“Niente di speciale”, il magnetico rock-alternative degli Elephant Brain
Penso di aver sempre avuto una predilezione per le persone che conoscono il dolore. Intendiamoci, non mi riferisco a chi sceglie, sempre e consapevolmente, la strada del tedio. Credo invece che per riconoscere e affrontare la sofferenza serva una particolare sensibilità, e uno sguardo realistico alla vita. L’altra sera, posato il computer sulla scrivania, ho iniziato ad ascoltare “Niente di speciale”, il nuovo album degli Elephant Brain uscito a gennaio 2020 per Libellula Music.
Sin dall’inizio, l’ho trovato un Disco liberatorio. La prima traccia “Quando tutto questo finirà” è un’ouverture allentata, rappresentativa della condizione d’instabilità e sacrificio tipica di chi persegue un obiettivo preciso e si trova costretto a mettere in secondo piano relazioni e svaghi. La Band perugina, si riferisce nello specifico al tempo dedicato, negli ultimi tre anni, alla lavorazione del nuovo disco, e a tutto ciò che è accaduto nel mentre. Tema che, in verità, ritroveremo come leitmotiv dell’intero lavoro.
Il secondo brano, “Weekend”, entra nel vivo delle sonorità che caratterizzano lo stile della Band: rock e punk esplodono continuamente, facendo d’impalcatura alla voce graffiante di Vincenzo Garofalo. L’impronta della scena musicale perugina, e in particolare, il tocco di Jacopo Gigliotti dei Fask al mix, si fa sentire prepotentemente in “Scappare sempre”. Si prosegue con “Soffocare” brano con un testo validissimo, in cui si descrive l’intreccio difficile tra dolore fisico ed emotivo.
“E se ci fossimo anche odiati
Quand’era tempo di restare
Per poi guardarci da lontano pensando sia normale
Che le gambe diventano pietre
La testa è un Dio che cade
Su una schiena rotta dai ricordi aiuta a soffocare
E fare a meno di te
Stringimi che non c’è altro modo per toccare il fondo”
Pezzo dalle sonorità forti e dalle immagini delicate, “Agata” è la storia del continuo auto sabotaggio di una donna, incapace di cogliere le occasioni di felicità che incontra nel suo cammino.
Le tracce centrali del disco “Ci ucciderà” e “Restiamo quando ve ne andate” continuano ad essere permeate da immagini vivide e sensazioni forti, che calano l’ascoltatore nel cuore pulsante del disco, tra rock, chitarre e percussioni dal ritmo stretto e calzante.
A chiudere arriva “Niente di Speciale”, track che presta il nome all’intero Album. Non a caso, l’ultimo brano rappresenta una sintesi delle sensazioni trasmesse dal disco. Spaccati di vita quotidiana, nuove consapevolezze, la maturazione e uno sguardo disincantato verso il futuro.
Gli Elephant Brain sono riusciti a presentare al pubblico italiano un disco rock-alternative ben riuscito. Inoltre, credo che il valore aggiunto di “Niente di speciale” stia nella narrazione realistica e universale delle fragilità giovanili. Un disco che mette a nudo il dolore, senza nascondere le complicazioni e le difficoltà: empatico, libero, ed emotivamente carico.