I Bowland sono Lei Low, Pejman Fa e Saeed Aman, arrivano Teheran, nel 2015 a Firenze hanno dato origine al loro progetto musicale e nel 2018 hanno partecipato a X Factor 12, raggiungendo la finale del talent e diventando una delle rivelazioni del programma. Hanno un loro stile, ben definito, fanno musica artigianale ma allo stesso tempo elettronica, sound riconoscibile, ritmi groovy che portano l’ascoltatore in ambientazioni sempre diverse e nuove.
Kemet è il titolo del loro ultimo singolo, un brano che rompe e allo stesso tempo accompagna il naturale percorso della band: nessuna costrizione, ritmi selvaggi, melodie malinconiche e una voce che trascinano in un mondo suggestivo. Ecco cosa ci hanno raccontato i Bowland sul loro modo di intendere la musica.
Quante cose sono cambiate da quando eravate a Teheran che vi ha fatti incontrare?
Siamo cresciuti a Teheran e ci siamo conosciuti lì. Il viaggio è stato verso l’Italia. Da quando siamo qui le nostre vite sono cambiate naturalmente, ma il vero cambiamento è arrivato dopo il successo in XF. Adesso riusciamo a vivere di musica e questo ci rende molto felici. Certo che è una vita diversa ma sinceramente non ci manca tanto la vita pre-successo perché adesso stiamo vivendo il nostro sogno.
Dovete molto del vostro successo ad un talent show ma cosa pensate della musica che passa oggi attraverso la televisione? È un tassello fondamentale?
Onestamente non guardiamo la televisione, ne ascoltiamo la radio. Ma di quello che sentiamo in giro della pop mainstream ci sono pochissime cose che ci piacciono veramente. Detto questo ci rendiamo conto che la Tv e la radio sono dei mezzi potentissimi e un po ci dispiace del fatto che la musica che piace a noi raramente trova spazio in questi contesti.
“Kemet” è il vostro nuovo singolo. Che storia racconta ?
Kemet parla della continua lotta che noi come tante altre persone affrontiamo ogni giorno, parla del fatto che nonostante tutte le difficoltà ed i limiti imposti dagli altri continuamo a fare quello in cui crediamo, di cantare la nostra canzone e che non molleremo mai. Parla di una persona ribelle che non smette mai di pretendere ciò che le spetta e che le viene negato dalla società o da chi comanda. Il messaggio principale è che siamo tutti padroni delle proprie vite e gli altri non devono decidere per noi su ciò che ha a che fare direttamente con la nostra vita, il nostro orgoglio ed il nostro corpo.
Parlando del video, raccontatemi qualche aneddoto particolare…
Il video di Kemet è molto colorato e ritmato. Sono scelte che secondo noi aiutano a rendere il groove che ha il pezzo anche al livello visivo. Forse l’anedotto più divertente riguarda la scena con la grande X di luce dietro le nostre teste. Quando siamo arrivati a quella scena il responsabile della location ci ha detto che 45 minuti dopo sarebbe iniziate una conferenza in quella sala e che massimo un quarto d’ora dopo dovevano iniziare con gli allestimenti. Fossimo persone molto logiche avremmo mollato quella scena ma ci piaceva troppo quindi anche noi tre ci siamo uniti a tutta la troupe e in 5 minuti abbiamo sgombrato la sala, in 5 minuti abbiamo fatto le riprese e in altri 5 minuti abbiamo rimesso a posto tutti i mobili!
Adesso state lavorando al secondo album, cosa dobbiamo aspettarci da voi?
Non sappiamo nemmeno noi cosa aspettare precisamente. È la prima volta dopo più di 2 anni che abbiamo dedicato un intero periodo alla scrittura e siamo molto curiosi di sapere cosa ne potrà uscire. In questi ultimi anni siamo cresciuti notevomente, abbiamo imparato tante cose nuove e ci sentiamo decisamente più maturi. Sicuramente sarà un disco coerente con il nostro percorso e con la nostra identità e non sarà progettato secondo le logiche del mercato.
Che consiglio vi sentite di dare a chi vuole intraprendere oggi un percorso musicale?
Crediamo che chi ha la passione e la necessità di esprimersi attraverso la musica ci deve provare mettendoci tutte le sue forze perchè è solo così che un progetto musicale può riuscire. Non ci sentiamo in posizione di dare tanti consigli agli altri ma una cosa di cui siamo sicuri è che bisogna essere sinceri e onesti, prima di tutto con se stessi e poi con il pubblico. Bisogna capire bene chi siamo e chi non siamo e stare sempre attenti che il percorso musicale sia sempre coerente con la propria identità.
So che prima di essere i Bowland, avevate altre vite, lontane dal mondo musicale ma in qualche modo legate all’arte. Vi manca il contatto con la quotidianità? Come avete conciliato il successo con la vita reale?
Dopo quasi un anno dalla fine del programma pensiamo di essere riusciti in grosso modo a tornare ad una quotidianità normale, anche se inveitabilmente diversa rispetto alla vita che avevamo prima. All’inizio era difficile adattarsi a questi cambiamenti ma col tempo ci siamo abituati e piano piano abbiamo trovato un nuovo ritmo.
Cosa ascoltano i Bowland quando indossano le cuffiette e hanno voglia di rilassarsi ?
Massive Attack, Radiohead, Thom Yorke, Blur, Gorillaz, Air, Tricky, Portishead, Pj Harvey, Cocorosie, Nicolas Jaar, Archive, Bjork, ….
Ditemi 3 canzoni che in qualche modo hanno influenzato il vostro modo di fare musica o alle quali vi siete ispirati…
Thom Yorke – Harrowdown Hill, Bjork – Pagan Poetry, Air – Venus
Un saluto ai lettori di Le Rane…
Un caro saluto a tutti i lettori di Le Rane 🙂 🙂 dai BowLand con <3
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.