I cambiamenti a volte fanno paura ma spesso aiutano a crescere. Se i cambiamenti, poi, sono più di uno l’effetto può essere ancora più dirompente. Si può sbagliare tutto o scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, ma che ha perfettamente senso, nonostante le titubanze iniziali. È il caso di Milano parla piano, il nuovo lavoro di Wrongonyou. L’album affronta due enormi cambiamenti per il cantautore. Quello linguistico, con il passaggio all’italiano dopo una produzione totalmente in inglese, e il trasferimento nel pieno della metropoli milanese, dopo una vita nella campagna romana.
Per farlo, Marco Zitelli, ha deciso di affidarsi a grandi autori (A. Raina, Zibba tra gli altri) e produttori come Dardust, Katoo, Antonio Filippelli e Fausto Cogliati, approdando all’italiano, senza perdere, però, la cifra stilistica della sua timbrica e del suo sound tipicamente americano e nordeuropeo. Una scelta che ha pagato Marco che è riuscito così ad aprire la propria musica a un pubblico più ampio. Senza il filtro dell’inglese e senza snaturarsi ha arricchito quello che era il suo modo di interagire con chi lo ascoltava con un registro ulteriore e sonorità nuove.
Wrongonyou è riuscito a essere elegante e pop, cantabile ma non scontato, eterogeneo nella tracklist ma mai sbagliato, con lunghi mesi di lavoro e studio, come lui stesso aveva raccontato per l’uscita degli ultimi (per ora?) due pezzi in inglese, prima dell’estate.
Per Milano parla piano Marco ha approfondito il cantautorato italiano degli anni ’60 e ’70. Ma ha anche conosciuto da vicino il lavoro di suoi colleghi contemporanei, con cui ha deciso poi di collaborare. E questo incontro ha dato vita a un prodotto del tutto nuovo, difficile da collocare nel panorama italiano perché espressamente godibile e pop, nel senso più alto del termine. Un lavoro estremamente ricercato perché, oltre al solito Wrongonyou, Marco ha aggiunto nuovi elementi. È costellato da corni francesi, loop di voci pitchate, batterie programmate e la sua voce sempre perfetta e mai mai scontata. Una voce che riesce a strapparti il cuore in una canzone puramente d’amore come Ora, farti cantare ritornelli incessanti come in Solo noi due. Sa riecheggiarti nelle orecchie per giorni come in Più di prima o farti sognare come in Cara Calma.
Ascoltare questo disco è ritrovarsi dentro un insieme non solo di suoni ma anche di sensazioni, dove all’improvviso conosci già i testi a memoria e non aspetti altro di sentire i pezzi suonati dal vivo (le date dell’Atlante Tour sono già state annunciate, per fortuna). L’elettronica, il rap, il sentimento romantico si mescolano in un mix che sa dove andare a colpire, senza sbavature. Perché forse qui a palare piano non è solo Milano (soprattutto nel brano omonimo che si guadagna ufficialmente il titolo soundtrack obbligata dei rientri notturni nella città meneghina), ma lo stesso Wrongonyou, che ci ricorda che le cose belle, se dette bene, non hanno bisogno di essere urlate per arrivare al cuore.