Oggi in anteprima siamo orgogliosi di presentare il videoclip di “Soli”, il singolo d’esordio di Tōru, nuovo progetto di Elia Vitarelli, ex Fiori di Hiroshima. Una canzone introspettiva ma al tempo stesso aperta verso il mondo, una solitudine vissuta come opportunità e condizione esistenziale.
Soli è una canzone a cui tengo molto, commenta Tōru: “Nata dopo una sessione di 12 ore su logic e dopo lunghissimi ascolti di Battisti e Iosonouncane, è una confessione, un’ammissione di debolezza consapevole. Tratta di quella solitudine che si può provare perfino in mezzo a molte persone, quando ci sentiamo incompresi, inadatti. Una solitudine che, allo stesso tempo però, può essere vinta trovandosi di fronte un nostro simile, quel qualcuno che fissandoci negli occhi ci fa capire che prova le nostre identiche sensazioni, resistendo insieme a noi. È forse il pezzo più “sociale” del disco: non parla soltanto di me, ma di una condizione umana che credo ci accomuni rendendoci proprio per questo “soli” ma insieme.
Guarda in anteprima “Soli” di Tōru
Partiamo dalla classica domanda sul nome del progetto. Cosa significa Tōru etimologicamente e cosa significa Tōru per te?
In realtà Tōru è il nome che ho “rubato” da un libro, il quale a sua volta ruba il titolo ad una canzone dei Beatles. Tōru è il protagonista di “Norwegian Wood”, romanzo di Haruki Murakami, è un ragazzo che si trova emotivamente in preda a forti contrasti, tra gioia e dolore. Questo mix caratterizza tutta la narrazione, creando un mood malinconico che dipinge atmosfere crepuscolari con le quali ho sentito una forte affinità comunicativa. Questo nome per me rappresenta per l’appunto un universo narrativo con marcati dualismi e con una forte carica emotiva. Un po’ come ciò che san trasmettere alcuni tramonti.
Qualche mese fa, al Meeting del Mare, parlavamo delle difficoltà per un artista di produrre un disco, farsi ascoltare e farsi promuovere. Come è stato l’iter che ti ha condotto alla pubblicazione del tuo primo singolo Soli?
Sicuramente c’è da dire che il mondo discografico ha subito cambiamenti piuttosto drastici. Con l’arrivo dei social si è invertito il comportamento della maggior parte degli addetti ai lavori: se prima dovevano assumersi la responsabilità di lavorare su un progetto “a scatola chiusa”, oggi molti preferiscono monitorare prima il suo andamento sul web, per poi lavorare sul prodotto quando già va. È una logica che purtroppo in realtà penalizza molto il mondo musicale, non credo affatto alla “democrazia diretta”. Occorrerebbe assumersi maggiori responsabilità. Per questo ho preferito affidarmi a realtà che escono da queste dinamiche come SiddArta Press e Pulp Dischi, nate entrambe da poco, ma con la voglia di lavorare con determinazione.
Estetica e immagine: notavo che il tuo profilo Instagram è completamente in bianco e nero, come pure gli adesivi con il Qr code attaccati in giro. È una scelta stilistica? Se si, come mai hai scelto questo abito per il tuo progetto?
La scelta del bianco e nero è legata ad alcuni fattori stilistici che richiamano certi tipi di atmosfere. Sono molto legato ad esempio a un certo tipi di fotografia o ancor di più di cinema. Parlo di film come 8 e mezzo, o il più recente Roma. Il bianco e nero definisce un tipo di ambientazione sicuramente più malinconica e delinea alcuni contrasti più marcati, che simboleggiano a loro modo la forma espressiva di cui parlavo prima. Inoltre c’è un altro motivo, ma che svelerò in seguito.
Sono fermamente convinto che un progetto che si occupa di produrre musica sia sempre influenzato da molti fattori extramusicali, che abbia legami, in certi casi, con il cinema o la letteratura o la pittura. Quali influenze extra musicali ha avuto Tōru? In che modo hanno influenzato la tua musica?
Come stavo per l’appunto dicendo sono un grande appassionato di cinema. Adoro alcuni grandi registi, sia del passato che recenti, di cui potrei parlar per ore. Fellini, Lynch, Von Trier, Gaspar Noè o Sorrentino sono alcuni tra questi. Tutte personalità che con il loro lavoro cercano di delineare un realtà meno mainstream e più cruda, simile alla realtà. Come d’alteonde alcuni autori tipo Miller, Murakami, Yoshimoto o Sartre. Per me è importante essere sinceri anche rischiando di esser scomodi.
Il video che oggi presentiamo in anteprima è come se ci portasse nella solitudine di una cabina per foto istantanee. Com’è nata l’idea principale? Hai delle curiosità a riguardo?
Per l’idea ho preso spunto da un frammento del film Buffalo 66 di Vincent Gallo. Volevo rappresentare un tipo di ambiente neutro in cui una persona in qualche modo si ritrovasse solo faccia a faccia con se stesso. Per questo era anche importante sottolineare la condizione collettiva di questo tipo di solitudine: dimostrare quanto questa ci accomuni. Valentina Cipriani che si è occupata delle riprese, della regia e del montaggio ha fatto veramente un ottimo lavoro, rispettando l’idea originale e sicuramenre arricchendola con il suo apporto creativo. Sono molto soddisfatto del risultato.
Infine, leggendo la parola “Futuro” cosa ti viene in mente?
Una pagina bianca e il coraggio che occorre per macchiarla con una goccia di inchiostro.
Diretto da Valentina Cipriani Soggetto: Tōru e Valentina Cipriani Dop / Editing / Montaggio: Valentina Cipriani Registrato e Mixato da Nicola Baronti presso La Tana del Bianconiglio
Raffaele Nembo Annunziata
Sono Raffaele Nembo Annunziata, direttore e fondatore de Le Rane, spero che sia stato di tuo gradimento ciò che hai trovato da queste parti. Torna presto!