Oggi presentiamo in anteprima il videoclip di Vuoti d’aria, brano di Deelo. Conosciamo meglio l’artista attraverso l’intervista che segue.
Ciao Deelo, parlaci di Vuoti d’aria. Come nasce il brano e come nasce il video?
“Vuoti d’aria” l’ho composta un anno fa di getto. Ho iniziato parlandoci sopra. Il ritornello poi è venuto da sé. Era una traccia nata per essere suonata in un warm-up, 120bpm, suoni deep… ma anche cantata mi piaceva, e quindi ho deciso di concluderla così. Poi, quasi per gioco, l’ho fatta ascoltare ai miei amici, ed ha riscontrato parecchio interesse. Questo brano è solo il primo di tanti: ho già moltissimo materiale pronto che non vedo l’ora di farvi ascoltare.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Con mia madre ascoltavo un sacco di audiocassette.. tra queste ricordo ancora “La dura legge del gol” degli 883, avrò avuto 4 o 5 anni. Poi, dopo circa 3 anni, chiesi ai miei di comprarmi una chitarra e tutto cominciò.
E al mondo del djing?
A 16 anni avevo studiato canto per 7 anni, ed era decisamente la mia più grande passione. Fu in quell’anno che mi invitarono ad una festa. Ricordo ancora tutto perfettamente: giardino con piscina e djset, una figata assoluta per un ragazzino di quell’età.
Un mio carissimo amico metteva i dischi, ed io ero stato chiamato per fare da vocalist, così, per gioco. Fui subito attratto da tutte quelle luci, quei tasti e quei disconi da 33 giri. Posai dunque il microfono e feci il terzo grado al mio amico su tutto. A conquistarmi definitivamente fu un disco techno ai tempi considerato molto indie: “Ah ah!” degli Hijackers.
Da quella sera mi tuffai in doppio carpiato in questo mondo, non dimenticando comunque il canto.
Quando hai deciso di imparare a produrre?
Produrre musica, creare qualcosa di tuo, non è facile.
Certo, al giorno d’oggi fai tutto con un pc e due casse ma quello che conta è avere l’idea, l’intuizione giusta che ti porta a quel preciso suono o a quella determinata nota.
Mi capita spessissimo di passare giorni e giorni senza riuscire a cavare un ragno dal buco. In quei momenti mi sento senza idee e lì penso: “Oddio! E ora che faccio?”. Ma non è così, la musica viene da dentro, quando meno te lo aspetti.
Ed è più o meno così che è nata: sull’ispirazione del momento, ho preso un vecchio computer Hp e due casse della Logitec, comprate alla Mediaworld e ho cominciato a sperimentare.
Ancora oggi, nel piccolo laboratorio privato di casa mia, taglio e cucio senza stancarmi mai. Ovviamente negli anni mi sono evoluto… ma la stanzetta è sempre quella da 11 anni ormai.
Le maggiori soddisfazione di quel periodo sono state di sentir suonare uno dei miei brani più importanti, “Mr House”, prima da Roger Sanchez in un suo programma radio, e poi da Hot Since 82 al DGTL Festival in Olanda.
Produci solo musica per te? O anche per altri?
Premetto che tutto quello che creo lo faccio per me stesso, perché devo essere personalmente soddisfatto dei miei lavori; però si, ho fatto anni di ghost produzione, e ancora oggi collaboro con brand di moda per cortometraggi e spot.
Fai questo nella vita?
Al momento no. Lavoro in un’azienda informatica, solito lavoro dalle 9.00 alle 18.00, ma confesso che durante la giornata, nelle pause pranzo, penso già a quali idee sviluppare una volta tornato a casa: me le scrivo nelle note del telefono e la sera inizio a lavorarci.
E l’idea di questo nuovo progetto, Deelo?
E’ nata dalla voglia di fare qualcosa di nuovo, di diverso.
L’esplosione dell’indie mi ha stimolato molto, e devo dire che anche il mio trasferimento dalla Brianza a Milano ha favorito il processo creativo.
Il mio percorso è sempre stato lineare e coerente: ho sempre suonato e prodotto musica elettronica. Tutto il filone techno/tech house/deep underground mi ha sempre affascinato, tutto ciò che non fosse mainstream mi ha sempre incuriosito.
Così, una sera, tornando a casa da lavoro, ho messo su un dj set di Nicole Moudaber e con la techno a palla in sottofondo, ho cominciato a cantarci sopra in italiano. Da li è nato tutto: in quel momento ho cominciato a capire che poteva funzionare, e che poteva essere un’esperimento interessante.
Anche l’entrata in campo di Cosmo mi ha stimolato tantissimo: sarebbe fantastico poter collaborare insieme a lui, e perché no, dare insieme il via ad un nuovo genere musicale.
Insomma, dopo molta ricerca e innumerevoli prove, finalmente ho un po’ di materiale pronto da farvi ascoltare.
Raffaele Nembo Annunziata
Sono Raffaele Nembo Annunziata, direttore e fondatore de Le Rane, spero che sia stato di tuo gradimento ciò che hai trovato da queste parti. Torna presto!