A volte l’ambizione si tradisce e lascia solo vuoti a perdere, la pazienza: perché volere tutto a volte implica il non saper stringere niente. Dunque, è questo il tema affrontato da Evandro, cantautore di Roma, classe 2001, nel suo EP di debutto, dal titolo parlante “Tutto”. Le sei tracce di questo EP narrano le dinamiche individuali in cui il proprio cammino di crescita personale si ripiega su sé stesso poiché capita spesso di perdere di vista l’essenziale. Così, come un povero gabbiano che rovista nei sacchetti della spazzatura in un contesto stradale romano, si finisce col lottare per obiettivi che non si condividono a pieno. Il risultato è che volendo ottenere tutto si finisce col non capire niente. Con un sarcasmo fresco e sonorità pop radiofoniche, Evandro racconta il suo immaginario in modo peculiare e autentico.
Ne abbiamo parlato con l’artista.
“Tutto” è il nome del tuo EP d’esordio. Come mai la scelta di questo titolo? Cosa vuoi trasmettere?
In realtà questo titolo deriva da un’espressione che ho sentito dire molto spesso intorno a me, ovvero “voglio prendermi tutto”. È stata una cosa che mi ha fatto molto pensare, perché non ho mai capito cosa volesse dire davvero questo “tutto”: non so se vuol dire fama, apprezzamento o altro. Quindi per me il tutto diventa la ricerca di qualcosa che non si sa neanche cosa sia.
Quindi si tratta di una ricerca, che riguarda tutto o forse niente, o sbaglio?
Esattamente. Nell’EP mi riferisco proprio a questo concetto di cercare il tutto e finire poi magari a stringere niente. Ma per quanto mi riguarda vediamo cosa mi riserva il mio percorso.
Come è avvenuta la scelta di narrare la generazione Z con un approccio legato al sarcasmo?
Ecco, sul narrare la generazione Z non saprei, ma di sicuro potrei esserne un esponente, avendo vent’anni. Credo che ognuno viva le cose a modo proprio. Nelle mie canzoni ci sono degli elementi legati alla generazione Z, ma mi piace raccontare cose che mi riguardano con un approccio sarcastico appunto perché lo ritengo uno dei migliori metodi per alleggerire le cose. Un modo efficace.
Credi che la generazione Z sia inevitabilmente legata alla narrazione del disagio, in modo quasi caratteristico che la contraddistingue?
Ecco, caratteristica non saprei. In realtà anche le generazioni del passato provavano disagio, ma di diverso tipo forse. Il nostro disagio potrebbe porsi in modo differente rispetto alle generazioni precedenti dal momento che noi abbiamo un altro tipo di sfide, anche importanti, da affrontare. Inoltre, siamo anche tra i primi a vivere nell’era pienamente digitale e tecnologizzata e quindi è un contesto nuovo. Il disagio è sicuramente fortissimo. E spesso si soffre senza neanche capirne il motivo. Dunque, la mia musica è anche una ricerca che riguarda proprio il capire da dove viene il malessere.
La copertina del tuo EP è una scena caratteristica dell’ambientazione tipicamente romana. Perché hai voluto ricreare questo tipo di riferimento?
Confrontandomi con l’ambiente che mi circonda, facendo caso alle varie attitudini, ho visto una sorta di analogia tra l’atteggiamento che hanno di solito le persone che sono spinte da molte ambizioni nei confronti del mercato e quello dei gabbiani, i quali cercano di bucare i sacchetti della spazzatura con foga ma senza capire cosa farsene esattamente. Ho pensato che fosse la scena più adatta per raccontare questa cosa.
A proposito di contesti, hai una tua idea riguardo l’attuale scena romana?
Credo che la scena romana sia un po’ più di nicchia, quindi, un po’ più indie se volgiamo dire così rispetto a quella milanese. Anche se trovo il concetto di scena un po’ impostato. Quello che posso fare io è cercare di essere il più sincero possibile.
Qual è la tua prospettiva riguardo i talent show, alla luce della tua esperienza?
Sì, esatto è una questione di punto di vista. La mia prospettiva da concorrente di un talent show è legata alla mia esperienza, appunto, allora premetto che ogni esperienza è diversa. Quindi si è trattato di un percorso duro, difficile, ma che mi ha permesso di crescere con una velocità veramente incredibile. Sono quello che sono oggi anche grazie a quel tipo di percorso.
Quali sono le tue idee per il futuro?
Direi organizzare qualche live, ma soprattutto tornare a lavoro per i prossimi progetti.