza (praticamente l’how-to universitario di come sprofondare nelle parole, un feticismo perfetto se vuoi fare il cantautore), una vita da sensibile, raccontata in musica.

Ma partiamo dal principio, anzi dalla testa: partiamo da Capelli.

Con questo pezzo Fabi esordisce vincendo al Festival di Sanremo nel 1997, stesso anno in cui esce il suo primo album, Il Giardiniere. Questa canzone, in apparenza estremamente leggera, autoironica, nasconde infatti una piccola verità. Una volta svelata, improvvisamente la faccenda della “vita da sensibile” inizierà a sembrarvi più realmente problematica e meno finzione poetica.

“Le prime demo di Capelli erano di una tristezza devastante, deprimenti. Cioè, era l’angoscia di me senza i miei capelli, un pezzo della mia identità, una cosa mia, la mia coperta. Poi è uscita così.”

Una filosofia semplice – non ancora filosofia agricola – ma essenziale. Nascosta così, dietro una melodia allegra. Il problema dell’immagine e dell’identità. Un’impronta comunicativa semplice e immediata ma spiccatamente intima. Non personale, intima. E se Capelli vi sembra rimanere un po’ troppo in superficie, c’è sicuramente qualcosa di brillante in Ostinatamente. Inspiegabilmente abbandonato nel passato, questo pezzo è esattamente quello che vuole dire. Denso, teso, ossessivo, ostinato. Non ha il tessuto del singolo, ma è probabilmente il miglior pezzo dell’album.

Ne Il Giardiniere, in termini di sonorità, sono presenti molte influenze della musica ’90-’00, non solo nazionalmente parlando, ma anche internazionalmente, sintomo del grande bacino musicale da cui attinge Fabi (che tra gli ultimi ’80 e i primi ’90 era in una cover band dei Police). È un album “influenzato” e contemporaneamente personale, che non è valso a Fabi la ribalta, ma di certo una bella spinta iniziale sulla salita verso la fama. Diciamo che Il Giardiniere è stato il terreno essenziale su cui iniziare a costruire.

Ed è proprio con brani come Costruire, del 2006, che Niccolò ad un tratto appare come se ci fosse sempre stato.

Non tanto una rivelazione improvvisa, quanto una luminosissima e familiare voce della sincerità. Nelle sue parole prendono vita verità talmente vere, talmente universali e singolari, ma che tuttavia strappano dolorosamente un velo dietro al quale ci scopriamo così umani, troppo umani, fragili. Non in modo complicato, non in modo assurdo, ma con parole semplici – che forse, diciamocelo, sono proprio la punta affilata del coltello – ai limiti del disarmante: costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione.

Non sarà un caso che di tutto quello che abbia mai sentito dire da lui stesso, ciò che tutt’oggi mi è rimasto come un chiodo ben puntato in fronte sta in poche parole, uscite fuori da una domanda sull’universo di pensieri di riferimento quando si scrive una canzone.

“A te interessano le persone? A me interessano le persone.”

L’interesse in questione qui ha ben poco di antropologico. È un interesse al contatto umano, al trasferimento del peso della sensibilità, alla condivisione di vita. Perché questo fanno le persone sensibili che diventano artisti. Cercano di diffondere il riverbero delle proprie emozioni più in largo possibile, tentano di fare arte della propria sensibilità. Se poi ti interessano gli altri allora accadono cose come Niccolò Fabi.

Niccolò Fabi
Volendo esaminare, nel costruire, i due poli temporalmente opposti del lavoro del Sire, si arriva nel 2016 a Una Somma di Piccole Cose, ultimo album di inediti, con cui Fabi vince il Premio Tenco.

Lui stesso lo definisce come punto al termine di un percorso, in cui è riuscito a raggiungere consapevolezze e fermare alcuni tasselli della sua vita. Ascoltando questo album è impossibile lasciarsi sfuggire una certa maturità nella visione delle cose, naturalmente raggiunta proprio a partire da quel Giardiniere di vent’anni prima. È estremamente filosofico, estremamente riflessivo, intimo e sottile da non poter evitare di pensare. Un punto di vista, un vissuto, una speranza, ma soprattutto Una Somma di Piccole Cose è una sensazione. Ha una sua consistenza al tatto, un suo suono, è un’immagine precisa, è un profumo (forse pioggia d’estate in campagna?).

In vent’anni di lavoro – festeggiati con la raccolta Diventi Inventi 1997-2017 – Niccolò Fabi ha mostrato come cresce un uomo, attraverso le cose che semplicemente possono accadere quando capita che sei vivo.

Ciò che di raro c’è nella sua musica è che ha l’andamento della vita stessa, ne asseconda i naturali movimenti emotivi, gli stop, le accelerazioni. Il risultato è un valore come la sincerità, l’intimità, che, diciamolo pure, sono l’acqua nel deserto della musica pop – anche più cantautorale – contemporanea. E proprio in funzione di questa biologia musicale, Fabi ha annunciato nel 2017 una pausa, dopo un ultimo concerto al Palalottomatica del 26 novembre.

La vita dei sensibili è così, a volte vince chi molla. Così quando non si ha nulla da dire si tace, perché è un modo di farsi del bene. Ma certo, giusto il tempo di ricaricarsi. La mattina del 6 maggio, è stato infatti annunciato un tour nei teatri, che inizierà questo dicembre. Perché l’arte di essere fragili non comprende lunghi silenzi, ma necessarie pause di riflessione.. che per fortuna terminano.

Il tour nei teatri di Niccolò Fabi

1 dicembre 2019 - Ravenna, Teatro Dante Alighieri
2 dicembre - Milano, Teatro degli Arcimboldi
8 dicembre - Pescara, Teatro Massimo
10 dicembre - Cosenza, Teatro Rendano
12 dicembre - Catania, Teatro Metropolitan
13 dicembre - Palermo, Teatro Golden
19 dicembre - Trento, Auditorium Santa Chiara
20 dicembre - Vicenza, Teatro Comunale
10 gennaio 2020 - Bologna, Teatro Europaditorium
11 gennaio - Firenze, Teatro Verdi
12 gennaio - Torino, Teatro Colosseo
13 gennaio - Genova, Teatro Politeama Genovese
20 gennaio - Roma, Auditorium Parco della Musica
21 gennaio - Napoli, Teatro Augusteo
22 gennaio - Bari, Teatro Team
24 gennaio - Ancona, Teatro Le Muse
29 gennaio - Bergamo, Teatro Creberg
30 gennaio - Parma, Teatro Regio

I biglietti sono in vendita da martedì 7 maggio alle ore 11.00

1 Comment

  1. Serena 10/01/2020 at 11:28 pm

    Articolo molto bello ma c’è una inesattezza. Capelli è stato presentato nella sezione Giovani e non ha vinto pur aggiudicandosi il premio della critica


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