Capitai davanti ai Siberia una sera di luglio di un paio d’anni fa. Vicino casa, i ragazzi del quartiere avevano allestito un palchetto in occasione di un festival locale. Non avevo nessun tipo di aspettativa, né tanto meno la pretesa di uscirne artisticamente appagata. Eppure successe qualcosa d’insolito. Già dalle prime canzoni, emergevano chiaramente le influenze Indie-rock e New Wave della Band. Sonorità richiamanti gruppi come i White Lies unite al tocco cantautorale che guardava ai Baustelle. Ecco, essendo una grande fan del genere, seguì tutto il concerto con grande soddisfazione e piacere. Andai dritta al banchetto per comprare il disco Si vuole scappare, complimentandomi con il chitarrista della Band e dicendogli: “Non esiste un gruppo come il vostro, in Italia”.
Il 29 Novembre è uscito il terzo album dei Siberia “Tutti amiamo senza fine”, prodotto da Federico Nardelli per l’etichetta Sugar in collaborazione con Maciste Dischi.
Le undici tracce che compongono il nuovo LP, ruotano tutte intorno al tema dell’amore, esplorato nelle sue varie implicazioni. Una scelta che può apparire inflazionata nel panorama alternative italiano, ma che in realtà necessita di una grande capacità di riflessione. Del resto Eugenio Sournia, cantante e autore dei testi, non ha mai adottato schemi di scrittura facili o di moda. Infatti, proprio la ricerca delle parole, profonde ma dirette, e la poetica presente nelle liriche dei Siberia, costituiscono il vero valore aggiunto della loro arte musicale.
Il gruppo livornese sceglie come traccia d’apertura Tutti amiamo senza fine, brano imponente, insolito e dal cantato sofferto. Un manifesto d’intenti che presta il nome all’intero Album. Segue Ian Curtis, uno dei pezzi che preferisco. Merito di un’impalcatura musicale particolarmente riuscita e delle atmosfere adolescenziali che richiamano la lotta tra il bisogno di essere accettati e il sentirsi diversi dagli altri. Il focus delle liriche si sposta sui dettagli di un amore acerbo, probabilmente breve e difficile, raccontato attraverso My Love, canzone dal ritornello vitale e ballabile. L’intro di synth e chitarre di Piangere strizza l’occhio ai gruppi simbolo del post-punk, come i The Cure e gli Joy Division, d’altronde resta un singolo imperniato d’immagini malinconiche e originali.
La parte centrale del disco prosegue ad andamento incerto, sebbene i singoli pezzi rimangano molto validi. Non riesco a respirare colpisce per l’intensità del testo e la bellezza dei suoni. Mentre Mon Amour è un brano pieno di citazioni culturali, eleganti e memorabili.
E parlavamo di Edith Piaf, di nostalgia del cinema, di Marlon Brando e del suo Ultimo Tango e delle sigarette dentro al bar
L’ultima parte dell’Album si fa più scorrevole e distesa.
Allo stesso tempo si alza il livello dei brani, a conferma della maturazione artistica della Band, che sceglie di avvicinarsi al pop in modo vincente. La canzone dell’estate rappresenta un gioiellino in cui il messaggio di auto accettazione e consapevolezza di sé viene accompagnato da sonorità energiche e d’impatto. Seguono Carnevale e Mademoiselle. Quest’ultimo, a mio parere, è il brano più bello del Disco, oltre che rappresentativo della ritrovata identità dei Siberia: poeti dal gusto classico con la passione per il post-punk.
Peccato è il singolo che chiude il viaggio attraverso il sentimento dell’amore, che, per la Band, si rivela essere un alternarsi di sfumature cupe e malinconiche, ad intervalli di leggerezza e passione. Anche nella copertina dell’Album viene rappresentata la dicotomia di erotismo e sacralità, desiderio e bisogno di stabilità, che non sempre incontra una conciliazione senza dolore.
Sicuramente Tutti amiamo senza fine è un prodotto artistico che si distingue dai precedenti LP della Band. Se, da un lato, le sonorità si fanno raffinate e tendenti al pop, dall’altro, la rarità stilistica del gruppo viene ampiamente riconfermata. Non perché in Italia manchino autori contemporanei che scrivano brani dalle liriche profonde e complesse. Tuttavia, il punto a favore dei Siberia, a mia avviso, sta nel saper catturare stili musicali dal passato monumentale e leggendario per poi proporli attraverso filtri personali e innovativi, rimanendo comunque fedeli alla loro malinconia, e ai loro vent’anni.
Personalmente, credo che il Disco dei Siberia non si presti da un uso e consumo rapido.
Per questo, io consiglio di ascoltarlo a più riprese, per poterne cogliere meglio la bellezza e l’originalità. Inoltre, sono state annunciate le prime date del “Tutti amiamo senza fine Tour“, che partirà da Livorno il 15 febbraio e toccherà varie città della Penisola. Andateci. Sono sicura che a fine concerto la penserete come me: non esiste un gruppo come quello dei Siberia, in Italia.