Da buona bolognese (acquisita) quale sono mi era capitato spesso di sentire parlare dei Baseball Gregg ma nella società consumista in cui viviamo, anche trovare tempo da dedicare all’ascolto di nuovi progetti è una scelta coraggiosa. Così la mia attenzione si è soffermata su questi ragazzi solo di recente, dopo l’uscita di A life deisgned for fun, loro secondo EP facente parte di una serie di tre ep che confluiranno in un full-lenght dal titolo Pastimes, in uscita per Z Tapes e La Barberia Records.
Ho scoperto così che questo progetto di matrice italo-californiana esiste dal 2013, anno in cui Samuel e Luca si sono incontrati a Bologna e hanno iniziato a scrivere canzoni insieme. Questo secondo Ep della serie, si distingue dal primo (Parrots and park) per le sonorità psichedeliche e malinconiche, ma li accomuna l’ispirazione alla letteratura e un modo di concepire la musica fuori dagli schemi.
Samuel viene dalla città dei Pavement, Luca è bolognese DOC e nonostante la distanza geografica che in questi anni li ha messi a dura prova, hanno sempre trovato il modo di incontrarsi e fare musica anche dietro ad uno schermo. Dopo aver macinato km in tour in giro per il mondo e aver scritto un tot numero di canzoni, tornano con un nuovo album per la prima volta composto dalla band al completo e per la prima volta scritto nella stessa casa. Venti brani distribuiti nel corso di tre mesi in altrettante release discografiche, un’impresa da folli, ma proprio per questo motivo degna di attenzione.
Con questi due ragazzi e il loro progetto, in qualche modo, c’entra James Joyce: come mai? Lo scoprirete leggendo l’intervista!
Partiamo da questa pazza idea di far uscire tre EP nel giro di tre mesi. A chi dei due è venuta?
Sam: A Luca.
Luca: Sì, avevamo già sperimentato la serialità col nostro precedente album Calendar nel 2019, abbiamo deciso questa volta non di distribuire 12 singoli in 12 mesi come la scorsa volta ma di pubblicare 3 EP nel corso dell’estate, un po’ come hanno fatto i Beach House qualche mese fa con il loro ultimo album: da un lato per provare a far digerire meglio i venti pezzi del disco – che sono effettivamente tanti -, e un po’ perché abbiamo riconosciuto dei nuclei tematici all’interno dei brani per i quali ci sembrava sensato raggrupparli in uscite singole (ad esempio il primo EP contiene dei brani più acustici, il prossimo che uscirà ad agosto avrà delle canzoni più rock ed energiche).
“A life designed for fun” è il titolo di questo secondo capitolo ed è anche una frase contenuta nel brano “Better days”. Una canzone che possiamo quasi definire corale, un fermo immagine del fallimento e dell’egoismo degli esseri umani. Che futuro immaginate per i vostri figli o semplicemente per chi verrà dopo di noi?
Sam: Figli non ne avrò! Figli non posso farne. Cerco di non immaginare il futuro che sennò mi viene un po’ di depressione. Cioè, il futuro non è una cosa che arriva, ma qualcosa creato dalle conseguenze dell’insieme di tutte le azioni di oggi. E la depressione non mi sembra uno stato d’animo da cui riusciamo a creare un bel futuro.
Luca: il testo della canzone l’ha scritto Sam, stava leggendo dal suo Kindle un ePub di Spinoza quindi immagino che sia stato influenzato da questi pensieri. Aveva anche il Covid quindi qualunque cosa c’è scritto in quel testo va preso un po’ con le pinze onestamente (lol). Scherzi a parte, è una canzone molto bella, in questi giorni siamo in Francia in tour con i nostri amici Altre di B e abbiamo girato un bellissimo video sul lago proprio di questa canzone, con un finale che fa coincidere il crescendo orchestrale con un bel tuffo catartico nel lago ghiacciato da parte di Sam, corpo oggetto di questo brano.
Il fil rouge che lega i brani di questo full length è l’autore irlandese James Joyce. Da dove arriva la passione per la letteratura e in che modo si lega alla vostra musica?
Sam: La passione per la letteratura arriva dai libri e dalla sensazione di perdersi nel mondo creato dagli autori. Spesso i testi che scrivo io sono legati ai libri o ai film o ad altre canzoni. Mentre facevamo il mix di questo disco, ho fatto un elenco di tutte le opere da cui avevamo preso ispirazione, poi ho perso quell’elenco.
Luca: Quando studiavo al liceo mi sono molto appassionato a Joyce, tanto da andare in vacanza dopo la maturità a Dublino per visitare alcuni dei luoghi dove è ambientato Ulysses e i racconti di Dubliners. Recentemente ho letto il suo epistolario e mi ha fatto rinascere questa passione, tanto da influenzare parecchio la creazione di questo album.
A tal proposito Sam Regan ha realizzato gli art work delle copertine reinterpretando le foto che Berenice Abbott scattò a Lucia Joyce negli anni Venti…
Luca: Ho scoperto la figura di Lucia Joyce leggendo appunto l’epistolario di Joyce, e in seguito ne ho approfondito la vita e la sua tragica sorte dopo aver letto “To Dance in the Wake” di Carol Loeb Shloss, monografia su Lucia scritta dalla massima esperta mondiale su di lei. Quando ho visto quelle foto, risalenti al periodo in cui era una giovane promessa della danza contemporanea parigina e in molti sospettavano potesse eclissare la fama del padre, ho subito sentito una forte connessione con quelle immagini e abbiamo deciso di utilizzarle per le copertine degli EP e del disco. Sam negli ultimi anni ha cominciato a dipingere ad acquerello ed era da un po’ che volevamo utilizzare dei suoi quadri come copertine quindi questa ci è sembrata l’occasione perfetta.
Avete girato il mondo con la vostra musica, pensate che l’Italia possa essere il posto giusto dove rimanere o state valutando di trasferirvi altrove?
Sam: Io a settembre torno in California, sia per scelta mia sia per problemi del visto, e da lì ricominceremo a fare musica a distanza.
Luca: Premesso che la nostra esperienza internazionale è piuttosto limitata in realtà, l’Italia a mio avviso non è male come posto per suonare, sia da un punto di vista logistico che culturale, a livello di scena e stimoli – soprattutto a Bologna. Da un punto di vista economico è invece difficile rendere profittevole o quantomeno sostenibile questa professione qui rispetto ad altri stati europei, su questo capitolo avremmo molto da crescere prendendo ad esempio altre esperienze all’estero.
Cosa non abbiamo ancora capito dei Baseball Gregg?
Sam: Anche noi ci facciamo sempre la stessa domanda.
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.