“Encelado”: l’ep d’esordio di Leonus è un viaggio interstellare da Marte al Brasile

Vi è mai capitato di viaggiare? Di viaggiare lontano, ma proprio lontano lontano lontano? Vi è mai capitato di andare in direttissima da una piattaforma di lancio verso lo spazio? No eh? Mmmh, lo sospettavo. Non temete però, perché grazie al primo Ep del giovanissimo Leonus,  potrete gustarvi un viaggio interstellare comodamente seduti sul divano nel vostro appartamento. Basterà semplicemente aprire Spotify.

Encelado è un viaggio, un’ispirazione, un’idea: uno sguardo al nostro mondo e alla nostra epoca dallo spazio. Da questa posizione privilegiata guardare dentro di noi sarà più semplice.

Sono canzoni per cosmonauti, per donare emozioni, sorrisi, lacrime a chi è lontano o a chi, guardando in alto, vorrebbe andare lontano.
Da Marte ad Encelado, passando per la sonda Cassini, e così via, Leonus dipinge abilmente un quadro composto da tasselli che intrecciano la quotidianità e la bellezza, il fascino della scoperta, rendendo il tutto extra ordinario tramite il parallelismo ben riuscito con il tema Space.

Ogni canzone è un microcosmo che abbraccia sonorità del panorama musicale attuale, che spaziano dal pop alla trap, dall’indie al cantautorato, con rimandi al jazz. Il viaggio inizia proprio da La piattaforma di lancio, traccia di apertura, ritmo samba rivisitato in chiave elettronica, una storia nata in Brasile e continuata in Italia. Questo viaggio surreale ha portato Leonus alla scoperta del proprio io.

Facciamo poi un salto su Marte con il secondo brano che sembra arrivare da un futuro prossimo. Il pezzo strizza l’occhio alla trap ma in modo sperimentale, un divertissement che nasce da un famoso evento astronomico degli ultimi anni: quando Elon Musk con Space X lanciò il suo razzo su Marte lo fece in maniera spettacolare, montando una Tesla rossa sul razzo con un pupazzetto a bordo e con tanto di David Bowie alla radio. Un’immagine che già di per sé scuote gli animi.

Il cuore poi è proprio la title track, una canzone che nasce un anno fa nel freddo stereotipato del nord, tra Italia e Svizzera.

Il pretesto era chiaramente un amore andato male, un prolungarsi di sofferenze che avevano bisogno di un “freeze” definitivo, di un punto fermo. La passione per lo spazio, che accompagna Leonus ormai dall’inizio di questo progetto, lo spinge a trovare un paragone con un satellite di Saturno, Encelado appunto, una palla di ghiaccio che ha probabilmente un nucleo caldo e contrasta con il gelo dell’esterno.

Approdiamo poi a Goodbye Cassini, anche qui lo spunto è un evento astronomico avvenuto realmente: nel 2017 La NASA decise di distruggere la sonda Cassini, inviata nel ’97 nel Sistema di Saturno. Dopo 20 anni di onorata carriera in cui la sonda esplorò e ci inviò foto spettacolari di Saturno e le sue magiche lune (Titano, Encelado, ecc.), il carburante del nostro piccolo amico robotico arrivò all’esaurimento e di lì a poco gli scienziati non sarebbero stati in grado di controllarlo. Decisero quindi di farlo schiantare contro Saturno, gigante gassoso che polverizza qualunque cosa si avvicini troppo. Con un ultimo salto spettacolare, a slalom tra gli anelli di Saturno, la Sonda Cassini andò coraggiosamente incontro al suo destino, eseguendo il comando letale che gli era stato impartito. Chissà cosa provava quel piccolo robottino, quali pensieri e quale emozioni si affollavano nei suoi circuiti.

L’approdo di questo viaggio è 14 miliardi di volte, una ballad elettronica del XXI secolo.

Un loop armonico si ripete ciclicamente nella strofa, cadenzando le distanze siderali che via via si attraversano; le parole si distendono sopra, spesso con geometrie irregolari, per poi esplodere in un ritornello liberatorio con sonorità in altalena tra pop, indie e trap. L’amore ha gli stessi effetti devastanti di un Big Bang, un’esplosione avvenuta circa 14 miliardi di anni fa (13,7 per l’esattezza!). È l’origine di tutto, anche quando non è corrisposto.

Ottimo lavoro per i produttori Dre Loa e Roberto Demartis, convincente il lavoro di Leonus anche se forse non propriamente immediato ad un primo ascolto, probabilmente a causa dei diversi generi che si alternano e che possono confondere l’ascoltatore. Tuttavia la scelta è voluta ed è frutto della volontà  di mescolare le proprie radici cantautorali e jazzistiche con le nuove sonorità Indie/Trap e elettroniche. Consiglio comunque di dare una seconda chance a questo EP perchè potreste scoprire dei luoghi che non avete ancora visto. Soprattutto lo consiglio a chi vuole uscire dal mainstream.

Leonus – Encelado [Ascolta Qui]

5 canzoni, che sono il riassunto di un grande trip mentale. Dopo una lunga chiacchierata con l’artista per entrare nel vivo del suo “viaggio”, eccone il risultato:

Raccontaci il collegamento diretto esistente e preesistente tra la tua vita privata e l’astronomia.

Il collegamento diretto è da ricercare certamente nella mia infanzia. Da bambino quando mi chiedevano cosa volevo fare da grande, rispondevo o “l’archeologo!” o “l’astronauta!”. In entrambi i casi si trattava di esploratori, di ricercatori, di gente che non si ferma alla superficie, all’apparenza.

Ricordo quando alle elementari veniva un signore che portava un enorme planetario gonfiabile dentro la scuola. Lo montava, ci faceva entrare dentro e proiettava la mappa celeste sulla superficie. Sembrava di essere in un luogo magico. Penso sia da allora che la passione per l’astronomia si è appiccicata al mio cuore.

All’università ho realizzato il desiderio dell’archeologia. E adesso sto facendo l’astronauta.

Sappiamo che questi brani contenuti in Encelado sono frutto di un lungo periodo di lavoro. Quale brano dell’ep trovi più vicino a te oggi?

Sì, è vero, Encelado è il riassunto di più di 3 anni di canzoni, fatti e esperienze personali. Ogni canzone è un pezzetto di vissuto, uno spaccato della nostra epoca e un passo del mio cammino. Fanno tutte parte di me.

Raccontano tutte una trasformazione, un cambiamento interiore importante, ma ho cercato anche di metterci dentro la mia voglia di sperimentare, di fare cose fuori dai tracciati convenzionali, dagli steccati dei recinti di genere con cui solitamente si divide la musica.

Se la fine della mia ultima relazione è ben fotografata in “Encelado”, forse ora mi sento più vicino a “14 miliardi di volte” per la difficoltà che a volte percepisco nel comunicare con le persone e la distanza che spesso sento quando provo a rituffarmi nell’amore.

Leonus
Se dovessi descrivere un percorso di vita attraverso i brani che corrispondono a corpi celesti, in che ordine potresti disporli e perché?

Beh, diciamo che l’ordine delle tracce nell’EP ha già una sua logica, una logica fisica fatta di distanze siderali.

Dalla Terra (“Piattaforma di Lancio”) al punto più lontano che le nostre conoscenze possono concepire, cioè l’origine di tutto, il Big Bang (“14 Miliardi di Volte”), passando per Marte (“Dolce vita su Marte”), Saturno (“Goodbye Cassini”) e le sue Lune (“Encelado”).

Non sono un grande fan dell’astrologia però credo che in ogni momento della nostra vita siamo connessi a questi corpi celesti che ci girano intorno e influenzano il nostro modo di pensare e di vedere le cose, soprattutto i pianeti del nostro Sistema Solare, così enormi e così vicini. Siamo fatti di impulsi elettrici dopotutto, il magnetismo non ci lascia indifferenti! Quale modo migliore dunque di raccontare il nostro mondo e la nostra epoca se non guardando tutto questo dall’alto dello spazio, dove ogni cosa sembra piccola e facile da raccontare?

Cosa ha in serbo per noi prossimamente Leonus ?

Questo EP è certamente la chiusura di un cerchio. Dopo più di 3 anni a confronto con queste suggestioni “cosmiche” ho sentito l’esigenza di una cesura, di una sorta di “diario di bordo” in cui racchiudere questo viaggio in una forma divulgativa, in modo che anche altri possano vivere in parte ciò che ho visto io nella mia confusa mente. Anche la scelta di contaminarsi musicalmente con sonorità più attuali, di sporcarsi le mani con la contemporaneità nasce dall’esigenza di comprendere e farsi comprendere, per creare un filo empatico con l’ascoltatore.

Ora però il piccolo EP-razzo è decollato. Tutto ciò che dovevo dire l’ho detto e starà alle persone che lo ascolteranno decidere se continuare a farlo viaggiare o dimenticarlo in qualche meandro del cosmo, in attesa che un esploratore sperduto lo ritrovi. Sono felice di averlo fatto volare, sto già lavorando ad un nuovo progetto ora e quasi lo sentivo come un peso.

Non vorrei spoilerare ciò che sta per arrivare (forse il prossimo anno?). Posso solo dire che dopo tutto questo viaggiare nello spazio, mi è venuta una gran voglia di fare un viaggio nel tempo…

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