[Anteprima Clip & La prima Intervista] Cardo – Portami al mare
Anni ‘90, influenze britanniche e scarpe da ginnastica. Mirko viene dalla provincia di Benevento ma CARDO prende vita da un lungo viaggio in Scozia, alla riscoperta del cantautorato e dell’autenticità delle parole che si legano con naturalezza a melodie semplici e a tratti malinconiche.
Noi di Futura1993 abbiamo intervistato CARDO in esclusiva per Le Rane, in occasione dell’uscita del suo singolo “Portami Al Mare”. Conosciamo insieme chi si cela dietro le stories che hanno popolato i social in questi ultimi giorni: foto di acque cristalline e un’unica richiesta “#portamialmare”.
Cosa ruota attorno al progetto CARDO e cosa vuol dire questo termine?
Preferisco non definirmi un progetto. Mi suona un po’ strana questa parola legata a me.
Le canzoni nascono da me poi vengono prodotte, registrate, distribuite e tanto altro. In tutte queste fasi siamo una squadra più che un progetto. Preferisco vederla così, mi piace pensare ad un “team” CARDO un po’ come nel calcio dove si gioca insieme per vincere. Collaboro con diverse persone per me molto importanti e mi ritengo fortunato per questo. Dopo aver scritto una canzone è la squadra che gioca la partita più grande.
Il nome viene dal CARDO, una pianta molto resistente e spinosa, è anche uno dei principali simboli della Scozia. Ha un significato importante per me, ho iniziato lì a scrivere le mie canzoni. Volevo un nome che fosse collegato in qualche modo a quella esperienza, per questo ho scelto di chiamarmi CARDO.
Perché questo nuovo progetto da solista dopo la tua lunga esperienza in una band?
Credo che alcune cose non siano frutto di scelte ma di un processo naturale, un susseguirsi di eventi, vengono un po’ da sé. Ho iniziato a scrivere le mie canzoni l’anno scorso e poi non ho più smesso di farlo. In Scozia buona parte del mio tempo lo occupavo a scrivere, evidentemente ero nello stato emotivo giusto. Quando mi sono accorto di avere un po’ di canzoni ho pensato: “perché non iniziare a registrarle?”. Ho chiamato Francesco Pontillo che poi è diventato il mio produttore e abbiamo iniziato a registrare al Deposito Zero Studios di Forlì. È nato tutto così. Mi piace quello che faccio; questo è fondamentale e per me vengono prima di ogni cosa le canzoni. Provo un grande piacere nello scrivere e non vedo l’ora di entrare di nuovo in studio per registrare i prossimi pezzi.
Quali sono i tuoi riferimenti culturali e musicali?
Ho attraversato molte fasi musicali nella mia vita, un po’ come tutti, il periodo rock n’ roll, quello punk, poi il cantautorato. Con CARDO i miei riferimenti sono buona parte del cantautorato anni 80-90 italiano, le serie TV con le quali sono cresciuto, i film cult con le loro atmosfere. Ascolto anche molto dream/indie pop internazionale e credo ci sia anche un po’ di questo in CARDO. Parlando di atmosfere a volte immagino un pezzo pensando all’atmosfera di un film o una serie tv, poi cerco di tradurre quelle atmosfere in musica, è una cosa del tutto personale, sensazioni. Per il singolo portami al mare avevo in mente un mood un po’ californiano e allo stesso tempo malinconico che mi portasse un po’ ad Orange County e un po’ nelle foreste di Twin Peaks. Prediligo il mood nostalgico, romantico, malinconico.
Cosa cercavi quando sei partito per la Scozia e cosa credi di aver trovato?
Ero in un momento particolare della mia vita in cui avevo soltanto bisogno di andare altrove. In realtà sono stato sempre stato affascinato da quel mondo; cercavo risposte che sono un po’ quelle che cerchiamo tutti alla soglia dei trenta. Alla fine non ci sono risposte. Ho trovato sicuramente delle canzoni, delle idee ed è stato un momento importante della mia vita.
Reebok, tastiere e immaginari anni ’90, omaggio o ispirazione?
Entrambi direi. Sono cresciuto con queste cose, col game boy in tasca, le reebok ai piedi, il mito del calcio, le vecchie serie TV e i film cult. È un po’ un omaggio e un po’ un’ispirazione. Le due cose permeano l’una nell’altra
Come nascono le tue canzoni?
Ci penso spesso anch’io ma una risposta univoca non c’è. Ogni canzone nasce in maniera diversa dall’altra. Ognuna ha un suo percorso e una sua storia. Credo che siano le canzoni a cercarti. A volte arrivano nei momenti più impensabili, in ogni caso sempre in maniera diversa. Le mie canzoni sono principalmente esperienze vissute o comunque riflessioni su cose vissute in prima persona. Prima una canzone la vivi e poi la scrivi, almeno per me vale così. Non riuscirei a parlare di qualcosa di totalmente astratto.
Sul tuo primo singolo “Portami al mare” cosa ci racconti?
È un pezzo estivo, un pezzo che ti fa venire voglia di tornare al mare con qualcuno e rivivere quei momenti, inteso anche come una richiesta: “portami al mare”. Porta con sè un velo malinconia da fine estate, per questo ho deciso di farlo uscire a fine agosto e non in piena estate: è un pezzo per quando sei appena rientrato dalle vacanze e vorresti di nuovo essere in riva al mare o sotto l’ombrellone. Sicuramente da ascoltare mentre ripensi con nostalgia alle vacanze.
Sei uscito totalmente autoprodotto. Come mai questa scelta?
Non si tratta di una scelta “morale”, anche se questo mi rende davvero indipendente! [ride]. Scherzi a parte, le etichette hanno le uscite già programmate e non ci sarebbe stato abbastanza tempo per programmare anche la mia, quindi ho deciso comunque di uscire con il mio primo singolo, trattandosi anche di un pezzo legato ad un periodo dell’anno ben preciso. Per il futuro valuterei con piacere proposte da parte di etichette davvero interessate ad investire su di me. Vedremo cosa arriverà..
Qual è l’artista a cui ti senti più vicino e quale a cui ti senti più lontano da un punto di vista musicale?
Per quello che faccio, mi sento molto vicino ai cantautori dell’attuale scena italiana ma anche ai cantautori che hanno fatto la storia della nostra musica. In generale prediligo la musica suonata, fatta con il cuore e la passione di chi vuole dare il meglio di sé e vuole portare un contenuto. è importante credere in quello che si fa. Oggi la musica ha bisogno di un approccio serio inteso come non superficiale, un approccio in cui ci sia la consapevolezza di dover fare qualcosa di qualitativamente valido e importante. A volte ci si riesce a volte no. È fondamentale comunque partire con questa intenzione per ottenere un buon risultato nel tempo. Le buone canzoni restano e vivono negli anni. Mi sento molto lontano dalla trap e dal rap. Non ascolto questi generi se non per curiosità, anche se apprezzo la nuova ondata di rap “cantautoriale”.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
In futuro mi piacerebbe collaborare con un po’ di artisti italiani. Stimo molto Davide Petrella, Tommaso Paradiso, Brunori, Appino, Colapesce. Ma è una cosa a cui ora non penso poi chissà, come si dice in questi casi: mai dire mai. Apprezzo questi artisti per quello che fanno, per ciò che scrivono, apprezzo il loro atteggiamento e chi come loro mette davanti le proprie canzoni. È importante che ci sia sincerità in quello che si fa a prescindere dal genere. Il pubblico percepisce quando c’è coerenza tra quello che senti e quello che fai.
Nella tua musica c’è spazio per l’internazionalità?
Canto in italiano ma secondo me c’è molto di internazionale nella mia musica. Mi piacerebbe girare un po’ anche all’estero. Vedremo…
L’ultimo festival musicale a cui sei andato e il prossimo a cui vorresti andare.
Sono stato in molti festival questa estate. Più nella scorsa perché ho avuto un po’ da fare come potrete immaginare. Ce ne sono diversi ai quali vorrei andare e mi auguro di andarci l’anno prossimo non solo da spettatore.
Grazie a Futura1993 e Le Rane per questa mia prima intervista. Ciao a tutti e seguitemi su @cardomusica (Instagram e Facebook)