Oggi vi presentiamo in anteprima il videoclip di Tutto Torna è il debut single di Inaudito, in uscita per Fissa Records (distribuzione Audioglobe) e disponibile dal 26 giugno su tutte le piattaforme digitali. Il brano segna l’inizio dell’avventura musicale di Inaudito, dietro cui si cela Francesco, un ragazzo nato a Roma negli anni ’80. Inaudito è il Francesco di 20 anni fa, il Francesco “venetenne” che sogna di uscire allo scoperto con la sua musica nei primi ‘00.
Inaudito dà voce a questo ventenne e ai suoi sogni, rappresenta uno sfogo maturato dopo aver tenuto per anni la sua musica in un cassetto. È passato e presente in un continuum musicale che viaggia da allora fino ad oggi, avvicinando due metà della stessa persona distanti temporalmente. Un dialogo tra un’anima del passato e quella del presente, raccontato dalla musica, che non è altro che il testamento di Francesco ventenne al Francesco di oggi.
Si sembra un po’ la trama di Dark, quindi capirete bene che senza quel ragazzo di inizio millennio, oggi non esisterebbe Inaudito.
Dal punto di vista musicale in Tutto Torna s’intravede il cantautorato à la Cesare Cremonini e l’indie pop più contemporaneo, ma arricchito da inserimenti orchestrali che trascinano le atmosfere malinconiche del brano, profonde e leggere allo stesso tempo.
Tutto Torna è il primo capitolo dell’avventura di Inaudito, in equilibrio tra i primi anni del millennio, destinato a conquistare chi insegue malinconie e ricordi. Lo abbiamo intervistato per scoprire qualcosa di più sul suo conto.
Guarda qui videoclip di “Tutto Torna”, singolo di debutto di Inaudito
“Tutto Torna” è il tuo singolo di debutto. Come nasce e che storia racconta? Come si fa a scegliere tra i propri brani il singolo che fa esordire un progetto?
Nasce ripensando a un vecchio amore, una specie di bilancio bitter sweet su come il filtro del tempo trasforma le cose in un giro continuo di eventi che – quasi sempre – prima o poi ripassano dal via, magari anche solo per un saluto finale. La storia l’ho raccontata con un occhio malinconico e l’altro che sorride. È difficile scegliere, diciamo che ci è sembrato il pezzo giusto, fondamentalmente per il suo essere “trasversale” fra le canzoni del mio repertorio, e per un mood dal sapore estivo, senza trascurare il fatto che era il primo ad essere stato approcciato in studio quindi l’unico pronto!
Inaudito mi fa pensare all’esplicita volontà di far sapere a chi ascolta che è di fronte a qualcosa di mai sentito. Qual è la storia che si cela dietro la scelta di questo nome?
Il nome in realtà viene dalla mia abitudine a usare scherzosamente l’espressione come esclamazione, un po’ come le signore della bella società di un tempo quando si trovavano di fronte a un fatto bizzarro o sconveniente. Poi certo, in effetti le mie canzoni non sono mai state ascoltate prima, anzi per anni non le ho ascoltate neanche io… diciamo che le ho ritrovate. Però Inaudito suona meglio di Ritrovato no?
Un argomento su cui stiamo dibattendo da un po’ riguarda il numero incredibile di uscite discografiche che riusciamo a contare ogni settimana solo nel panorama italiano (settimana scorsa più di 100). Chiaramente ogni artista cerca di fare il suo percorso e difficilmente sta dietro questi numeri: come pensi si possa emergere da questa folla? Soprattutto (e questa è la domanda che facevamo domenica) credi che chi abbia più budget abbia automaticamente più possibilità di successo? Come la vivi?
Non so, penso che fondamentalmente si emerga rimanendo impressi al pubblico, poi sicuramente il budget può fare la differenza, come sempre. Ma non mi preoccupa troppo questo, chi scrive musica lo fa per un’esigenza che prescinde da questi discorsi. Mi limito a constatare che in questa epoca più persone di prima hanno bisogno e capacità di esprimersi con la musica e con l’arte, e questo è un fatto buono, anche se probabilmente incide sulla qualità media generale dei prodotti, ma questi sono problemi che si deve porre chi fa business, io scrivo solo canzoni.
Dagli anni ’00 ad oggi la musica è sicuramente cambiata molto. Ma al di là della preponderante ingerenza dei social, quali altri cambiamenti hai maggiormente percepito?
Dici che la musica è cambiata molto. Ma intendi molto come è cambiata dagli anni ’50 agli anni ’70? Quel molto? Perché quello mi sembra un “molto” diverso da questo di cui parli tu. In questo ventennio mi sembra sia cambiato il modo di fare musica, perché è cambiata la tecnologia, e il linguaggio della musica leggera del secolo scorso è stato assimilato dal pubblico così tanto da permettere al pubblico stesso di farsi divulgatore di contenuti “artistici”. Credo sia un po’ come quello che è successo alla lingua italiana con l’avvento della televisione, la lingua in sé non è cambiata tanto (forse si è impoverita un po’), ma la gente ha iniziato ad assimilarla, e quindi ad utilizzarla.
Premesso che questi vent’anni ancora me li devo vivere (io sono nel 2002), da quello che vedo mi pare che per quanto riguarda la musica sicuramente ci sono state evoluzioni a livello di suono e un po’ di contenuti, ma per il resto la musica non mi sembra cambiata poi così tanto.
Infine, ti chiedo una previsione: il 14 luglio 2021 dove sarà Inaudito? Che sta facendo? Tour? È uscito il disco? L’Italia ha vinto l’Europeo?
Per quella data sicuramente di cose ne avremo fatte uscire (primo passo Ep dopo l’estate, se siamo bravi), e decisamente spero di essere in giro a suonare, che poi – ricollegandomi al discorso di prima – secondo me è la migliore pubblicità.
Non so se vorrei vincere un europeo giocato in un anno dispari, preferirei che vincesse qualcosa la Roma piuttosto, dando un senso forte a questi vent’anni passati.
Raffaele Nembo Annunziata
Sono Raffaele Nembo Annunziata, direttore e fondatore de Le Rane, spero che sia stato di tuo gradimento ciò che hai trovato da queste parti. Torna presto!