Cosa ci fa una rana, infiltrata nella “casa” di Dolce&Gabbana alla conferenza stampa di un artista affermato come Tiziano Ferro? Studia, prende appunti e impara.
La prima cosa che ho capito facendo questo mestiere è che per essere originali, per distinguersi, bisogna innanzitutto avere l’umiltà di stupirsi. E questa regola implicita vale ancora di più di fronte a chi, consegna la sua arte e le sue fragilità al pubblico e soprattutto all’opinione pubblica, non per lanciare un messaggio ma per farsi messaggio egli stesso.
Un messaggio di umanità, intelligenza, sensibilità profonda che dice a tutti:
Sono nato in un’epoca in cui mi sentivo sbagliato perché dovevo nascondere anche a me stesso ciò che sono. Sono caduto, ho toccato il fondo, ho affrontato i miei demoni. Oggi ho sposato l’uomo che amo e sono diventato padre di due bambini. Questo è il mio mondo e non permetterò più a nessuno di dire che non me lo merito.
Le sue braccia si riempiono di anno in anno di tatuaggi che rappresentano “scudi sulle vene”- lui stesso li definiva così in “Accetto Miracoli”– che assomigliano più a dei moniti per non perdere mai di vista le sue persone: mamma, papà, suo fratello Flavio, suo marito Victor e i suoi due figli: Margherita e Andreas.
Tiziano è cambiato, è diventato un uomo che non ha più paura di prendere posizione e di tanto in tanto si concede anche il gusto di parlare senza mezzi termini.
Probabilmente sarà la vecchiaia che impervia e i capelli bianchi che si fanno sempre più strada sulla testa, mentre il suo sorriso e le sue risate divertite e contagiose rimbombano fino all’atrio della sala, quando usciamo fuori al termine dell’intervista.
È cambiata anche la musica di Tiziano, metaforicamente e non. Il cantante di Latina, in questo nuovo progetto fa spazio, dopo molto tempo, ai feauturing e ad artisti molto diversi tra di loro.
Caparezza che definisce un misto tra Petrarca e Renzo Piano col quale è venuta fuori «una canzone ironica, nata sempre nel periodo della pandemia in cui ciascuno di noi ha usato il filtro del momento per capire davvero chi ci sta accanto».
C’è il ritorno di Ambra Angiolini in uno studio di registrazione che l’artista definisce «un tuffo nel sound degli anni ’90» dichiarando a tal proposito: «Pensa se nel ’94, mentre attaccavo la sua figurina suddivisa in quattro, nell’album di “Non è la Rai” mi avessero detto che Ambra avrebbe cantato una canzone scritta da me? Io credo che avrei avuto un attacco di cuore (ride nda).»
E la collaborazione col maestro Vecchioni nello swing “I miti”:
«Lui è da sempre un mito per me, uno dei motivi per cui scrivo canzoni, uno dei “colpevoli” ispiratori a vita. Sapevo che un uomo così profondo e tenero non si sarebbe tirato indietro di fronte al sarcasmo di questo brano.»
Ci sono anche i nomi di artisti di fama internazionale come Sting. E qui Tiziano ci tiene a specificare che sul retro del disco c’è scritto “Sting ft Tiziano Ferro” e non il contrario perché «Le gerarchie esistono e bisogna rispettarle».
E poi, per non farci mancare nulla, c’è il duetto con ThaSup (qui ho parlato del suo ultimo disco) che strizza l’occhio alle nuove generazioni:
«Ci siamo conosciuti su Instagram, abbiamo iniziato a chiacchierare – senza mai vederci in volto – e ho scoperto un ragazzo molto sensibile, con un drive soul incredibile. Questa canzone è nata da un fitto scambio di file, beat e idee e, nonostante sia giovanissimo, parla di quanto i suoi coetanei corrano dietro ai soldi e all’apparenza perdendo la capacità di parlare ad alta voce con se stessi.»
Tiziano parla anche della copertina del disco
Confessa che per la prima volta non è lui ad aver ideato il concept, ma Fabrizio Giannini, il suo agente, traendo ispirazione da una frase contenuta nel nuovo album: “Se non puoi dare il massimo, almeno prova a dare il minimo.”
«Da lì è nata l’idea di sdraiarmi quasi sull’orlo del precipizio creando questo fotomontaggio con uno sfondo urbano, anche se molti miei amici ancora sospettano che l’ho fatto davvero»
Però ammette che per certi versi è come se si sentisse davvero in bilico sul ciglio di un burrone:
«Essendo stato l’unico a non aver rimandato il tour al 2022 per motivi che non potevo dichiarare, la cosa mi ha fatto disperare. Ovvero, sapevo che sarebbero arrivati i bimbi e volevo dedicare il mio anno da padre solamente a loro. Questo ai tempi creò uno scandalo nel mio team, perché poi ovviamente sarei stato l’unico a dover offrire la restituzione dei biglietti.
A parte che mi sembrava giusto in generale e l’avrei fatto comunque, in più avevo un certo senso di piacere nel farlo, come per dire che io il prossimo giro avrei voluto guadagnarmelo. Diciamo che ho messo in pratica quello che dicono gli americani “Sarai bravo tanto quanto il tuo prossimo lavoro”.
Avevo bisogno di questa cosa perché adesso ciò che mi terrorizza di più del mio lavoro è l’idea di sedermi, mi crea un senso di noia che mi corrode. Comunque poi le restituzioni sono state minime e sapere che chi non mi vedeva live dal 2017 continuava a darmi fiducia è stata una bella sveglia, soprattutto per me.»
Ma torniamo al mio costume da Rana, in questo nuovo ambiente nel quale mi sembravano tutti principi.
Tiziano Ferro è il motivo per cui mi sono appassionata alla musica (ne ho parlato qui), mi ci sono aggrappata con forza per cercare risposte e conforto e in Tiziano ho sempre trovato, un fratello, quell’amico che riusciva a dare forma a quelle fragilità che mi sembravano inafferrabili, anche solo per dargli un nome.
E così visto che negli anni mi ha insegnato il significato di tante parole a scoprirne la profondità e l’accezione al di là delle definizioni più canoniche (dalle astanterie di “Per dirti ciao” alle recrudescenze di carezze in “Fotografie della tua assenza”) non potevo astenermi dal fare una domanda che attenesse proprio a come il lessico che utilizza sia lo specchio di ciò che è diventato col tempo:
«Seguendoti dagli esordi non ho potuto fare a meno di notare un cambiamento nel tuo linguaggio: Dai primi dischi più ermetici, nelle metriche e nei significati che lasciavano spazio all’interpretazione, piano piano ti sei aperto ad una comunicazione più libera, chiara, che non lascia scanso ad equivoci. Pensi che ciò sia frutto del tuo percorso umano e spirituale?»
«La risposta è sì, sicuramente, non c’è dubbio. Però è anche vero che all’inizio un po’ cercavo un linguaggio. La musica era l’unico linguaggio che mi faceva sentire protetto, per cui era anche una necessità. Torniamo al sì, però. Se non avessi fatto un percorso non avrei sentito anche i limiti di un ermetismo che per certi versi mi sembrava obbligatorio.
Proprio ieri stavo ascoltando “Stella di Mare” di Dalla che nella versione con CesareCremonini che mi emoziona molto; però ho voluto riascoltare l’originale che ovviamente mi ha stra emozionato di nuovo. Mi ha fatto tenerezza Lucio, perché ho detto cavolo, che anno era? ’79? Chiaramente parla di un uomo, però mai una volta lo lascia intendere. È una cosa che mi ha dilaniato (si commuove nrd). Dalla era un artista che avrebbe potuto camminare in testa a chiunque eppure stava lì, nonostante la sua genialità infinita, a stare attento a quello che diceva.
Per cui hai ragione tu, il percorso che ho affrontato mi ha portato a scegliere una strada molto semplice: se la mia carriera deve finire per questo, che finisca, io non voglio più nascondermi.»
In realtà ci siamo detti la stessa cosa senza dircelo, perché l’ispirazione per la domanda mi è venuta ascoltando “Senza scappare mai più”, una canzone nella quale per la prima volta dopo il coming out, Tiziano racconta la fine di un amore, rivolgendosi ad un uomo.
Ho percepito nella sua commozione, nelle sue pause, la sua sofferenza e al tempo stesso la forza, la dignità di un uomo che ha cercato, trovato e conquistato la sua liberazione, mettendola a disposizione degli altri attraverso la sua musica.
Tiziano adesso non è solo un artista che ha venduto milioni di dischi, come titoleranno molti giornali nei prossimi giorni e a seguire.
Tiziano è un marito, un padre che non si rendeva conto di esserlo diventato finché il suo di padre, non glielo ha ricordato con un messaggio netto, inequivocabile e disarmante nella sua tenerezza “Tanti auguri da papà a papà”.
E Tiziano, ancora, ha fatto una magia con la quale attraverso una canzone (che sarà il prossimo singolo) racconta quel momento e lo fa pubblico per permetterci, innanzitutto di fare tesoro di quella ingiusta inconsapevolezza.
Sono grata alla mia tenacia che mi ha permesso oggi di vivere la vita che volevo. Sono grata alla musica che mi concede di entrare in posti nei quali mai avrei pensato di arrivare e sono felice di aver sbirciato un po’ di questo mondo “dei grandi”. Ora, non vedo l’ora di fare il prossimo salto.
Firmato:
Una piccola Rana 😊🐸