Giorgieness è tornata, e lo ha fatto nel modo in cui ci ha abituati fin dall’inizio della sua carriera. Ovvero, facendo tutto il rumore possibile.
L’epilogo della scaletta del tour di Mostri, il suo penultimo disco, era affidato a K2, brano tratto dall’album d’esordio. Nell’introdurlo, Giorgieness raccontava che le hanno insegnato che i concerti si devono iniziare facendo un gran rumore, sì, ma devono finire allo stesso modo.
Il rumore che fa la musica di Giorgieness non ha nulla a che vedere con l’accezione negativa che questo termine può contenere, soprattutto scavallati i trenta. Quando il rumore inizia ad essere la fonte della maggior parte dei malumori e dei fastidi. Al contrario, Giorgieness fa rumore perché sono ormai dieci anni che scrive canzoni coraggiose. Canzoni che non accettano compromessi, canzoni che sono il frutto di collaborazioni, di un lavoro minuzioso in studio, ma sempre finalizzato a una crescita. Come ci ha raccontato anche in quest’intervista, quest’attitudine la accompagna dall’inizio della carriera. Quando di fronte a un co-autore che si rifiutò di firmare un pezzo, perché secondo lui non funzionava, rispose pubblicandolo così com’era, e oggi è uno di quelli con gli ascolti maggiori. Un’attitudine che, per fortuna, non ha perso in quest’ultimo album.
“Giorgieness e i cuori infranti” è un disco che consacra la cantautrice di Sondrio come regina della comunità dei cuori infranti.
Una comunità di persone che si taglia da sola di notte i capelli o che piange sui mezzi – per parafrasare la (quasi) title track. Fuori dalla metafora, Giorgieness è la comandante di un esercito su Telegram, dedicato alle confessioni, alle conversazioni profonde, alle amicizie e ai rapporti tra anime affini.
Gli undici pezzi del disco raccontano, appunto, di cuori infranti, di situationship, di sofferenze che poi uno si vede da fuori, guarda per chi sta soffrendo e pensa: ma veramente? Sono brani che attraversono le diverse fasi di un rapporto in crisi. I momenti in cui la pressione psicologica è talmente forte che si finisce per addossarsi la colpa di tutto. E quelli, invece, in cui con orgoglio si rivendica che sono tutte cazzate e che il problema sei tu. È un album dalle sonorità meno rock e meno punk dei precedenti lavori, in cui Giorgieness riabbraccia la chitarra e si allontana un po’ dal basso. Ma il rock e il punk, chiare e dichiarate origini musicali dell’artista, rimangono nell’intenzione e nell’attitudine iconoclasta ma mai spavalda.
In occasione del release party alla Santeria Paladini di Milano, abbiamo incontrato Giorgieness e le abbiamo chiesto di comporre per noi una playlist speciale, di dieci pezzi. I primi cinque pezzi tratti dall’ultimo album, gli altri scavando a ritroso nella sua carriera. Per aiutarla a scegliere le canzoni, le abbiamo fornito delle direttive molto precise…
Scegli una canzone per quel tipo che ti ha ghostata
Cazzate!
Scegli una canzone per quelle relazioni che vanno male, e pensi “ma non è che il problema sono io?”
Beh, Piano piano. Perché quando sei in una spirale tossica, o in una relazione psicologicamente o fisicamente violenta, spesso tendi a colpevolizzarti.
Scegli una canzone per quelle relazioni che vanno male, e pensi “no no, non sono io il problema, sei tu!”
Brava, assolutamente Brava.
Scegli la canzone che ti ha fatto pensare “ok, sì, sono la regina dei cuori infranti”
Cuori infranti. Perché nasce dalla chat dei cuori infranti, che poi è la chat di Giorgieness di Telegram. Ho ascoltato le storie degli altri, che hanno cominciato ad aiutarsi e a starsi vicini. Io li vedo che chattano alle quattro di notte, chiedendosi se c’è qualcuno sveglio! Con loro, ho capito di non essere sola, di non essere unica, e di non essere speciale, in un senso bello. Il mio dolore non è speciale, e quando diventa collettivo non è più dolore ma è reazione.
Scegli la canzone che hai scritto quando eri completamente fuori di te, e poi con il lavoro in studio l’hai un po’ smussata
Eclissi. È un pezzo nato di getto, come non mi succedeva da tanti anni. Se me lo avessi chiesto con il primo album, ti avrei detto Che strano rumore, probabilmente. Ma ora ti dico Eclissi.
Scegli una canzone da fare ascoltare a chi ti dice che la musica italiana, proprio, non la ascolta
Rimango su questo album: Mamma.
Scegli una canzone che rivendichi con orgoglio di avere scritto
Che strano rumore! È un pezzo che la persona con cui ho lavorato non ha voluto firmare. E invece è una di quelle con più ascolti!
Sei a una serata in un bar e ti chiedono di suonare. Se tutto il pubblico si alza mentre suoni, vinci drink gratis a vita in quel bar. Scegli la canzone che suoneresti.
Dicono di me.
Sei di nuovo a una serata in un bar e ti chiedono di suonare. Se tutto il pubblico, questa volta, si mette a piangere, vinci drink gratis a vita in quel bar. Scegli la canzone che suoneresti.
Non ballerò. Piantino assicurato.
Ero indeciso con “Anima in piena“…
Diciamo che ho ricordi di grandi pianti su Non ballerò, e ce l’ho da più tempo, quindi ho un metro più ampio. Se non piangono la prima volta e ho una seconda opportunità, di sicuro canterei Anima in piena.
Scegli una canzone che, quando l’hai scritta, sentivi tua, poi sei cresciuta e oggi ti sembra quasi strana
Devo dirlo davvero? Chi mi conosce lo sa: Che cosa resta. Un pezzo che io detesto! Vi prego, trovate un altro pezzo che vi piaccia come questo, non ce la faccio più! Non è come lo volevo io a livello di produzione, si lega a una storia assurda, non parla di me, io sono la stronza! Ma poi con questa persona abbiamo chiarito, è un pezzo che disconosco, non è mio.
Colpa dei gatti, li devi mettere in un altro pezzo!
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Filippo Colombo
Predico bene razzolando insomma, mi piace mangiare la pizza a colazione, odio i concerti dove si sta seduti.