“Quality over quantity” leggiamo nella bio Instagram di Levante. Ed è proprio un simile motto che ha caratterizzato il tour estivo appena conclusosi: la qualità di poche date (nove) per prepararsi come si deve ad una settimana strabordante, anche in termini di quantità.
Mercoledì 27 settembre infatti, Levante si esibirà live all’Arena di Verona e due giorni più tardi, il 29 settembre, uscirà “Wild“, nuovo singolo di LP cui Levante ha prestato una strofa e la voce. Non male come prima settimana d’autunno. Ma in attesa di tuffarci nelle atmosfere di una serata che si prospetta elettrizzante e di un singolo che, già dal titolo, sarà capace di farci cantare selvaggiamente, abbiamo raggiunto Levante al telefono, per farci raccontare com’è andata la sua estate.
Partiamo dall’inizio, la data del 28 maggio al MIAMI.
Un’esperienza incredibile, perché ritornavo sul palco dopo un sacco di tempo. La mia esibizione è stata breve ma intensa, ha riportato a galla moltissimi ricordi. Come ad esempio la mia prima volta su quel palco, nel 2013. Dovevo cantare “MELA” insieme al suo autore, Alberto Bianco: si è trattato di una breve comparsata ma mi ha reso molto felice, così come lo ero quest’anno. Ho sentito di essere nel mio corpo, nella mia testa e in mezzo alla mia musica: nel posto giusto, insomma.
E un mese dopo, il 23 giugno, è uscito il tuo singolo “Canzone d’estate“. Ma è vero che l’avevi già scritta nel 2018?
Verissimo. Era un periodo in cui organizzavamo molte session fra autori di canzoni: era emersa naturalmente, come tantissimo altro materiale. Poi però non era più stata proposta a nessun artista. Dopo il mio album, “Opera Futura“, ci siamo chiesti quale brano del disco sarebbe potuto diventare un singolo estivo: siccome il lavoro era uscito a febbraio, ci sembrava più logico pubblicare un inedito. Credo davvero che ogni cosa, ogni canzone, abbia i propri tempi e la propria storia: è così che ho tirato fuori dal cilindro questo pezzo, “Canzone d’estate“.
Leggero, dalle atmosfere anni Sessanta e a tratti decisamente malinconico. Ha vissuto il suo momento, come brano, ed è piaciuto al pari di tutte le cose che sanno un pochino distinguersi. Quando arriva l’estate è facile che le canzoni più “impegnate” vengano fagocitate dai tormentoni, con il rischio di diventarlo loro stesse: in questo caso sono felice che il mio singolo abbia fatto il suo percorso, navigando sempre in acque più tranquille.
E ancora non abbiamo parlato del tour! Quale di queste nove date ti è rimasta particolarmente impressa?
Rispetto ad altri tour che ho fatto negli anni, ho preferito gestirmi in poche date perché volevo investire tutte le mie energie sull’Arena di Verona. In queste nove date me la sono proprio goduta, vivendo ogni singolo concerto con grande lucidità e grande gioia. Io e la mia band salivamo sul palco con un approccio maturo e questo mi ha reso super felice, perché enormemente consapevole. Per questo ogni data è stata importante, ma se ti devo rispondere con sincerità ne ho due che mi sono rimaste nel cuore: Roma e Noto. Entrambe sono state molto potenti: Roma perché non mi vedeva in concerto da ben cinque anni e mi ha accolta in un abbraccio indescrivibile, letteralmente.
Mi sono sentita molto amata, sono scesa dal palco, fra il pubblico, ed è stato un momento stupendo. E poi Noto, perché era l’ultimo appuntamento del tour: davanti a me avevo l’enorme scalinata della cattedrale, dunque mentre il pubblico guardava il mio spettacolo anche io ammiravo allo stesso modo uno spettacolo prorompente, quasi magico. Alla fine, una cosa che ha fatto la differenza in questo tour è l’aver potuto suonare senza distanze né mascherine: ci siamo davvero buttati il buio degli ultimi anni alle spalle. Ed è stato straordinario.
Hai citato l’Arena di Verona, dunque è logico chiederti come ti stai preparando a questo momento.
Abbiamo finito le prove e gli allestimenti domenica scorsa. Continuo a studiare e a ripassare, mi riscopro sempre più precisa nelle mie scelte. Le sensazioni che mi accompagnano sono di grande quiete: spero non sia quella prima della tempesta! Mi sento rilassata e concentrata, so che vado a fare una cosa che non sto affatto improvvisando, in un luogo magico ed importante: l’Arena è una pietra miliare della musica dal vivo, che sicuramente mi richiede impegno ma anche sincerità. Si tratta di una prova di forza in più, ma devo comunque restare me stessa.
Due giorni più tardi, il 29 settembre, uscirà “Wild“. Com’è nata la collaborazione fra Levante ed LP?
Lei mi ha incrociata a Bari durante uno show musicale: scendeva dal palco ed io salivo, poi ho scoperto che dev’essere rimasta ad ascoltarmi almeno un pochino perché, colpita dalla mia presenza e dalla mia voce, mi ha chiesto di collaborare al suo disco. Amo lo stile di LP: è fresco, potente e muscolare. La sua proposta mi ha fatto sentire non dico in difetto, ma incapace di aggiungere qualcosa di meglio ad un brano che sentivo già perfetto. Lei, nella sua generosità carismatica e prorompente, mi ha dato carta bianca: potevo aggiungere una strofa in inglese o in italiano.
Allora mi sono buttata e ci siamo divertite un sacco. Nutro un sincero affetto nei suoi confronti e mi ha fatto molto commuovere sentirla dire, mentre parlavamo di come io preferisca New York a Los Angeles (dove vive lei): “Beh, ma adesso a Los Angeles hai degli amici”. Sono stata travolta dalla sua energia e, comunque andranno le cose in futuro, che ci sia o meno spazio per nuove collaborazioni insieme, so che ne rimarrò impressionata ed influenzata per sempre.
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, ho spaziato nell'incredibile mondo del lavoro precario per alcuni anni: da commessa di libreria a maestra elementare, passando per il magico impiego di segretaria presso un'agenzia di voli in parapendio (sport che ho pure praticato, fino alla rottura del crociato). Ora scrivo a tempo pieno, ma anche a tempo perso.