Generic Animal è lo pseudonimo e progetto solista di Luca Galizia, classe 1995. Luca proviene dalla provincia di Varese e prima di chiamarsi Generic Animal suonava la chitarra dal 2014 con la band Leute, usciti per l’etichetta di Jacopo Lietti dei Fine Before You Came.
Presto è il terzo disco di Generic Animal, uscito il 21 febbraio per La Tempesta/Universal, a poco più di un anno dall’esordio self-titled, seguito subito dopo dal secondo disco intitolato EMORANGER in collaborazione con Zollo. Anticipato dai singoli Sorry, la title-track in collaborazione con Franco126 e 1400, questo disco raccoglie sonorità emo che sconfinano nel post-rock con sfumature trap e attitudine hip hop. È un disco di 12 brani scritto negli ultimi anni in un appartamento milanese, che raccoglie i featuring di Franco126, Massimo Pericolo e Nicolaj Serjotti e le collaborazioni di alcuni amici come Joan Thiele e Jacopo Lietti. La produzione del disco è stata interamente affidata all’amico Fight Pausa (72-Hour Post Fight, Leute).
Il lavoro, l’amore e la giovinezza, in questo disco, sono i temi affrontati in una forma intima e individuale. Con Presto Luca sembra avere una visione più chiara e consapevole del mondo che lo circonda. Il punto di vista non è più quello di un ragazzo alle prime armi con le emozioni, ma di un uomo che sta diventando adulto.
In occasione dell’uscita del disco siamo stati nella sede di Island Music per fare quattro chiacchiere con lui e scoprire maggiori dettagli sul suo progetto. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Luca, com’è nata l’amicizia con Massimo Pericolo? Come mai la scelta di portare tra i featuring del disco un artista proveniente dalla tua stessa provincia di Varese?
Io e Alessandro (ndr Massimo Pericolo) ci siamo sempre considerati nel fare musica, anche quando ancora non avevamo una carriera musicale attiva. Nonostante a lui piaccia il rap e a me le band pop-punk, c’è sempre stato un dialogo sin da quando eravamo dei ragazzini. Fargli sentire il mio disco era d’obbligo e quando è arrivato il momento di Scherzo mi ha subito detto che lo trovava un brano bellissimo e che avrebbe voluto fare una strofa. È stato molto semplice, ha scritto le barre in un’ora. Quando le ho ascoltate è stata una bomba, ma già sapevo che sarebbe stato così. Ho pensato fin da subito che le persone che tengono più a me e credono nel mio progetto dovessero essere le prime ad esprimere un’opinione a riguardo ed eventualmente intervenire. Con Franco (ndr Franco126) invece, che ho sempre stimato fin dai lavori con Carl Brave, era già un po’ di tempo che vacillava nell’aria l’idea di fare un pezzo insieme. E quindi abbiamo semplicemente realizzato ciò che già avremmo voluto fare.
Qual è il tuo rapporto con i social? L’ansia che traspare dai tuoi testi è in parte dovuta anche alla loro gestione e alla tua esposizione al pubblico?
Sì, lo è. Adesso che manca poco all’uscita del disco ho tanta ansia perché devo lavorare molto con i social, essendo il modo più efficace per promuovere la mia musica. Allo stesso tempo mi rendo conto che è necessario, in quanto ciò che serve al pubblico per capire a cosa sto lavorando. Il rapporto con i social recentemente mi ha causato un forte senso di ansia, sentivo di non star facendo molto della mia vita e Instagram è lo specchio continuo della vita di tutti. Può capitare di non reagire bene a questa cosa, di essere invidiosi, superficiali. Prima avevo due profili, ora solamente uno.
Da cosa nasce la scelta di dare come titolo Presto a questo album?
Da un lato la parola si ricollega all’ansia che ho provato in quest’ultimo periodo, dall’altro è una reference al nome di un paio di scarpe che mi piacciono molto (ndr Nike Presto) e che ho sempre avuto fin da piccolo. È una parola semplice e immediata, un avverbio che esprime rapidità. Al contrario non è stato un disco che ho realizzato velocemente, ma in circa tre anni. Inizialmente volevo chiamare l’album “Letto” perché aveva la doppia accezione anche del “letto o non letto” dei messaggi sul cellulare e del letto in cameretta, perché lo associo ai momenti in cui sei in camera e non riesci a dormire. “Letto” non era una parola così forte, banalmente le manca una R.
Quali influenze musicali troviamo in questo album?
Sicuramente negli ultimi tre anni ho ascoltato tanto i BROCKHAMPTON e penso che siano una delle band con maggior stile al mondo in questo momento. Inoltre, un gruppo che mi ha sempre influenzato anche nei lavori passati e che ascolto da quando suonavo con la mia vecchia band, sono gli Adult Jazz, una realtà inglese che dal 2010 fa avant-rock. Ascolto anche molta musica del momento, ma ci sono pochi artisti italiani che mi piacciono veramente, ad esempio tha Supreme e Venerus. C’è una band di Pesaro che spacca, si chiama Gastone, mi ricordano un po’ Samuele Bersani, ma con un’accezione post-rock.
L’ultimo brano dell’album, Scarpe #2, che si ricollega al brano presente nel precedente album simboleggia una chiusura del cerchio e l’inizio di una nuova fase artistica?
Quello è un brano che suonavo già un annetto fa, uno di quei pezzi che ho scritto tre anni fa e poi ho deciso di mettere nel nuovo disco. Si tratta un po’ dell’antitesi, di una risposta romantica a SCARPE#1. È un pezzo nato un po’ per scherzo che all’inizio volevo chiamare “Scarpe con ventose”. Si tratta di un brano un po’ più stratificato, con diverse sfumature. E poi ho pensato che fosse giusto chiudere il disco richiamando il precedente lavoro.
Con quali artiste donne ti piacerebbe collaborare in futuro?
Sicuramente Birthh e Any Other, due care amiche con cui ho collaborato per la realizzazione dei loro dischi. Se dovessi invece pensare ad artiste con cui non ho mai lavorato ti direi subito LA NIÑA, mi piace moltissimo. Fuori dall’Italia invece mi piacerebbe poter lavorare con Caroline Polachek, ultimamente sono in fissa con il suo ultimo album, è fortissima.
di Stefano Rizzetto e Francesco Brioschi
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