Sonorità sintetiche, chitarre distorte ed echi nostalgici: l’EP Baobab! è una promessa di rinnovamento e d’amore. E potrebbe essere quel che serve alla scena italiana indipendente.
Io, io non sto bene come sempre / Io mi sento male come sempre / Voglio guardare giù dall’alto / Andare a vivere a Parigi / Cominciare con la droga pesante / Fare musica leggera / Far ballare le bambine / Far girare un po’ di soldi / Fare finta di essere uno di voi (Prima strofa di Noel, brano d’apertura dell’EP Baobab!)
Pubblicato il 4 marzo di quest’anno da Dischi Sotterranei e Needn’t, il titolo riprende il medesimo nome d’arte di Gaia, in precedenza accompagnata nel progetto da Dando e Marco. Interessante – e percepibile – è l’apporto in produzione di Carlo Corbellini dei Post Nebbia.
Baobab! ha già tanto da offrire al mondo dell’it-pop, ne siamo sicuri, e arriveranno presto i live: fra questi, il MI AMI Festival (si esibirà domenica 29 maggio). Abbiamo perciò pensato di chiacchierare direttamente con Gaia sui buoni e cattivi propositi, le circostanze e le aspettative di Baobab! dopo l’esordio discografico.
Ciao Gaia! È sempre bello conoscere nuovi progetti, specialmente se sono interessanti come il tuo. Detto ciò ti chiedo: “Baobab!”, da dove nasce?
Ciao Alessandro, ti ringrazio prima di tutto. Il nome “Baobab!” non ha un’origine precisa, o meglio non vuole significare nulla di concreto. Ci piaceva la parola, così onomatopeica. In più, quasi per scherzare, abbiamo aggiunto il punto esclamativo alla fine. Abbiamo creato il progetto in tre, ma per alcuni motivi Marco e Dando hanno lasciato e adesso sono solo io. Ho voluto continuare comunque con questo nome, per quanto mi dispiaccia non considerarli più compresi, visto che hanno partecipato alla realizzazione dell’album.
Per quanto riguarda la musica, penso possa ritenersi esplicito il richiamo ad alcune sonorità americani e d’oltralpe (Mac DeMarco, Tame Impala, ma anche La Femme) degli ultimi anni. Tuttavia, durante l’ascolto del primo minuto di “Noel”, che avete lanciato anche come singolo dell’EP, non so perché mi è spontaneamente tornato in mente il riff di Sì viaggiare di Lucio Battisti. Può essere che sia un richiamo consapevole?
Sinceramente non credo sia una citazione esplicita. Comunque, le sonorità a cui ci siamo ispirati sono anche quelle del sound sintetico e funk anni ’70 e ’80, quindi ci sta comunque che tu abbia colto quella referenza, anzi è anche bello: è bello che sia suggestivo, ecco.
E a tal proposito, dal punto di vista compositivo testuale lavori da sola, o anche i testi sono il frutto di una collaborazione a più mani?
Quando eravamo un trio ci lavoravamo tutti e tre. La cosa che mi colpiva era come magari un pezzo nasceva da me, perché di solito i testi nascevano da Marco o da me. Io e Marco abbiamo questa “modalità” di finire i testi tra virgolette, cioè di lavorare a livello testuale, che a me piaceva molto: e alcuni testi, infatti, li abbiamo scritti insieme e al contempo separatamente. Ovvero, ad esempio, quando a lui non veniva più fuori nulla, semplicemente, mettevo mano io a quella parte di testo.
La maggior parte delle musiche le ha scritte Dando, ma noi collaboravamo: era un lavoro a tre mani. Adesso però sto scrivendo principalmente io musica e testi: roba nuova ovviamente. Poi, vabbè, in realtà l’idea è quella di lavorare con persone competenti nella produzione anche perché personalmente non sono proprio una cima. Direi comunque che le idee che ho in testa riesco a metterle nero su bianco solo con qualcuno di più competente, che sicuro è anche più divertente.
Non so quanto ti sia capitato negli ultimi due anni di avere esperienze di in live, di fronte ad un pubblico. Avete progetti al riguardo?
Per quanto riguarda i live suonerò con due miei amici agli strumenti. Abbiamo concepito il live primaverile, mentre per l’estivo saremo in tre, così da avere anche la batteria. In realtà progetto Baobab! non ha mai previsto la batteria in quanto abbiamo sempre usato la drum machine: questa aggiunta secondo me darà perciò quello sprint in più.
Devo dire comunque che almeno fino al 2019 abbiamo suonato: è stato abbastanza fruttuoso soprattutto per farci conoscere a Torino [città in cui è stato fondato il gruppo, ndr] perché si crea rete ed è molto bello. Perciò devo dire che almeno siamo stati fortunati: avessimo saltato il 2019 sarebbe stato sicuramente più duro. Ma comunque sì, le annate successive le abbiamo sicuramente patite tutti.
E dal punto di vista discografico, invece, è prevista qualcosa di imminente?
In autunno uscirà un brano: sarà un po’ diverso rispetto a quelli dell’EP, ecco. Ho notato che le idee che ho per il futuro le concepisco già adesso in modo nettamente diverso rispetto a quelle degli ultimi anni: credo sia anche un bene, insomma, un’evoluzione.
C’è qualche artista, almeno nel panorama italiano, con cui vorresti collaborare?
Allora, direi un gruppo che è molto di nicchia ed è tanto sottovalutato: sono un gruppo di Salerno, si chiamano Yosh Whale. Non so se li hai mai sentiti, ma secondo me il disco che hanno fatto uscire adesso è veramente un capolavoro e perciò sarei proprio gasata a suonare con loro. Li conosco anche, però non c’è mai stata l’occasione di collaborare. Sono, appunto, secondo me tanto sottovalutati in Italia in quanto sono molto internazionali e si ispirano a modelli davvero stilosi. Dico quindi loro.
Viste le tante referenze internazionali, come consideri invece la proposta di Baobab! all’interno del panorama musicale italiano?
Ritengo l’EP appena uscito molto pop, magari rispetto alle cose che sto facendo adesso. Mi sento comunque di dire che l’etichetta Dischi Sotterranei sia ancora molto underground: letteralmente non spicca, ma resta sempre nel sottoterra. Ha comunque un sacco di potenziale. Il genere in Italia non è ancora mainstream e al contempo quel poco che c’è tende a proporre cose sempre uguali e sempre monotone; queste molte volte si ricercano perché funzionano, mentre per altre proposte, magari un po’ più particolari, non si prende il rischio di investirci. E parlo soprattutto delle major.
Ringraziamo Baobab! per la disponibilità (e la pazienza!).
Alessandro Triolo
Nato e cresciuto a Messina, laureato in Culture moderne comparate a Torino, scrivo di musica e letteratura.