A Toys Orchesta a Indie Pride: è il momento di schierarsi e scegliere da che parte stare
Continua la nostra rassegna di interviste registrate durante Indie Pride. Oggi tocca all’incontro avuto con Ilaria ed Enzo degli A Toys Orchestra! Campani di nascita, bolognesi di adozione, lo scorso 27 ottobre ci hanno regalato un carichissimo live a chiusura dei concerti della giornata, prima dei djset.
Giulia e Wero li hanno invitati su quello che era diventato il nostro personalissimo divanetto, per discutere con loro della lotta a sessismo, bullismo e omotransfobia
Indie Pride Lotta contro l’omotransfobia, sessismo e bullismo. Nonostate i passi avanti che si sono fatti negli ultimi anni cè sempre tanto lavoro da fare. Voi siete stai mai vittime di discriminizioni sessiste, direttamente o indirettamanete?
[…] Non mi è mai capitato almeno nell’ambito strettamente musicale. Fra musicisti non è mi è mai capitato che mi venisse dato un ruolo diverso da quello che in effetti ho. Una cosa (la discriminazione) che tra gli addetti ai lavori e i musicisti non è molto diffusa. Il fatto che si debba sottolineare il membro femminile in una band dipende dal fatto che non ce ne sono molte. […]
È in credibile perchè poi in Italia ci sono molte musiciste “spaventose”, tecnicamente parlando proprio. Per cui dovrebbero avere una visibilità maggiore. Noi abbiamo suonato per un periodo con Beatrice Antolini, lei è una polistrumentista incredibile. Oppure c’è Sara Ardizzoni, che è una chitarrista che suona con Cesare Basile, suona con i migliori chitarristi che ci sono al mondo ed è citata anche da riviste internazionali. Alle volte è anche difficile andarle a scovare e forse questo è ancora un piccolo limite che abbiamo.
Viene ancora ritenuto un ambito dall’estetica molto maschile. Penso che la cosa che mi sono sentita più volte dire sia stata “Ah ma perchè tu suoni con loro?” “Si” “Va beh ma canti!”. Cosa significa? Che le donne cantano e soprattuto che cantare è una cosa semplice? Come per dire che lo può fare chiunque, anche una donna. Due categorie offese in colpo solo proprio.
Vi ricordate episodi di bullismo di quando eravate più piccoli, giovanissimi, pre adolescenti?
Si, è comunque qualcosa di radicato nella nostra cultura italiana. Probabilmente molti di questi atteggiamenti sono stati inglobati e definiti come “intercalari”. Non sto qui a ripetere alcuni insulti che si fanno, isomma. Quando si è ragazzini si è più crudeli. La vita di un ragazzino che è apertamente o visibilmente omosessuale è un inferno soprattutto al sud. Delle volte non solo per un fatto di discriminazione con cognizione di causa, ma anche per “scherzo”. Mi ricordo benissimo di ragazzini che venivano martoriati per il loro essere gay e anche addirittura i professori che venivano presi in giro dagli alunni. Certo l’età è parzialmente una giustificazione. “Parzialmente” perchè dovrebbe esserci un tipo di educazione che parte dalle famiglie che invece manca.
Partendo dalla copertina di Rolling Stone schierata apertamente contro Salvini, voi avete mai sentito il bisogno di schierarvi politicamente o pensate sia qualcosa che non compete alla musica?
È veramente obsoleto pensare che per fare politica se si è musicisti si debba essere per forza un gruppo militante, alla “centro sociale” anni 90. Non bisogna essere per forza i Bandabardò o i Modena City Rembles nel 2018. Esiste una forma di attenzione a certe argomentazioni. Quando si ha una visibilità si possono esprimere delle idee in tanti modi: scrivere una canzone direttamente è solo uno dei tanti modi. Basti pensare ai Massive Attack: i loro concerti sono assolutamente iper politicizzati attraverso le proiezioni e le grafiche. I Radiohead, Lady Gaga contro l’omofobia: non è che sono lì a fare i 99 Posse. La mia è solo un’osservazione non una polemica.
(fuori onda) Sto notando che il ricambio generazionale nella musica si è allontanato parecchio dalla politica. La politica intesa nella musica non significa parlare necessariamente del governo, di Salvini ecc ma parlare della vita sociale. In un momento storico così complicato come questo in cui sta tornando una certa violenza pericolosa, dove ci sono a rischio alcune libertà mi viene difficile constatare, che in un mondo sensibile come quello della musica, certe cose vengono messe un po’ da parte. […] Bisognerebbe schierarsi di più perchè questo è un momento storico in cui bisogna scegliere da che parte stare.
In merito al vostro ultimo videoclip che vede come protagonista un trans, quindi molto vicino agli ideali di Indie Pride: come è nata l’idea?
Con Domenico Donato, il regista, ci conosconscevamo già per aver collaborato per un corto che in maniera velata ricalcava le tematiche lgbt. Lui è evidentemente innamorato del progetto “A Toys Orchestra” per cui si è parlato di collaborare per un videoclip. Abbiamo lasciato a lui carta bianca di cercare un range di pezzi che fossero a lui congeniali. Quando ci ha proposto questo, noi avevamo già una mezza idea che potessere diventare un singolo. L’idea, proprio lo script (che ci ha proposto) è stato accolto molto bene perchè narra di un amore impossibile, che è un po’ qel che si legge tra le righe nel testo. Un testo che non parla asssolutamente di lgbt, a onor del vero, ma che con quella chiave di lettura prende una sfumatura di un dolcezza e una delicatezza incredibile. […]
Indie pride 2019, cosa vi aspettate e auspicate?
Al dì che si spera sempre che non ce ne sia bisogno e che si risolvano questi problemi, io auguro a Indie Pride la longevità. È un bel momento per stare insieme, fatto di bella gente, da chi lo organizza a chi viene invitato a suonare sul palco fino al pubblico. Trovare tanta bella gente tutta insieme in contesto del genere è sempre bello.