Incredibile! L’Auroro Borealo visibile in tutta Italia

L’aurora boreale non ha più confini ed è arrivata anche da noi. Lo ammettiamo però: non è questo il topic dell’articolo e il titolo è decisamente clickbait. Ma in questi giorni strani, dove le guerre s’inaspriscono e i cieli diventano rossi, l’intervista a Francesco Roggero – aka Auroro Borealo – che abbiamo realizzato durante lo scorso Poplar Festival di Trento è una boccata d’aria fresca, un sorso d’acqua chiara. Un’aurora, letteralmente. Senza geografie e visibile in tutta Italia, come quella di qualche giorno fa.

Lo spettacolo che hai portato al Poplar s’intitola “Turbo Sexy Club”, un esperimento fra l’elettronica, il piano bar ed il punk, perfettamente in linea con il claim del festival “No Geography”. L’assenza di geografie è qualcosa che per certi versi ti definisce molto.

Sicuramente sì. Ho iniziato a fare questo tipo di cose quando mio padre mi regalò le seguenti tre cassette insieme: La mia moto di Jovanotti, Cristina D’Avena e i tuoi amici in TV 3 e Pesissimo degli Skiantos. Ovviamente il mio me stesso di quattro anni andò in kernel crash. Capii che era possibile mescolare tutto, soprattutto l’alto con il basso. Anche se in realtà la mia passione per questa confusione è iniziata quando ho cominciato a scrivere le mie prime recensioni su www.orrorea33giri.com, nel 2007: già collezionavo dischi brutti ma iniziare a divulgarli significava rendere partecipi anche gli altri di quanto il confine fra serio e faceto fosse labile. Agli interstizi non si ferma mai nessuno.

Auroro Borealo al Poplar Festival (foto di Emma Bonvecchio)
Forse allora “bello” e “brutto” non sono le categorie giuste di cui parlare.

No, infatti. Parlerei piuttosto di musica rilevante. Se c’è un brano, o anche un pezzo d’arte, che racconta di un’epoca in maniera spietata, facendone una fotografia talmente brutta che però è degna di nota, quello diventa rilevante. Partendo da questo presupposto tutta la cultura ha una sua dignità. Comprenderlo, anche con sfrontatezza ed ironia come faccio io, è decisamente importante. Oltre che divertente.

La rilevanza si capisce però tante volte solo con il senno di poi.

Lì subentra anche la nostalgia, che rende molte cose un culto. Ricordo di essere stato un grande fan dei Finley e dei Dari, quando venivano scarsamente considerati. Ora che qualche decennio è passato, guardiamo con malinconia a quei primi 2000 diventati culto, perché protetti dalla patina del tempo. Penso sia bellissimo questo meccanismo: il culto rende intoccabile anche ciò che prima era oggetto di scherno o di scarsa rilevanza. E sì, forse come hai detto tu la rilevanza proviene dal tempo che passa. A me piace giocare anche con questa cosa qui: rendere rilevante qualcosa prima che lo faccia il tempo.

In maniera comica. Pensi che la comicità possa salvare anche dalle brutture più grandi?

Più di tutto credo che certa musica, soprattutto italiana, si prenda troppo sul serio. Questo non va molto bene perché i più grandi, nella storia del nostro mestiere, una sorta di autoironia di fondo l’avevano sempre. Temo che il tempo, in questo caso, ci abbia fatto perdere la bussola. L’ironia, la comicità, ti permette di mettere in prospettiva quello che fai. E sì, anche i problemi che hai, le cose brutte che accadono. Non sento che ci sia uno Jannacci o un Rino Gaetano nella musica contemporanea. E se anche ascolti qualcuno che prova a fare qualcosa di simile a loro rimani sorpreso da quanto si prenda sul serio.

L’ironia permette anche di empatizzare, altra cosa che rischiamo di perdere per strada.

E altro grande problema della nostra società in generale, non solo della musica. Di più: lo è nella nostra politica, che vede le questioni altrui piuttosto piccole rispetto alle proprie, in una sorta di deandreiano “dolore degli altri che è dolore a metà”. Diventa difficile riuscire a comprendere e comprenderci, se non si ride e se non ci si mette nei panni dell’altro.

Auroro Borealo al Poplar Festival (foto di Emma Bonvecchio)
Per ridimensionare la gravità di questa intervista e tornare a mischiare alto e basso, Auroro Borealo è nato il 9 ottobre…

…come John Lennon ma senza il suo talento, come Caparezza ma senza i suoi capelli.

Un featuring fra i due sarebbe da recensire su Orrore a 33 giri o da scritturare per la tua label, Talento?

Allora, John Lennon featuring Mikimix sarebbe Orrore a 33 giri subito. John Lennon con Caparezza, in questo momento, sarebbe Talento: Lennon 84enne, Caparezza che non ci sente da un orecchio, incredibile!

Meglio la reunion degli Oasis o “Now and then” dei Beatles?

Nessuno dei due. Meglio la reunion dei Toti e Tata, quel duo comico pugliese che scimmiotta gli Oasis. Oppure la reunion de Il Culo di Mario, il mio vecchio gruppo: ci sto lavorando da una vita, ma il socio ha ormai dei figli.

Agganciandomi al tuo ultimo singolo, “Giù dal pero” (di MARTELLI con Auroro Borealo, NdR), tu ci sei mai finito sopra un pero? E come ci si scende?

Ad un certo punto tutti quanti ci finiamo. Ha molto a che fare con il sottonismo, o comunque con il farsi andare bene una situazione ad ogni costo finché ad un certo punto le cose non vanno più bene all’altra persona e tu ti trovi costretto a scendere dal pero su cui ti eri così comodamente adagiato. Lo stimolo di questa canzone, che in realtà è partito da MARTELLI, è proprio quello di uscire dalla zona di comfort, mentre esci dal tuo piagnisteo.

Mia nonna, che oggi ha 88 anni, dopo che è morto mio nonno è stata dapprima con un piromane e poi con un uomo che aveva l’età di mio padre, suo figlio. Questa cosa mi mette in prospettiva: alla fine dei conti, molto spesso, i nostri problemi sentimentali sono delle stronzate. Quando mi viene la tentazione di credere che a quarant’anni la mia vita sia finita, penso invece a mia nonna e alla sua relazione amorosa con una persona al limite del fuorilegge.

Dunque, se il dolore degli altri è sempre dolore a metà, è anche vero che mal comune mezzo gaudio.

Più o meno il concetto è quello, sì.

L’aurora boreale sembra aver preso alla lettera il “No Geography” di Poplar: ha sconfinato ed è arrivata fino a noi. Per Auroro Borealo c’è ancora qualche territorio nuovo da esplorare? Un confine da superare?

Sì. Vorrei finalmente fare delle canzoni belle. Sto scrivendo dei nuovi pezzi ma non so in quale dei due binari andranno. Ora mi piacerebbe che uscisse una bomba come me la immagino io. In quale direzione, ancora non lo so.

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