Premio Buscaglione, vi presentiamo i semifinalisti: Fanoya, L’ultimodeimieicani, Leandro

Secondo giro di presentazioni in ottica Premio Buscaglione! Questa settimana attraverso le nostre brevi interviste vi presentiamo altri 3 progetti dei 12 totali, semifinalisti al Buscaglione. Signori e signore ecco a voi i Fanoya, L’ultimodeimieicani e Leandro!

Le semifinali avranno luogo il 12 e 13 Marzo all’Hiroshima Mon Amour di Torino, come del resto la finale del 14 Marzo. Per maggiori info sul Buscaglione e non solo visita il sito www.sottoilcielodifred.it

Fanoya

La band o l’artista si racconti al pubblico in massimo 150 parole, immaginando di inoltrare una sorta di lettera motivazionale.

Quella dei Fanoya è una storia fatta di oggetti: un vecchio registratore Grundig, una tastiera Casio e un microfono. Siamo agli inizi degli anni duemila quando Giacinto Brienza (voce/chitarra) e Leone Tiso (synth) registrano le prime demo in inglese e la band ha un altro nome ma questo non è importante. Quello che conta è che Giacinto e Leone cominciano a suonare insieme.

L’adolescenza, nella provincia foggiana nell’era dell’internet pre-social, è un’adolescenza lenta. E la musica è svago, evasione. Poi diventa ricerca, studio. Poi adrenalina: nelle serate nei club, nelle session in casa, nelle feste in cui si canta a squarciagola e ci si graffia la voce. Ma è solo nel 2016 con la scrittura di nuovi pezzi in italiano che nasce il debut-album “Generazione Sushi”.

Influenze: quali sono state le principali influenze artistiche che hanno determinato e plasmato in qualche modo ciò che è in questo momento il vostro progetto? E perché?

Abbiamo influenze disparate. Giacinto viene dal cantautorato italiano vecchia scuola mentre Leone predilige il Brit Rock anni ‘90 e l’elettronica. Abbiamo messo tutti questi ascolti in un frullatore e abbiamo cercato di plasmare il nostro sound. Per citarne alcuni: Graziani, Vasco, Gaetano per gli italiani mentre Oasis, The Killers e Turin Brakes per gli stranieri.

Superstizione e segreti: prima di un live, prima di registrare in studio, avete qualche rito propiziatorio in particolare? Raccontateci un episodio che non avete mai raccontato a nessuno

Prima di un live, abbiamo un rituale che coinvolge tutta la band. Stappiamo rigorosamente una Peroni da 33 cl e ce la passiamo a turno.

L’ultimodeimieicani

La band o l’artista si racconti al pubblico in massimo 150 parole, immaginando di inoltrare una sorta di lettera motivazionale.

Noi siamo l’ultimodeimieicani, 4 genovesi e un trevigiano che suonano insieme da qualche anno. Ogni volta ci chiedono cosa ci è piaciuto così tanto del film di Michael Mann, la verità è che il film è carino ma per nessuno di noi ha significato particolare. Ci piaceva il nome e l’abbiamo scelto con leggerezza a fronte della musica che facevamo che era meno leggera, almeno nei suoi contenuti. La nostra storia è la più normale che si possa immaginare, ci siamo conosciuti, siamo diventati amici, poi abbiamo scoperto che uno scriveva gli altri suonavano tutti e abbiamo cominciato la nostra avventura facendo tutto da soli. Ci siamo creati una realtà tutta nostra che è Pioggia Rossa Dischi e ci siamo buttati, vogliamo vedere dove riusciremo ad arrivare solo con le nostre gambe. Noi siamo Lo, Racho, Ben, Pulce e Pippo e ci incontreremo il 12 Marzo al “Premio Buscaglione”.

Influenze: quali sono state le principali influenze artistiche che hanno determinato e plasmato in qualche modo ciò che è in questo momento il vostro progetto? E perché?

È sempre difficile rispondere a questa domanda, siamo in tanti e veniamo tutti da ascolti diversi. Il nostro obbiettivo è sempre stato quello di mettere insieme tutti i nostri gusti cercando una nostra cifra stilistica. Abbiamo tutti in comune sicuramente Verdena e Tame Impala, un certo tipo di rock internazionale e il cantautorato italiano, cerchiamo una sintesi di tutto questo. Quando andiamo a comporre un pezzo però ragioniamo più per sensazione, quindi quello che ne esce è ciò che ci è venuto naturale ovviamente rielaborato e perfezionato.

Superstizione e segreti: prima di un live, prima di registrare in studio, avete qualche rito propiziatorio in particolare? Raccontateci un episodio che non avete mai raccontato a nessuno

Prima del live ci abbracciamo tutti e facciamo un riscaldamento come se dovessimo fare una partita di calcio, prima di registrare in studio invece nulla di particolare, classico caffettino e poi ci settiamo pensando solo alla musica. Riti propiziatori non ne abbiamo perché non siamo per nulla superstiziosi. Una volta abbiamo suonato tardissimo e uno di noi aveva la febbre a 38 e mezzo, quindi abbiamo provato con qualche rito sciamanico ma alla fine abbiamo trovato della Tachipirina e forse è stato più funzionale.

Leandro 

La band o l’artista si racconti al pubblico in massimo 150 parole, immaginando di inoltrare una sorta di lettera motivazionale.

Sono Leandro, canto le mie canzoni da un paio d’anni e racconto quello che vedo e vivo ogni giorno. Vorrei potervi trasmettere qualcosa con la mia musica, ma scrivo anche per me. Ho iniziato con alcune aperture e mi aspetta una stagione di live in cui porterò in giro per l’Italia il mio primo disco ‘Fossimo Già Grandi’, uscito a novembre per Bunya Records. Il Premio Buscaglione sarà una bella sfida per poter far ascoltare i miei brani e suonare su un palco come l’Hiroshima, quindi non vedo l’ora di iniziare.

Influenze: quali sono state le principali influenze artistiche che hanno determinato e plasmato in qualche modo ciò che è in questo momento il vostro progetto? E perchè?

Sicuramente la scuola cantautorale romana è stata grande fonte di ispirazione fin da quando sono piccolo, quindi la mia scrittura arriva da lì. In particolare “Una somma di piccole cose” di Fabi penso abbia fatto scattare in me la voglia di far ascoltare le mie canzoni, anche se poi in fase di produzione le influenze si fanno più internazionali e vanno dal post-rock all’indie folk. Abbiamo cercato di far coesistere questi mondi per creare qualcosa di originale, che ci appagasse da un lato e che potesse, dall’altro, ritagliarsi il suo spazio nella scena musicale.

Superstizione e segreti: prima di un live, prima di registrare in studio, avete qualche rito propiziatorio in particolare? Raccontateci un episodio che non avete mai raccontato a nessuno.

Prima di un live o in studio finora nessun rito propiziatorio, chissà magari che non si farà proprio prima della semifinale del Buscaglione, ma dovrà trattarsi di qualcosa di spontaneo, vedremo. Per quanto riguarda l’episodio, risale a quando avevo 16 anni: mio papà più volte ha provato a convincermi a suonare la chitarra, ma fino a quel momento era rimasta a prendere la polvere sul divano, penso di non averla mai toccata. Ho cominciato da un giorno all’altro perché un mio amico aveva iniziato da poco e mi “rodeva” il fatto che venisse chiamato a suonare; della serie “se ce la fa lui, perché non io?”. Quindi è nato tutto in un certo senso dalla voglia di non essere da meno degli altri. Per me è stata comunque una delle scelte più belle fatte finora, perché nel frattempo non sono diventato un bravo chitarrista, ma almeno ho iniziato a scriverci le canzoni.

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