Ogni inizio sancisce per sua natura un cambiamento. Ogni cambiamento, a sua volta, è sintomo di un ciclico inizio, conseguenza di un tempo mutevole ed eterno. Ci troviamo di fronte a questo tempo, instabile, mutevole, indefinito, nell’eterno presente raccontato da ceneri in Forma liquida, album d’esordio prodotto da Double Trouble Club / Island Records.
«È passato un anno / ma mi è sembrato un giorno / fatico a trovare il contorno / di questa realtà»: queste sono le prime parole pronunciate da ceneri nel disco. Sono tratte da La metà, la prima traccia delle dieci presenti in Forma liquida. È il testo manifesto di un disco in cui le parole si mescolano di continuo, si amalgamano con immagini liquide e trasparenti, si nascondono per poi riapparire in tutte le tracce. La neve che si scioglie diventa acqua e ancora riapparire in forma di neve e ghiaccio. Le parole scivolano tra un verso e l’altro e in mezzo al suono, piovono sui ritornelli.
Forma liquida è un album di formazione: ascoltandolo, scorgiamo la storia di ceneri, ventiquattrenne cresciuta nella provincia di Pordenone, e ci immedesimiamo nelle sue sensazioni.
Come nella necessità di sognare che ceneri racconta in Provincia, che è spesso la stessa di tutti quei ventenni a cui le latitudini del proprio luogo di nascita appaiono stretti. O nel bisogno di «qualcuno o qualcosa/ in cui poter credere/ davvero» di Senza stelle, mentre di fronte al tempo che avanza, distrugge e ricrea, qualcosa pur resta. Sono storie prive di certezze, quelle raccontate da ceneri. Verbi coniugati al condizionale, tempi incerti, vite immerse nell’acqua: storie in forma liquida.
Sono trascorsi due anni da quando, nel 2022, intervistavamo ceneri per la prima volta. Aveva appena pubblicato i suoi singoli d’esordio e l’emozione era palpabile. Due anni dopo è tornata a parlare a Le Rane per l’uscita di Forma liquida, il suo primo album.
Da dove nasce il titolo dell’album, “Forma liquida”?
Volevo ricollegare già dal titolo l’idea di qualcosa che è in costante cambiamento, in continua evoluzione. Le canzoni parlano di queste sensazioni, ci siamo accorti che era un tema comune, e l’elemento dell’acqua si lega bene a questi concetti.
Ritieni di avere ottenuto già delle certezze in questi anni di esordi?
Credo di avere già ottenuto delle certezze e sono contenta di quello che sto già facendo, sicuramente ho ottenuto una maggiore sicurezza. Allo stesso tempo sto cercando di sperimentare più che posso, sto cercando di fare più esperienze possibili per capire qual è l’approccio più adatto per me.
Raccontaci di come è nata la collaborazione con Chiello per il singolo “Ghiaccio“.
Io ero a casa quando mi è arrivato un messaggio dei miei produttori. Mi dicono che Chiello, che intanto sta lavorando al suo album, aveva ascoltato il brano e che gli era piaciuto. Mi hanno così chiesto se mi andasse bene se scrivesse una strofa da aggiungere alla canzone e io ho detto subito sì, ero molto contenta. Lo stimo molto come artista.
Quali sono stati i riferimenti musicali che hanno maggiormente inciso sulla produzione di questo disco?
Le referenze le principali influenze sono Phoebe Bridges, che dal punto di vista testuale ritengo molto sincera, ma anche Clairo per le sonorità organiche dei suoi brani strumentali. Io avevo proprio voglia di lavorare su delle sonorità molto organiche, calde, che rimandi a un viaggio unico dal primo brano fino all’ultimo, con un filo conduttore da subito riconoscibile.
Per la traccia conclusiva, Sei acqua, racconti di esserti ispirata al film Chungking Express di Wong Kar-wai. Ti chiederei di dirci di più su questo interessante parallelismo.
Per capire come volevo fare la mia musica mi sono spesso confrontata con il cinema di Wong Kar-wai, che è uno dei miei registi preferiti. Mi sono ritrovata nei modi in cui racconta la città, nella sua idea di solitudine, nel desiderio di trovare il proprio posto nel mondo espresso nei suoi film. Ha voluto raccontare questi temi in una storia vera e propria e io ho voluto fare lo stesso in Sei acqua, in cui immagino questo muro d’acqua che circonda l’intera narrazione, i personaggi, la metropoli, il tempo. È una sensazione di solitudine e ricerca che è ben presente nel film da cui ho tratto ispirazione.
Qual è la canzone che senti rappresentarti maggiormente in questo disco?
Spontaneamente ti direi La metà. Riesce un po’ a riassumere le tematiche di cui ho voluto parlare in questo album. Affronta da subito le idee del cambiamento, del senso di instabilità, della mancanza di certezze che permettono di sentirci liberi e di evolverci.
Presumo che stiate già preparando le canzoni live per i prossimi concerti…
Certo, stiamo già lavorando al tour invernale e presto potrò dire di più sulle date!
Ringraziamo ceneri per la disponibilità e le auguriamo il meglio per questo nuovo inizio.
Alessandro Triolo
Nato e cresciuto a Messina, laureato in Culture moderne comparate a Torino, scrivo di musica e letteratura.