Benedetta Raina, frammenti agrodolci di un’adolescenza al tramonto
Cinque tracce, cinque piccoli racconti di vita. Lo sguardo privilegiato sul mondo di una ragazza di quasi vent’anni alle prese con tutta una vita da decodificare. Le battaglie per emergere, le difficoltà nascoste dietro il sogno dell’essere una cantautrice, le sfide e i dolori quotidiani legati alla perdita di un’amicizia che sembrava importante. Benedetta Raina osserva il mondo per coglierne sfumature da trasformare in parole e note. Le cinque tracce sono lo scheletro che compone Frammenti, il suo primo EP.
Frammenti non è un dispregiativo ma semplicemente la constatazione che alla sua età tutto va vissuto come piccolo tassello di un percorso ancora tutto da costruire. Piccole fotografie che un domani la aiuteranno a capire chi era e chi sarà diventata. Basta, la prima traccia è dedicata alla smania e alle frenesie legate allo scorrere dei giorni e a chi vorrebbe decidere al suo posto. Rifiutare, essere liberi. Stata mai, piccola gemma, è una accorata e dolorosa fotografia di un rapporto di amicizia che muore ai giorni nostri, tra storie Instagram e messaggi vocali. Mi sveglio col caffè è una traccia più intima e matura, sul crescere, le fragilità e il peso delle parole. Davvero è un invito a vivere alla giornata, respirando la vita a pieni polmoni. Non me ne frega se non ci vedo bene, ultima traccia musicalmente più complessa e moderna, ricorda una passeggiata veloce, osservando il mondo che scorre accanto a noi.
Il lavoro di Benedetta Raina è accurato e riesce a toccare, in poco più di un quarto d’ora, diversi argomenti che saranno sicuramente rielaborati e rivisti nei successivi lavori. Io l’ho incontrata per qualche domanda.
Un EP è un grande passo, un modo per dire “ci sono anche io”. A chi senti di dover dire grazie per questo traguardo?
Alla bellissima famiglia che per me è Noize Hills Records, l’etichetta che ha permesso di realizzare quello che per me è già così un sogno. Non parlo solo di un team di grandissimi artisti, produttori e colleghi, ma soprattutto di persone di cui mi fido ciecamente e che hanno anche riposto una certa fiducia in me, qualcosa che spesso io non riesco a fare. Ho l’enorme fortuna di far parte di questa piccola realtà che man mano si sta facendo sentire sempre di più. Lo considero il nostro EP, non il mio.
Nella comune accezione, un frammento è una porzione non importante di un evento, un progetto. Come mai hai scelto questo titolo per il tuo lavoro?
Ho appena compiuto 19 anni e sono una persona parecchio nostalgica. Compierli in una situazione come quella che stiamo vivendo, dove si deve riflettere molto anche sul tempo e come lo si è passato, mi ha proprio steso. Questo è per me l’ultimo anno da adolescente e anche una catapulta nel mondo dei “giovani adulti”, quindi dovendo terminare il progetto racchiudendo canzoni frutto di momenti distinti e distanti della mia adolescenza, mi sono sentita di chiamarlo così per chiudere un po’ il cerchio. Ho passato tanti momenti difficili negli ultimi anni e ho rivoluzionato il mio modo di essere svariate volte, anche arrivando ad odiare le “versioni” precedenti di me stessa.
L’adolescenza è imperfetta ma ha la qualità unica di essere naturalmente sincera, un po’ come i cocci di un vetro che si rompe ed esplode in tante “prime volte”. Ogni canzone è dunque un frammento imperfetto, di cui magari mi vergogno anche, ma parte di un caos bellissimo.
Stata mai racconta la fine di un’amicizia. I social come hanno cambiato secondo te i rapporti di complicità e sicurezza della tua generazione?
L’hanno distrutta e ricostruita, in un modo totalmente nuovo. I social danno la forza di poter trovare affinità con gruppi di persone semplicemente con un telefono, ma ora come non mai ci possiamo rendere conto di quanto questo non basti. L’ho provato sulla mia pelle, finendo un’amicizia di due anni con migliaia di fraintendimenti che mi hanno sfinito fino a scriverci una canzone. Purtroppo alcune persone non vanno oltre ad uno schermo, si fermano per pigrizia.
Davvero è un invito a vivere alla giornata, a crescere avendo cura dei propri sogni e facendo tesoro di ogni traguardo. Tu non hai ancora venti anni… qual è il tuo sogno segreto più nascosto?
Nella vita, per quanto sembri un’affermazione drastica per una ragazza della mia età, trovare la forza di andare avanti con serenità. Sto trovando solo ora il coraggio per parlare tranquillamente di alcuni traumi degli anni scorsi e solo ora sto vedendo delle chiare prospettive. Ho avuto periodi in cui credevo che non sarebbe mai andata meglio e la musica mi ha aiutato tantissimo. Spero di poter coronare la mia ambizione con la realizzazione del mio sogno finale: un concept album. Sono quelli che mi hanno aiutato nei momenti di cui parlavo prima, quando neanche la famiglia c’era, mi sentivo personalmente coinvolta dall’arte. Credo sia l’arte migliore, quella che coinvolge in prima persona e fa sentire parte di qualcosa, spingendo a cercare sempre più a fondo.
Mi sveglio col caffè, una traccia che racconta la cattiveria delle parole. In un epoca come la nostra, fatta di apparenza e parole taglienti come parole, tu come artista ti senti più fragile ed esposta?
Le parole fanno male, ma non sempre allo stesso modo. Dipende a chi le dici, dipende chi le dice e anche come. Sono sensibile di natura, e le parole mi fanno più male che ad altri. Con questa canzone cerco di mettere le mani avanti e dire: okay, va bene così. Accettare di essere vulnerabili è il primo passo per diventare più forti.