Gionata, L’America track by track e Oceano in anteprima [Clip]
Se si tornasse bambini per un attimo, il tempo di una canzone, che cosa vi chiedereste? Quale sarebbe la vostra paura più grande? Che sensazioni provereste? A dare delle risposte ci ha provato Gionata, racchiudendo questi flashback emotivi in una canzone, Oceano.
Oggi vi presentiamo in anteprima il video di “Oceano“, l’ultimo singolo che anticipa l’album d’esordio di Gionata, “L’America”, in uscita il prossimo 18 Ottobre. Per l’occasione ci siamo fatti raccontare dall’autore il disco traccia per traccia.
L’America è il sogno di una vita migliore, il pensiero che quello che ci fa stare bene sia altrove. È la gioventù, tra amori, litigi, serate, malinconia. Dieci tracce che entrano in testa al primo ascolto, dieci istantanee che da un frigorifero mostrano i dettagli di una vita che è una rincorsa.
Guarda in anteprima il video di “Oceano”, nuovo singolo di Gionata
Abbiamo chiesto a Gionata di raccontarci traccia per traccia “L’America“, il suo disco d’esordio, così da poterci prepare all’ascolto il prossimo 18 Ottobre.
Frigorifero
Qualche anno fa, quando suonavo nei violacida, ero spesso a Bologna (due di noi vivevano là).
Non ero ancora un fuorisede ma quel sentimento di disordine e precarietà tipico di chi lascia la sua casa e va a vivere con altre persone era già dentro di me: fu così che, davanti a un frigorifero di quegli appartamenti scomodi, nacquero pensieri che diventarono una canzone, scritta tornando a casa in una di quelle sere piovose, in cui sei titubante se uscire o no.
Frigorifero è il primo brano che ho scritto per questo progetto e anche quello che mi ha spinto a scriverne altri; è stato il mio primo vero approccio al pop e forse è anche per questo che ho inserito una coda strumentale di 1 minuto (in una canzone che ne dura 3), un po’ come hanno fatto i Doors in Light My Fire, pensando che l’avrebbe reso un po’ meno pop.
Male Che Vada
Quella che sembra una canzone d’amore funzionale è in realtà il suo opposto.
Ho volontariamente scritto il contrario di quello che pensavo in quel momento per autoconvincermi che stesse andando tutto bene, ma l’amara verità viene a galla sul finale, l’unica parte che non ho vestito di illusione: “Ti dico è tutto ok, ma non ci credi più / mi dici è tutto ok, ma non ti credo più”.
La canzone è una storia incerta e, con un sorriso a denti stretti, ci dice che “Male che vada ci strapperemo le vene”.
Oceano
Oceano è una di quelle canzoni che ti abbracciano e vogliono essere abbracciate.
È nostalgica, riflessiva, delicata. È una culla che ci accompagna tra le maree della vita, è lo stupore che proviamo di fronte alle cose che non capiamo. L’ho scritta pochi giorni prima di entrare in studio e si è inserita perfettamente nel disco, aggiungendo un tocco di sogno in più.
2009
Nel 2009 avevo 17 anni, l’ultimo anno prima della maggiore età.
Questa canzone è uno sguardo offuscato al mio passato, episodi e pensieri sconnessi tra loro, legati dalla leggerezza dell’adolescenza.
Quando l’ho scritto mi ricordo che volevo fare un mix tra il modo di suonare il pianoforte alla Lennon/McCarney e le chitarre sghembe e psichedeliche alla Mac deMarco.
8bit
Durante le registrazioni del disco, parallelamente scrivevo colonne sonore per cortometraggi e film; mi è capitato un lavoro in cui ho composto diverse colonne in stile videogioco anni ’80/’90.
Tra i vari tentativi ne ho lasciato uno per me: 8Bit è così il brano strumentale del disco, una dedica alla passione che mi porto dietro dall’infanzia, Pokémon Rosso per Game Boy Color.
Dinosauri
Se dovessi dire qual’è la mia canzone preferita del disco, direi che è questa.
Ho sempre avuto una certa ossessione per i dinosauri, sin da piccolo, e in questa perla psichedelica ne parlo citando (anche) indirettamente Jurassic Park: “Vorrei vedere i dinosauri / addormentarmi sul divano / ma solo per poterti dire / andiamo al cinema stasera”.
Sono elementi della mia infanzia, entrati nella mia estetica, nel mio immaginario.
Ci Toccherà Ballare
Adesso vivo a Milano, ma ho vissuto gran parte della mia vita a Lucca, una provincia che, come altre, ha poco da offrire rispetto alle grandi metropoli.
La vita in provincia è un tema che spesso viene usato da molti artisti, e io non ho potuto fare a meno di dipingere gli anni passati al bar a bere birre da 66, pur di non tornare a casa presto e vivere la notte con gli amici, le ragazze, le sbronze, anche quando i locali chiudono e ci toccherà ballare.
Viene citata l’America come immagine concettuale, un qualcosa da raggiungere perché quello che abbiamo non ci soddisfa veramente.
Inizialmente l’avevo chiamata ‘Ci Toccherà Lavorare’, indicando sempre qualcosa che dobbiamo fare ma che non ci va di fare.
L’America
La titletrack del disco porta con sé il sentimento che lega tutte le canzoni che ne fanno parte: essere fisicamente in luogo ma mentalmente altrove, la speranza di ottenere qualcosa di più; una vita che oscilla tra un presente opprimente e un futuro dubbioso, un’instabilità che si ritrova anche nelle amicizie e, soprattutto, negli amori.
Ancora una volta, L’America non è un’area geografica ma un concetto, un simbolo, un futuro che ci dà speranza ma che rischia di diventare solo un bel ricordo.
Vans
Ci sono alcune storie d’amore che sembrano magiche; sono irraggiungibili, impossibili, una sorta di amore platonico.
Ma quando questi amori diventano realtà ti accorgi che “forse era meglio lasciar perdere / non c’è rimasto un granché da condividere”.
E l’unico elemento romantico di cui ti ricordi sono un paio di Vans di una ragazza che correva più veloce del treno.
Vans è la ballad del disco, e nell’arrangiamento mi sono ispirato a ‘Congratulations’ degli MGMT.
Firenze
Una sera a una festa di architettura a Firenze.
All’alba, io e miei amici torniamo a casa ma l’esigenza di scrivere abbatte il sonno e, ormai a mattina inoltrata, mi ritrovo in camera mia a scrivere questa canzone notturna, ubriaca.
Anche il ritornello è ubriaco (per i musicisti: anziché avere tutte battute da 4/4, ce n’è una da 4/4 e una da 2/4, che rende storto e psichedelico l’andamento della canzone).
Nella canzone è presente Federico, uno dei miei più cari amici che adesso vive a Firenze. Da quando ci siamo conosciuti in adolescenza siamo sempre rimasti in contatto e in questa canzone gli ho voluto rendere omaggio.
Foto in copertina di Anna Signorelli
Raffaele Nembo Annunziata
Sono Raffaele Nembo Annunziata, direttore e fondatore de Le Rane, spero che sia stato di tuo gradimento ciò che hai trovato da queste parti. Torna presto!