Priestess è la sacerdotessa della trap italiana

Non è facile essere donna e fare trap. Come dimostrato ampiamente dalla maggior parte dei testi, i pezzi trap, troppo spesso, sono ricchi di misoginia e sessismo che, stupidamente, vengono considerati sinonimi di virilità. Riferimenti sessuali espliciti e poco lusinghieri, donne usate e trattate come oggetti sono alcuni degli argomenti più ricorrenti tra trappers.

Ultimamente, però, il monopolio maschile del genere sembra si stia rompendo, ed anche le donne hanno iniziato a dare il loro contributo. Alcune di loro, in particolare, lo fanno lanciando messaggi positivi, quali femminismo, indipendenza e sessualità libera. È caso di Myss Keta e Priestess. È proprio grazie a Myss Keta ed al remake di Le ragazze di Porta Venezia che scopro Priestess, una talentuosa rapper e femcee (ovvero freestyler) classe 1996, cresciuta ascoltando Rihanna, Lana Del Rey, David Bowie, Fka Twigs ed Etta James.

Priestess, nome d’arte della pugliese Alessandra Prete, è la traduzione in inglese del suo cognome e, in un certo modo, davvero si candida ad essere una sacerdotessa della trap, con forti influenze r&b, hip hop, rap, soul e blues. Insomma, un qualcosa di totalmente nuovo per la trap italiana. Il suo disco d’esordio, Brava, è prodotto dall’etichetta Tanta Roba, fondata da Guè Pequeno e Dj Harsh.

Ascolta qui “Brava” di Priestess

Si tratta di un concept album femminista, che ha come filo conduttore diverse donne che hanno ispirato l’artista. Da Eva a Brigitte Bardot, Alice, Monnalisa, Andromeda, Crudelia, Betty Boop e Fata Morgana. Il primo brano, Brava, è quello che da il nome all’intero album e racconta un po’ lo stile di vita di Priestess e della sua crew. Come dichiarato dall’artista, Brava è un aggettivo che non viene più usato. Spesso, anzi, il primo aggettivo a cui si ricorre per qualificare una donna fa riferimento al suo aspetto fisico. Brava, invece, qualifica il lavoro della donna, le sue competenze e la sua essenza. È una sorta di incoraggiamento ed allo stesso tempo di consapevolezza del proprio talento.

Nelle canzoni di Priestess spesso ricorrono riferimenti a personaggi religiosi: in Brigitte fa riferimento a Maria Maddalena (peccatrice Maddalena scaglia tu la prima pietra). In Brava fa riferimento al peccato ed alla preghiera (peccatrice dieci Ave Maria), in Xoxo alla Madonna di Lourdes.

In Crudelia, invece, critica i suoi detrattori, le ragazze che la giudicano ed i ragazzi invadenti.

Non c’è cura a tutto quest’ odio, non c’è siero per ‘sto veleno, vipera, vipera, vipera oh mon chérie, quanto ti sbagli sibila, sibila, sibila, il diavolo sta nei dettagli” e “Maleducato quanta confidenza, mi hanno insegnato: sbagli, penitenza. Mi sa che soffri di qualche carenza, sì davvero, madò, ma chi ti pensa, sì ma una vita ce l’hai? Parla sì poi vieni al mio live”.

Un altro dissing ai suoi detrattori è contenuto in Xoxo, il brano più afferente alla sfera hip hop soprattutto per contenuti.

“Non somiglio proprio a ste bitches, non abbiamo nulla da dirci, dall’Iphone so che mi sbirci, non ti penso non so che dirti” e “Parla, parla, parla, bla bla bla, Tanto tu vivi solo di gossip, xo xo, guarda questa roba non sai farla, ahi ahi ahi ahi parla tanto tu non mi conosci proprio, no”.

È in questo brano, inoltre che dà la definizione del suo nome: “Sacerdotessa, mica una santa, mica son santa, no casa e chiesa caliente muchacha”.

Il testo in cui più emerge il suo rapporto con la religiosità è “Andromeda”, in cui Priestess invoca la protezione di Maria e parla della suo rapporto con la religione: “Cattolica, ho acceso qualche cero, si ma in croce mi ci hai messa tu”.

Alice, infine, è decisamente il brano più afferente alla sfera del conscious rap, più intimo e profondo. Tratta di un momento di debolezza, del vedersi allo specchio e non piacersi e del non avere un buon rapporto con il proprio corpo, problematica che riguarda tantissime ragazze.

Mi volevi magra fino all’osso, Ho perso il gusto delle mie papille, Davvero faccio quel che posso,  ‘Ste stronzate non voglio sentirle”. Come dichiarato dalla rapper, questo brano voleva essere un sprone “ad essere la mia miglior amica, non la mia peggior nemica”.

Nell’album, inoltre sono presenti due duetti: Chef (feat. Madman) e Verde (feat. Gemitaiz).

Insomma, il femminismo, lo stile, i messaggi impegnati ed il flow di Priestess erano proprio ciò di cui avevamo bisogno.

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