“?” è l’EP di debutto di cecilia, un’artista che non ha paura di farsi domande
Ho sempre pensato alla malinconia come un abbraccio che ti travolge, non ti lascia scampo e domina ogni pensiero. Col tempo, però, le emozioni cambiano e con loro il nostro modo di descriverle. Ecco che la malinconia non mi travolge, ma mi avvolge: mi accompagna, mi trasporta. Questa volta, lo fa grazie a un EP che di malinconia e di ricordi si nutre, di domande che tutti nel nostro quotidiano abbiamo fatto a noi stessi – a volte trovando risposte, a volte solo altre domande – tracciando un percorso che, senza sovrastrutture né facili ambizioni, racconta in modo coraggioso, semplice ma non scontato, qualcosa che ognuno di noi ha vissuto e per cui a volte non ha trovato le parole. ? è l’EP di debutto di cecilia, una voce decisa e calda per una penna assolutamente originale.
Si potrebbero spendere mille parole acute per cecilia e il suo EP, ma la chiave di questo lavoro credo che sia proprio la semplicità: non semplicistico, ma semplice. ? è un EP che è semplice perché profondamente vero, un continuo movimento oscillante tra interrogativi, introspezione e quotidianità. Non è solo un insieme di testi, ma un modo di comunicare ciò che ha dentro, la volontà di mettersi a nudo per ciò che si è e dire a tutti che sì, è normale sentirsi una spirale senza riuscire ad uscire, è naturale sentirsi annodati e non sapere come sciogliersi. Nella vita di tutti i giorni, nei ricordi che si fanno spazio in modo naturale, trova terreno l’RnB di cecilia e i suoi testi sono decisamente lo specchio in cui rifletterci.
Tutto questo in un ascolto, ma in ? c’è molto di più: per scoprirlo, abbiamo fatto qualche domanda a cecilia in un percorso tra sonorità incalzanti, domande sincere e voglia di raccontarsi.
Il tuo nuovo EP è una domanda costante, un punto interrogativo che si distribuisce sui cinque brani: da dove nasce la tua esigenza di farti domande?
Sono la rappresentazione della perenne curiosa e l’eterna insicura. Sono due parti che mi caratterizzano fortemente e non c’è una parte dominante: a seconda di come sto l’una prevale sull’altra. La curiosità emerge ogni volta che incontro qualcosa di nuovo,
l’insicurezza mi spinge ad interrogarmi ed analizzare le esperienze che ho vissuto.
Nel tuo EP si mescolano sonorità più delicate a sonorità incalzanti, quasi come se il tuo bisogno di trovare risposte diventasse via via più deciso: che rapporto c’è tra musica e testo, nelle tue canzoni?
In realtà il processo di scrittura di queste canzoni si è basato su una pura espressione del momento. Il crescendo di cui parli è una causalità. Credo che Blu e Coltrane ne siano una riprova, visto il ritorno alla vibrazione Monterey.
La scrittura di queste canzoni è avvenuta in più fasi. La prima è stata la più intima: l’emozione e l’esigenza di esternarla hanno trovato il proprio spazio dentro una melodia, che a sua volta ha preso vita e ha cambiato colore a seconda e grazie agli accordi. In quel momento è arrivato il testo. Nel caso di questo EP è avvenuto tutto molto naturalmente, come se in qualche modo questi brani facessero già parte di me e la mia abilità fosse quella di dar loro una forma La seconda fase l’abbiamo vissuta in studio. La musica è nata grazie all’aiuto di Danny Bronzini e Peppe Petrelli insieme ai quali ho avuto modo di cucire il vestito perfetto per
ogni canzone.
Le azioni quotidiane, la prossimità con l’altro, le delusioni: tutto questo si presenta in maniera chiara nei brani del tuo EP. Cosa ti ha portato a mettere al centro delle tue canzoni la vita di ogni giorno?
La mia scrittura nasce dalla necessità di esprimere emozioni nate da avvenimenti che mi hanno coinvolto in prima persona e che mi hanno colpito fortemente. Non so come scriverlo diversamente da così, ma: non ho messo la vita di ogni giorno al centro delle mie canzoni, è la vita di ogni giorno che mi portato a scriverle.
Ascoltando il tuo EP, subito mi viene in mente il cinema e in particolare la Nouvelle Vague: il bisogno di raccontare ciò che si prova, la sensazione di doversi ascoltare, la necessità di tirar fuori la quotidianità vera in un mondo che fino ad allora non lo aveva fatto. Quali parole useresti per spiegare cosa significa mettersi a nudo?
Il sapersi mettere a nudo è un tema delicato. Non credo di essere in grado di farlo, almeno non sempre, non nella vita di tutti i giorni. La musica è il veicolo attraverso il quale soddisfo la necessità di tirar fuori la quotidianità vera di cui si parla. Ma sono due cose diverse, che nel tempo magari si potranno integrare.
La tua musica emerge in modo unico e si fa spazio tra le sonorità a cui siamo abituati in questo tempo: hai un/una artista che ti influenza più di altri/e?
Wow. Grazie (sorrido). Tra gli artisti che mi hanno influenzato maggiormente ci sono Mac Miller, Billie Eilish,
Solange, Frank Ocean. Mereba.
In questo EP un ruolo centrale lo giocano i ricordi. C’è un ricordo più importante di altri che ti viene in mente se pensi a tutto ciò che hai vissuto finora?
Sì, c’è, ma non all’interno di questo EP. Non mi sento ancora pronta per parlarne, è una cosa troppo più grande di me e non so ancora bene come descriverla.
Qual è la canzone che ti rispecchia di più in questo EP e perché?
Monterey. È stata la prima canzone di questa nuova ondata di “quotidianità vera” di cui parlavamo prima. Ricordo di aver pianto una volta finita, è stato liberatorio.
Passiamo dai ricordi ai progetti: qual è il futuro di cecilia?
Ora più che mai non c’è risposta più calzante di questa: ?
Virginia Ciambriello
24 anni, nella vita mi perdo tra le strade di Bologna e scrivo tutto il giorno. "Chitarra e voce" sono le mie parole preferite.