Cambiare tutto per non cambiare nulla. Era marzo 2020, a poche settimane dall’inizio del primo lockdown, la gente si affacciava cantando dai balconi, decorati con pittoreschi striscioni che ci tranquillizzavano: sarebbe andato tutto bene.
Mi ero imbattuta in articoli di giornale che, cavalcando il filone ottimista, ci invitavano a guardare alla crisi sanitaria come un’occasione per cambiare davvero le cose. Dal contrasto al cambiamento climatico alla redistribuzione della ricchezza, se i governi delle democrazie occidentali erano stati capaci di chiuderci tutti in casa, allora esisteva il potere d’ agire radicalmente anche su altri fronti.
A fornirci una riflessione su ciò che è accaduto nell’ultimo anno, ci pensano i Ministri. “Cronaca Nera e Musica Leggera” è il nuovo EP della Band Milanese, uscito il 14 maggio per Woodworm/Universal. Il Disco si compone di quattro brani, in cui le sonorità inconfondibilmente rock del Gruppo, accompagnano testi disincantati e significativi.
L’EP si apre con Peggio di niente: il riff di chitarra adrenalinico, la voce graffiante di Divi e un testo che sa decisamente di pugno nello stomaco. “E poi improvvisamente, ho visto gente normale calpestare altra gente ed era peggio di niente” cantano i Ministri, più arrabbiati e in forma che mai. Segue Bagnini, brano ironico che poggia brillantemente su climax ascendenti, tra spaccati di vita quotidiana e concetti ben più complessi, come il senso di colpa e l’incoerenza.
Inferno si rivela un pezzo emotivamente liberatorio e piacevolmente orecchiabile. Infine, a chiudere l’EP, troviamo Cronaca Nera e Musica Leggera. Come un tagliente decalogo di divieti, l’ultimo pezzo riprende tutti i temi trattati nei brani precedenti, arricchendoli di significati.
I Ministri tornano sulle scene musicali carichi ed energici, consegnandoci un EP realizzato magistralmente, riconfermandosi come una delle eccellenze del panorama rock italiano. Inoltre, la Band ha recentemente annunciato le nuove date del Tour estivo.
Qui sotto, trovate l’intervista alla Band:
“Cronaca Nera e Musica Leggera”: il titolo del vostro EP rispecchia un paradosso attualissimo, a tratti sconfortante. Quali sono le ragioni dietro la scelta del titolo?
Il punto per noi non è mai raccontare quello che sta succedendo, quanto più trovare i paradossi e i cortocircuito che svelano quali siano davvero i meccanismi del mondo in cui viviamo. Diciamo che siamo alla ricerca delle cuciture, di quei punti che svelano la struttura del discorso. Cronaca nera e musica leggera sono cuciture.
Il tema della “musica leggera” è stato ripreso da altri artisti della scena indie, penso a Colapesce e Dimartino. Mentre loro danno una visione più intima e psicologica, voi abbracciate una narrazione più collettiva e sociale. Perché, secondo voi, si sente l’esigenza di parlare di musica leggera, e ne parlano proprio quei musicisti che si scostano dal genere?
Ci sono espressioni della nostra lingua che, per caso o per antichi disegni, ci dicono qualcosa della cultura in cui siamo immersi. La “leggerezza” della musica leggera (che in altre lingue semplicemente non esiste, o almeno non riguarda questioni di peso specifico) è una di queste. In quest’anno e mezzo di clausura in cui tutti abbiamo avuto meno stimoli esterni e meno esperienze, non mi stupisce che artisti diversi si siano ritrovati a riflettere su questi dettagli evocativi della lingua e della società italiana.
Riguardo alla lavorazione del Disco, quando avete iniziato a scrivere i pezzi? Com’è avvenuto il processo compositivo? L’idea di pubblicare un EP era presente sin dall’inizio?
Nel materiale che siamo andati a registrare con Ivan Rossi c’erano sia pezzi del 2019 (come Bagnini) sia brani nati a pandemia già esplosa. Quando abbiamo finito la session in studio, riascoltando quello che avevamo fatto, abbiamo individuato questa piccola cerchia di brani che sembrava nata per stare insieme. Per quanto riguarda il processo compositivo, è sempre lo stesso da quando ci conosciamo: ognuno porta in sala prove le sue idee e le sue canzoni, a volte fatte e finite, a volte solo delle bozze, e le si lavora stressandole e tentando ogni strada – per vedere come si comporta il materiale sottoposto a sollecitazioni (metriche, stilistiche o di arrangiamento) anche profondamente diverse tra loro.
Ho letto da qualche parte che, per la realizzazione di questo Disco, sono aumentate le collaborazioni esterne. Ce ne parlate?
Aumentate non direi, dato che in massima parte facciamo tutto noi tre. Però abbiamo incontrate nuove persone con cui non avevamo ancora lavorato e ci siamo trovati magnificamente. Tre nomi su tutti: Ivan Rossi, che ha lavorato con noi all’ep, Nic Cerioni, stylist che non ha bisogno di presentazioni che ci ha vestito per il video di Peggio di niente, e Marco Pellegrino, regista del video con cui avevamo già collaborato (ma a distanza) per il video di Inverno.
“Peggio di niente” è il brano d’apertura, nonché singolo anticipante l’uscita dell’EP. La frase: “Ho visto il tempo cadere, ho visto buio per sempre” mi ha ricordato le parole di “tempi bui”. Quasi a riprendere il discorso, aggiornarlo e concluderlo, senza lasciare troppe vie d’uscita. E’ stata una citazione pensata?
Sì un richiamo c’è, non riesco a ricordare se voluto nell’esatto momento in cui stavo stendendo il testo, o se invece è un collegamento che anch’io rilevo a posteriori. Posso dirti però che il testo di Peggio di niente è nato in un solo pomeriggio, in solitudine al Parco Forlanini di Milano, cercando silenzio e un po’ d’aria durante la scorsa estate. I testi che nascono e si chiudono in una sola giornata meritano sempre particolare attenzione, è un evento raro – almeno per me.
Il video del Brano è molto suggestivo, dai look total white alla “grande abbuffata” intrisa di sangue. Come sono andate le riprese del video? E soprattutto, che intruglio avete bevuto per simulare il sangue?
Il sangue era sciroppo di cioccolato, fecola di patate e coloranti alimentari. Detto così non sembra terribile, ma se lo mischi con peperoni crudi e finocchi l’effetto è davvero nauseabondo. È stato girato tutto in un giorno grazie al lavoro incredibile del regista e della casa di produzione Overclock. I playback del pezzo li abbiamo girati la notte, dopo aver fatto una doccia per lavarci via il sangue.
Avete proposto il format del vinile in edizione limitata, e pochi giorni fa è stata annunciata la ristampa dell’EP (stavolta in verde). Nonostante le piattaforme di streaming, sembra che il formato fisico non passi mai di moda. Ve l’aspettavate?
Più che moda, la vediamo come la comprensibilissima volontà di avere qualcosa da toccare e da custodire (prima ancora che da ascoltare). Tutto quello che abbiamo su internet non è nostro (e per questo è spesso gratis o quasi gratis). La musica che ascoltiamo e i film che guardiamo sono come i contenuti nello schienale delle poltrone sui voli intercontinentali: una volta scesi dall’aereo scompaiono. Il volo di questa nuova modernità digitale quanto a lungo durerà? Non è facile dirlo, sicuramente però se davvero ti interessano i Ministri, puoi comprare un loro album fisico e non dipendere più dalla compagnia aerea, per restare nell’allegoria.
Il brano che preferisco è “Inferno”. Potremmo discutere a lungo sui significati della parola in sé, quindi vado dritta al punto. Per voi cos’è l’inferno? Come fa ad essere una cosa che può essere scatenata e anche un luogo dove andare?
È un brano di Divi, che parla di quest’anno e mezzo, dei suoi paradossi, dello scontro tra individuo e comunità, di una società che si atomizza per decreto ma a cui di contro viene richiesta responsabilità collettiva. L’esperienza che tutti abbiamo passato, al di là di come l’abbiamo vissuta, ci ha riportato un’idea di rapporto tra cittadino/individuo e stato che non veniva messa in pratica – almeno in questa parte di mondo – da un bel po’ di tempo a questa parte. A molti è piaciuta, a noi no.
La copertina del Disco è un omaggio alle vecchie collane Einaudi, le cui grafiche sono state curate da Bruno Munari. Come avete anticipato sui social: “Sembra un libro ma è grande quanto un vinile”. Se fosse stato un libro, di cosa avrebbe parlato?
Delle stesse cose, ma senza l’esigenza di avere un ritornello.
A mio parere, ad esibizioni live, nel panorama rock italiano, non vi batte nessuno. Come avete vissuto l’astinenza da palco?
È stato un po’ come Old Boy: ci siamo allenati in una stanza per un anno e mezzo senza sapere quando avremmo potuto mettere in pratica il tutto, quando saremmo stati liberi. Pochi giorni fa siamo tornati su un palco, quello del Porte Aperte Festival, e, come nel film, abbiamo scoperto che sì – tutto quell’allenamento era servito.
A proposito di esibizioni, il Covid è stato devastante per il mondo dello spettacolo e per i suoi lavoratori. In particolare, voi avete aderito all’iniziativa de L’ultimo concerto, sottolineando proprio l’importanza dell’aiutare i piccoli club a ripartire.
Qualcuno pensa che si possa sostituire il lavoro di comunità, di incontro e di vivaio che da anni viene svolto (consapevolmente o meno) dai piccoli club, con contest musicali in prima serata. Più o meno come pensare che Master Chef possa sostituire le trattorie. Eppure è quello che sta concretamente succedendo, anche perché, al contrario del cibo, la musica in Italia ha pochissimo riconoscimento e pochissime protezioni.
Avete annunciato le prime date dei live di questa estate e avete già fatto il tutto esaurito per il concerto dell’8 luglio al Circolo Magnolia. Usciranno altre date? Siete contenti di tornare sul palco?
Le date al momento sono già dieci (e undici concerti, dato che al Magnolia ne faremo due). Forse se ne aggiungeranno altre due o tre. Siamo entusiasti di tornare sul palco ma soprattutto siamo contenti che la gente stia trovando la forza per uscire dalla paura e tornare a vivere.
Ecco le date aggiornate del Tour estivo dei Ministri:
4 luglio – Bologna – NOVA Bologna [biglietti]
5 luglio – Roma – Villa Ada Roma Incontra Il Mondo [biglietti]
8 luglio – Milano – Circolo Magnolia – SOLD OUT
10 luglio – Padova – Parco della musica [biglietti]
18 luglio – Genova – Balena Festival [biglietti]
24 luglio – Giais (PN) – Giais On The Rock Feel Festival [biglietti]
1 agosto – Rimini – Arena Lido [biglietti]
7 agosto – Treviso – Suoni di Marca Festival [biglietti]
25 agosto – Brescia – Radio Onda d’Urto
Prevendite dal 21 giugno
Foto di Chiara Mirelli