Sguardo sveglio, carisma da vendere ed un certo savoir-faire degli uomini di mondo. Libertini è un cantautore romano che sta concretizzando gradualmente il suo progetto musicale, ideato mentre si trovava nella suggestiva e malinconica Lisbona.
Attualmente Matteo ha un singolo all’attivo: LA. Il brano appare movimentato e vivace, con un testo ironico che descrive il flusso di pensieri di una delle parti coinvolte in una relazione a distanza. Il ritmo allegro e sostenuto, il continuo rimando al viaggio, insieme alla voce bella ed energica di Libertini, creano un mix musicale unico e interessante.
Se, come noi, siete incuriositi da Matteo e dal suo progetto cantautoriale, o semplicemente volete leggere la storia di un Erasmus particolare, l’intervista qui sotto fa al caso vostro.
Com’è nata LA? Quando hai deciso che sarebbe diventato il tuo primo singolo?
LA è nata perché ho avuto la pessima idea di iniziare una relazione a distanza. Nel mio caso, parliamo di più di 2000km e qualche paese in mezzo.
Domanda a brucia pelo: credi nelle relazioni a distanza?
Come no.
Dalla tua biografia sui social si legge che l’anno scorso, mentre vivevi a Lisbona, ti esibivi nei locali del Bairro alto in un duo chitarra e voce. Da questa esperienza è poi arrivato il Libertini cantautore. Che legame hai con la Città portoghese?
Fortissimo. La prima volta che ho messo piede a Lisbona è stato tre anni fa per l’Erasmus, nel Settembre 2016. Con la città è stato amore a prima vista; abitavo con otto studenti provenienti da altri paesi europei in un appartamento a Cais Do Sodre, tra Bairro Alto e il fiume. Prima che cominciasse l’università, la giornata tipo poteva essere andare al mare, tornare nel pomeriggio per qualche birra sotto casa, cenare fuori (nel 2016 mangiavi pesce al ristorante con una decina d’euro), fare serata a Bairro Alto e andare a vedere l’alba in qualche miradouro. C’era un’atmosfera bellissima, persone che venivano a Lisbona a studiare o semplicemente in vacanza da tutto il mondo e senza dubbio godevamo del clima migliore d’Europa. Me ne sono innamorato.
Finito il semestre a Lisbona, sono tornato a Roma per laurearmi e a Luglio 2017 sono partito per la California, dove sono stato per tre mesi, dopodiché ho ricevuto una proposta di lavoro proprio a Lisbona. L’idea di tornare mi piaceva, così ho accettato e ci sono rimasto fino a Luglio 2018. Rivivere la città dopo più di un anno di lontananza e incontrare di nuovo alcune tra le persone che avevano fatto parte del mio Erasmus è stato davvero bello. Per quanto riguarda l’esperienza lavorativa, devo dire che ha avuto una grande importanza, mi ha fatto capire definitivamente cosa non voglio fare nella vita, consapevolezza secondo me essenziale per avere le idee chiare e non ritrovarsi a dover fare marcia indietro quando magari è troppo tardi. Diciamo che devo davvero tanto a Lisbona.
Hai qualche aneddoto divertente o particolare legato alle tue performance musicali a Lisbona?
Una volta abbiamo fatto uno spettacolo all’Irish Pub “The Corner”, e il locale era riempito quasi esclusivamente dai partecipanti di un addio al celibato inglese. Parlo di una cinquantina di inglesi ubriachi persi, sulla trentina, da quello che ricordo solo maschi, che hanno iniziato a pogare, rompere cose e, quando capitava, avvicinarsi a noi e abbracciarci di cuore perché stavamo suonando il loro pezzo preferito. C’è stato un momento in cui si sono messi a fare crowdsurfing in trenta metri quadrati di locale.
Abbiamo dovuto interrompere la nostra esibizione tre volte, sotto richiesta dei proprietari del locale, perché avevano paura che la situazione sfuggisse di mano definitivamente. È stato fantastico.
Quando hai iniziato ad avvicinarti alla musica? Che genere preferivi? E oggi cosa ascolti?
Non mi ricordo esattamente quando ho cominciato ad avvicinarmi alla musica, credo intorno ai dieci anni. A dodici ho preso per la prima volta in mano una chitarra e la curiosità e voglia di scrivere mi sono venute ascoltando gli album dei gruppi, principalmente punk e punk rock, che ho conosciuto in adolescenza: Blink 182, Green Day, The Clash, Sum 41, Yellowcard, The Exploited, Ramones, Sex Pistols, etc. C’è stata una bella parentesi metal durata fino ai 19/20 anni, anche se ascolto tuttora Metallica, Slayer, Megadeth, Slipknot e tanti alti gruppi di quel genere.
Per quanto riguarda la situazione attuale sono un paio di anni che ascolto davvero di tutto, musica italiana e straniera, quasi qualsiasi genere. Tra l’altro ieri ho letto che il 20 Settembre uscirà un brano di Ketama e Franco con Califano, “Cos’è l’amore”. Sto in fissa.
Se avessi l’opportunità di duettare con un artista italiano ed uno internazionale, chi sceglieresti?
Se dovesse essere italiano, direi probabilmente Brunori. Lo dico perché mi ha sempre colpito il suo modo di scrivere e lo stimo moltissimo come personaggio di spettacolo. Ci starebbe anche fare un ritornello melodico in una canzone rap, tipo quello di Sárcina in “Le Leggende Non Muoiono Mai”. Per quanto riguarda gli artisti internazionali ce ne sono così tanti che ammiro che non saprei proprio da dove cominciare per rispondervi…indeciso fra James Bay, Corey Taylor, James Mercer e Deryck Whibley.
Attualmente vivi e lavori a Roma. Come mai hai deciso, potremmo dire in controtendenza, di ritornare in Italia per sviluppare il tuo progetto? Hai pensato ad una carriera musicale fuori dal nostro paese?
Sono voluto tornare a Roma perché credo che la musica cantata, per arrivare davvero, debba essere scritta nella lingua originale o in una di cui si ha la completa padronanza. Nonostante io parli fluentemente anche spagnolo e portoghese, sento che la massima espressività io la possa raggiungere scrivendo un testo sia attraverso l’italiano, la mia lingua madre, o l’inglese, che studio da quando sono piccolo. Tra le due,al momento, ho scelto di scrivere in italiano.
Se dovessi pensare a una carriera musicale fuori dall’Italia mi verrebbero in mente gli Stati Uniti, nello specifico la California, dove ho già vissuto. Città come Los Angeles, San Francisco, Oakland sono catalizzatrici di talenti e le realtà musicali sono molto vive. Sono stato in ognuna di queste città, ho visto spettacoli, avuto la fortuna di conoscere musicisti e l’idea che mi ero fatto prima di fare queste esperienze è stata confermata. So che anche Nashville, New York e Seattle sono importantissimi poli musicali in America.
Quali sono i tuoi progetti futuri a breve termine? Stai lavorando ad un album?
Non stiamo lavorando ad un album vero e proprio, non perché non ci sia voglia di farlo, è che ci stiamo concentrando su altro per adesso. Per certo posso dirvi che il mio secondo singolo è quasi pronto.
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