[Anteprima Clip] Giuseppe Pagliarulo – Il primo pezzo
Oggi in anteprima su lerane.net vi presentiamo il secondo singolo estratto dal nuovo disco di Giuseppe Pagliarulo, “Il primo pezzo“. “Con i tempi che corrono“, uscito lo scorso autunno per Dissonanze Records, è un lavoro sporco, frenetico, che ti lascia un senso di precarietà. É come se ogni traccia badasse poco alla forma, come se fosse un’esternazione di un’ansia interiore, uno sfogo a tratti rabbioso a tratti no. In alcuni brani infatti, come “Non riesco“, si ha come l’impressione di riprendere fiato.
Per questi e altri motivi abbiamo scambiato due chiacchiere con Giuseppe, che vi riportiamo qui sotto. Prima però vi guardiamo il nuovo video in anteprima, diretto da Angelo Cariello e Valentina Gaudiosi.
Come nasce l’idea del video? Nella clip indossi un costume da Pagliarulo, coi tempi che corrono abbiamo bisogno di qualcuno che ci salvi? O dovremmo salvarci da soli?
Il video è la seconda parte della storia iniziata con “Tieni Fermo il Demonio“: il supereroe Enrico Berlinguer ritorna per portare la pace tra i popoli. Non ci riesce, muore, e questa volta tocca a me raccogliere mantello e costume per salvare l’Italia, salvare tutto il mondo. Da cosa? Da quella tendenza tipicamente italiana di aspettare Superman, di aspettare Gesù, di aspettare Maradona forse per un complesso di inferiorità o per non prenderci le nostre responsabilità. Non saprei…
In giro ormai si sente solo It Pop o Trap, il tuo disco “Coi tempi che corrono” suona un po’ lontano da questi contesti e restituisce forza chitarre. Parlaci del disco, da che momento della tua vita è venuto fuori?
Penso che guardarsi troppo intorno quando si scrive o registra un disco non sia la cosa migliore da fare. Inseguire le mode può portare a risultati goffi e parodistici. Ho cercato di registrare il disco che avevo bisogno di fare in un determinato momento della mia vita: volevo scrivere nella mia storia personale un capitolo pieno di chitarre che esplodono.
Ho trovato che alcuni tratti della tua poetica ti avvicinino molto a Giovanni Truppi, magari mi sbaglio, perciò ti chiedo quali sono state le maggiori influenze che ti hanno portato a questo lavoro?
Quale è stato il pezzo che hai scritto in meno tempo, che era già lì da tempo sotto le dita e che aspettava solo di essere suonato?
Il pezzo che ho scritto in meno tempo in questo disco è stato Folk/Punk. Ci ho messo giusto il tempo che Cristian Peduto sistemasse i microfoni. Era nella mia testa che ronzava da anni, è stato solo questione di sputarlo fuori in studio. Generalmente tutti i pezzi vengono fuori molto velocemente: alcuni li ho scritti mentre andavo al lavoro, altri nel letto in dormiveglia, altri ancora mentre fingevo di partecipare a conversazioni poco coinvolgenti. Penso che se una canzone ci mette troppo tempo a venire fuori il problema è la stessa idea della canzone o la nostra capacità di scrittura. Quindi quando diventa macchinoso il mio lavoro di stesura del brano mi demoralizzo e lo mollo lì, nella lista dei “quasi quasi”
In questo momento stai scrivendo?
In questo momento sto scrivendo solo diari, appunti, pensieri, sfoghi come faccio da sempre. Dopo che registri un disco hai una fase un po’ di rigetto dalla scrittura di canzoni, una esigenza di disintossicazione in un certo senso, figlia dello stress e delle pressioni della fasa di arrangiamento e registrazione. Comunque penso che come al solito alcuni appunti che sto scrivendo ora inizieranno a ronzarmi in testa sotto forma di groove e melodie. È una malattia.
Dove potremo ascoltarti live?
Per quanto riguarda le date tra pochissimo le pubblicheremo tutte, spero di portare in giro il disco il più possibile. Penso valga la pena venirci ad ascoltare.
Raffaele Nembo Annunziata
Sono Raffaele Nembo Annunziata, direttore e fondatore de Le Rane, spero che sia stato di tuo gradimento ciò che hai trovato da queste parti. Torna presto!