Calendari che segnano il tempo e la nostalgia anni ’80 delle Erbe Officinali
Quante cose cambiano crescendo? Ci sono cose che non abbiamo più voglia di fare, cose che invece iniziamo ad apprezzare alla soglia dei 25 anni. Ma ogni esperienza vissuta fa parte del nostro bagaglio emotivo, questo cantano le Erbe Officinali, nel singolo che segna il loro ritorno sulla scena musicale. Il brano si chiama Calendario ed è una ballata piacevole, una canzone che ascolti fumando una bella sigaretta sul davanzale di casa o bevendo una Ceres in compagnia.
Melodie che sembrano arrivare direttamente dagli anni ’80, il risultato è un’atmosfera pop-funk caratterizzata da batterie super aperte marchiate dal cosiddetto gated reverb e da chitarre energicamente stoppate.
“Sono tutte le cose che non mi va di fare più” così fa il ritornello ed è subito un tuffo nel passato, tra la malinconia delle cose andate e la meraviglia con cui si aspettano le cose che verranno.
Le Erbe Officinali sono una band emergente del nuovo panorama indie pop italiano. Il progetto prende vita grazie alle idee di Daniel Riggione e Riccardo Fabris, La loro musica è figlia dell’incontro tra il cantautorato italiano e la sperimentazione più indipendente e moderna. Hanno alle spalle già qualche canzone, un disco e kilometri di strada macinati in tour. Il 2020 si apre per loro con l’ingresso nell’etichetta Matilde Dischi e la pubblicazione di Calendario, il nuovo singolo, dal 7 aprile disponibile su tutte le piattaforme digitali. Ho alzato la cornetta del telefono per scambiare quattro chiacchiere con loro ed ecco cosa è venuto fuori.
Che cosa rappresenta per voi il concetto di tempo?
D: Il tempo per me rappresenta qualcosa a cui bisogna sforzarsi di non fare caso, altrimenti causa di preoccupazioni e ansie spesso inutili. Non mi entusiasma perdermi nei ricordi del passato e neanche in progetti per il futuro, l’intensità di emozioni e problematiche che causa il presente per me sono più che sufficienti. Quando inizi a pensarci poi, ecco che vengono fuori brani come Calendario.
Nel vostro nuovo singolo “Calendario” esprimete proprio il passaggio dall’età adolescenziale, a quella più adulta. Come affrontate la paura di crescere?
R: Bella domanda. In realtà credo che non ci sia una vera e propria ricetta per affrontare la paura di crescere, si tratta più di sperimentare, provare a intraprendere una strada cercando di far assomigliare la vita sempre di più ai propri desideri, e vedere se si sta facendo bene, strada facendo. Crescere spaventerà sempre è inevitabile, ma provare a costruire qualcosa di solido sin da subito può aiutare ad avere meno paura del futuro.
Qual è il vostro primo ricordo legato alla musica?
D: La musica e la poesia hanno sempre accompagnato la mia vita. La svolta verso la musica suonata però, è stata quando un mio amico, che veniva qui in vacanza, quell’estate si presentò con una chitarra. Ricordo che strimpellava le canzoni più in voga del momento, ed anche se era alle prime armi, io rimanevo incantato ad ascoltare il suono emesso da quelle corde ferrose e maltrattate. Due giorni dopo andai a comprarne una. Qualche mese dopo iniziai a prendere lezioni, poi, solo qualche anno dopo, iniziai a mettere insieme i miei testi con la musica.
R: Sicuramente il giradischi di mia madre nella prima casa in affitto in cui mi ricordo di aver abitato, avrò avuto all’incirca 4/5 anni e nel salone di casa mia c’erano tutti i vinili di Battisti. Dieci ragazze era la mia canzone preferita e la sapevo a memoria.
Perché le Erbe officinali?
D: Quando ci siamo incontrati io e Riccardo, abbiamo subito notato che tra le cose in comune c’era una certa tendenza all’ansia e all’ipocondria, ed entrambi, per fronteggiare questi malumori in maniera naturale eravamo soliti far uso di rimedi naturali, a base proprio di erbe officinali. Scegliere il nome della band a quel punto per noi risultò davvero semplice.
Com’è stato per voi crescere in una realtà provinciale come Terracina?
R: In realtà Terracina è una piccola perla, una cittadina sul mare in cui il clima è sempre mite a puoi andare a camminare sulla spiaggia anche d’inverno. Ovviamente tolto l’aspetto climatico e paesaggistico rimane una cittadina di provincia e quindi come tale le opportunità che offre non sono poi tante. Soprattutto per quanto riguarda la musica e gli spettacoli in generale abbiamo sempre dovuto procacciarci tutto da soli e farci il culo per provare ad emergere. Diciamo che in provincia (questo credo sia un po’ un fattore comune) non ti regala niente nessuno. Ma questo a volte ti aiuta a crescere più in fretta.
Qual é stato il primo concerto che avete fatto insieme?
D: La prima volta che abbiamo fatto un live insieme è stato in apertura a Roberto Angelini e Pier Cortese. Con il nostro primissimo singolo, abbiamo vinto un contest che ci ha aperto le porte a questa opportunità. È stato nel centro storico della nostra città, gremito di gente, quindi una bella emozione, un bel ricordo.
Cosa vuol dire oggi per una band fare musica indipendente? Vi riconoscete in questa definizione?
R: Fare musica indipendente oggi significa provare a fare musica che in primo luogo rispecchi sempre i propri gusti e non le mode del momento. Il termine “indie” però a mio avviso negli ultimi 10 anni ha visto pian piano sgretolarsi il concetto di “indipendente” per lasciar spazio semplicemente a quella che è una nuova fase del pop italiano. Sinceramente ne sono molto contento e credo che ci siano degli artisti ad oggi davvero interessanti e che sono sicuramente degni di nota. (Ovviamente c’è anche tanta roba di merda!) Per quanto riguarda noi, facciamo la nostra musica in questo modo, col nostro stile ed il nostro sound perché così è l’unica maniera in cui ci viene di farla. Senza pensare di dover fare per forza un brano catalogabile in un genere piuttosto che in un altro, è tutto piuttosto naturale fortunatamente. Facciamo la musica che ci “esce” in qualche modo con un’unica prerogativa: divertirci e cacciare dei prodotti che siano in primis per noi, di qualità.
Un saluto ai lettori delle Rane…
Un grande abbraccio (ad un metro di distanza) a tutti gli amici delle Rane!
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.