Il 18 dicembre è uscito “Oceano“, il nuovo singolo di Disarmo, edito Fonoprint e distribuito da Artist first: oggi vi proponiamo l’anteprima del videoclip realizzato da Francesca Sulmona.
Il brano è la rievocazione meticolosa di un sentimento carnale, viscerale, ancestrale. Il contatto fisico diviene l’epicentro, il luogo indiscusso in cui restare per un tempo indeterminato. La “carne” è il combustibile grazie al quale consumare una vita intera lasciando fuori tutto il resto. I dettagli, i particolari fisici dell’altra persona diventano il faro guida verso un’agognata salvezza, un porto sicuro, come la terra ferma lo è per un naufrago.
“Lei ha due labbra che sembrano terra per un uomo in mare / il suo corpo disteso sul letto è l’onda su cui naufragare”
Il senso di sopravvivenza ed evasione attraversa questo oceano, la voglia di perdersi per un istante lontani dalla realtà, senza badare a nulla, neppure al dolore. Ogni particolare della persona descritta da Disarmo sembra incarnare una meta, un luogo idealizzato in cui placare i terremoti interiori, anche solo per un attimo il cui ricordo resterebbe indelebile.
Guarda in anteprima il videoclip di “Oceano”, nuovo singolo di Disarmo
Nel brano ripeti spesso “E se non è per sempre…” conferendo al testo di “Oceano” un senso di precarietà, un “qui e ora” scandito da immagini dettagliatissime che quasi hanno la presunzione di fermare il tempo per ritagliarselo da sé quel “per sempre”. Ci racconti la storia, il momento o la situazione che ha ispirato la scrittura del brano?
Quel senso di precarietà è voler difendere un desiderio così profondo dalle logiche della progettualità, un “tutto e subito” da consumare senza la pressione delle aspettative.
Riscriverei i confini della vita reale fra queste mura con te / dissacrare l’amore, non sentire la fame, sfiorare il dolore
Cosa intendi per “dissacrare l’amore”?
Liberarlo dal conformismo, dalle forme di tradizione, renderlo reale, non idealizzato.
“Non sentire la fame”, scrivi, eppure questo brano descrive perfettamente un grande appetito, la fame di contatto, il forte desiderio di legame. Quanto è stata determinante ai fini del brano (e del tuo lavoro artistico recente) la distanza che siamo stati costretti a mantenere lo scorso anno e manteniamo tutt’oggi?
È un momento che vivo come surreale e transitorio, la non accettazione di tutto questo come “normalità” è l’unica cosa essenzialmente bella. Non credo di poter quantificare l’impatto che il momento che stiamo vivendo ha sul desiderio di contatto, ma in “oceano” quel desiderio è ossessione.
Personalmente mi piace molto la metafora marina: “ora che abbiamo l’oceano ai piedi del letto” mi fa immaginare che il letto sia una zattera e tutto intorno non ci sia nient’altro che il blu. Essere poi con quel diamante “che non capita spesso di trovare tra i cocci”, mi fa pensare alle cose essenziali per stare bene, trovare pace. Cos’è per te dunque l’Oceano?
È avere intorno un mondo popolato da milioni di esistenze che continuano a sfuggire al tuo sguardo perché quella zattera diventa il tutto, un ritaglio di vita che può galleggiare al di sopra del resto.
La Redazione
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