Réclame ,“Voci di corridoio”: il racconto di otto personaggi differenti ma complementari
Dal 29 Maggio possiamo ascoltare “Voci di corridoio” il disco d’esordio dei Réclame. Forse li avete visti alla finale di Sanremo Giovani 2019 ma la band romana nata dall’incontro di Marco Fiore (voce e testi) con i tre fratelli musicisti Edoardo, Gabriele e Riccardo Roia (rispettivamente, batteria, basso e tastiere) ha appena iniziato a farsi sentire.
Con i due singoli che hanno anticipato l’album, “Il viaggio di ritorno” e “Due amanti” si può ascoltare l’incipit di un racconto per immagini, caratterizzato da una evocativa forza narrativa abbinata ad una straordinaria versatilità sonora. Il racconto prosegue inseguendo varie “Voci di corridoio”: il titolo dell’album d’esordio dei Réclame è un’allegoria di un percorso vissuto con gli occhi ricchi di spirito d’osservazione.
Infatti il disco è una narrazione itinerante in un corridoio con otto porte a cui corrispondono otto brani e i relativi personaggi, diversi ma complementari. Il tutto con un’atmosfera synth-pop che lascia spazio a sonorità più acustiche e cantautorali, per giungere ad una conclusione un po’ paradossale ma eterea. Se sia coerente o no, lo scopriamo solo ascoltando il disco con attenzione.
Abbiamo chiacchierato con Marco Fiore per saperne di più.
Ascoltando il vostro album si evince subito un’attenta ricerca delle sonorità, che spaziano dal cantautorato ad un sound tendenzialmente alternativo. Ma in ogni caso si scorge un filo rosso che lega tutti i brani, qual è questa caratteristica comune?
Sicuramente sì, alla base c’è un’idea sonora molto precisa, frutto anche della collaborazione con Daniele Sinigallia, il nostro produttore. I pezzi sono stati concepiti come dei frammenti, anche a livello di “arredo sonoro”: ogni traccia ha una propria anima. I generi sono disparati dalla new wave al synth pop, fino ad atmosfere rarefatte. Il filo rosso è la narrazione per immagini o con la prosa, come si ascolta chiaramente nel brano “Notte d’inverno”. Abbiamo sentito la necessità di raccontare storie di vita quotidiana cangianti: come i cristalli assumono un colore diverso in base alla luce, i brani assumono una valenza diversa in base a chi li ascolta.
Si tratta di una scelta stilistica ben precisa, come ci siete arrivati?
Per via degli ascolti che hanno caratterizzato la nostra adolescenza: dalla new wave appunto al cantautorato di De André, Guccini, Battiato. Non ci interessa la citazione sterile, vogliamo creare qualcosa di nostro e dunque contemporaneo.
Questo disco ha un titolo parlante: “Voci di corridoio” implica che ci sia un ascolto del mondo circostante precedente all’atto compositivo. Si tratta dunque di un’ispirazione che deriva prevalentemente da elementi esterni, come l’osservazione degli eventi, la lettura di libri o addirittura dal cinema?
Crediamo molto nell’influenza delle altre arti, io personalmente adoro guardare i film. Nell’album c’è un brano liberamente tratto dal film “Onora il padre e la madre” di Sidney Lume, “Inseguito dalla luna”. Non a caso si può dire che il progetto è una sorta di “carrellata cinematografica” di varie scene in un corridoio sempre più rarefatto. Quando lo spettatore passa davanti a una porta, scorge sempre una piccola porzione di ciò che sta dall’altra parte e questo è significativo: anche quando si ascolta o magari si legge, si esperisce una piccola parte del reale. Abbiamo voluto ricreare questa metafora.
Il brano “Il vuoto sotto la pelle” affronta una tematica delicata, quella della dipendenza da sostanze e relazioni tossiche. Si parla della necessità di dipendere da qualcosa o da qualcuno insita nell’essere umano. Ma c’è una via di fuga alternativa?
Sì, la via di fuga c’è sempre, mai semplice, ma possibile. La dipendenza può essere legata anche a un essere umano. La narrazione del brano si basa su metafore che affiancano la tematica amorosa con quella della dipendenza da sostanze stupefacenti. È un incontro fra questi due mondi, come tra l’altro aveva immaginato, per esempio, la mente di Lou Reed.
Parliamo della storia del vostro gruppo, sappiamo della vostra partecipazione a Sanremo Giovani 2019, qual è l’insegnamento più memorabile di questa esperienza?
L’insegnamento, ovvero il ricordo a cui teniamo di più, è stata l’esperienza televisiva. Lo ricorderemo per sempre, ci ha spronato ad andare avanti. Di certo non è stato semplice, ma siamo felici di questa… follia! (Ride, ndr)
Per concludere, cosa hanno in serbo i Réclame?
Bella domanda! Portare la nostra musica a più gente possibile. Poi suonare live. Del resto, noi veniamo dall’ascolto di artisti come David Bowie, quindi dall’attitudine camaleontica: cercheremo di diventare sempre qualcun altro.