Ho conosciuto la mia ombra! (Epic Records/Sony Music Italy), pubblicato lo scorso 14 aprile, è il nuovo progetto discografico di Fasma – all’anagrafe Tiberio Fazioli – e del suo produttore GG (Luigi Zammarano).
In questo concept album, che vuole narrare un viaggio nel proprio buio, troviamo brani dalla scrittura tagliente e sincera, che raccontano senza troppi orpelli le fragilità dell’animo umano. Partendo dagli abissi dell’anima, Fasma ci conduce presso la parte più luminosa di ognuno di noi, senza dimenticare, però, che la luce non esclude il buio. Il fatto stesso di essere umani, infatti, implica in noi la coesistenza di queste due istanze; la mèta del viaggio di Fasma e GG, dunque, non è l’abbandono del buio, ma l’accettazione di questo.
In “Ho conosciuto la mia ombra!” Fasma sperimenta sia nei testi, sia nelle sonorità. Ma quello dell’artista non è uno sperimentalismo che nasce dalla volontà di adattarsi alle tendenze, anzi, tutt’altro.
In questo preciso momento storico, in cui il mondo della musica è continuamente bombardato da nuove uscite, durante l’ascolto di un progetto mi ritrovo spesso a pormi una domanda: “quanto cuore c’è realmente in questi brani?”. Molte volte sembra, infatti, che venga fatta uscire nuova musica semplicemente per soddisfare le esigenze del mercato e non per la pura volontà di portare avanti un progetto coerente con la propria identità artistica.
Ebbene, ponendomi la stessa domanda durante l’ascolto di questo album, mi sono risposta che in Ho conosciuto la mia ombra! c’è tantissimo cuore. Quella di Fasma è una musica che nasce da una necessità e quella necessità te la fa percepire.
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere (forse qualcuna in più) con Fasma su questo suo nuovo lavoro. Le sue parole non hanno fatto altro che confermarmi che Ho conosciuto la mia ombra! è un progetto bello perché autentico, sincero, sentito e studiato nei minimi dettagli da chi lo ha creato affinché possa arrivare alla gente nel modo più compiuto e coerente possibile. È il frutto del lavoro di due anni portato avanti da due amici fraterni, Fasma e GG, che in un mondo sempre più votato all’esaltazione del singolo ci ricordano che i sogni possono essere ancora condivisi, sul palco come nella vita.
Insomma, l’ascolto è super consigliato, soprattutto se avete bisogno di perdervi (e ritrovarvi) in voi stessi, nel vostro buio come nella vostra luce. Perché siamo entrambe le cose – buio e luce, giusto e sbagliato, santi e peccatori – e riconoscerlo è il primo passo per affrontare meglio la vita. Per il resto evito di dilungarmi troppo e vi lascio direttamente alle parole con cui Fasma mi ha raccontato questo suo nuovo viaggio.
Ciao Tiberio, come stai e soprattutto come stai vivendo l’uscita di questo nuovo progetto?
Sto bene, grazie mille per la domanda! Ora che è uscito il disco mi sento molto più leggero. Avevamo questo lavoro in cantiere da ormai due anni e svuotare il proprio magazzino di musica fa sempre bene perché ti permette di dare spazio ad altra nuova musica. Mi sento in un momento di libertà estrema, in cui ho la possibilità di sperimentare e di scoprire nuove emozioni.
“Ho conosciuto la mia ombra!” è il tuo nuovo album. Ci vuoi spiegare la scelta del titolo e cosa hai voluto raccontare attraverso questo?
La scelta del titolo non è una scelta casuale. Anzi, credo sia stata la cosa più difficile nella realizzazione del disco. Siccome riuscire a rappresentare un viaggio senza dare all’album un titolo che fosse quasi cinematografico era molto difficile, abbiamo deciso di mettere nel titolo un’azione che è quella del conoscere. Con la scelta della parola “conoscere” volevamo far capire che alla fine del viaggio questa conoscenza dell’ombra non è una conoscenza approfondita, ma un’accettazione. Insomma, una volta terminato l’album il viaggio non è finito, ma, anzi, è appena iniziato.
Il disco si innesta su una dicotomia buio/luce (tra l’altro Buio è anche il titolo del brano di apertura del disco). Sembra, però, che in questi brani buio e luce non si escludano mai, ma che, anzi, siano complementari. Innanzitutto, dimmi tu se questa può essere un’interpretazione giusta. Secondariamente, Fasma, in quanto artista, come si muove su questa dicotomia?
Per quanto riguarda l’interpretazione è giustissima, perché questa dicotomia di cui tu parli è proprio una cosa voluta. Infatti, nell’ultima traccia, Soli, che in teoria dovrebbe chiudere il disco in quanto traccia con più luce possibile, ad un certo punto c’è un cambio di beat che vuole fare incontrare entrambe le parti: all’inizio la parte della luce e alla fine quella dell’ombra.
Io personalmente questa dicotomia nella mia vita l’ho sempre vissuta molto male. Non riuscivo mai a trovare un connubio tra la mia parte più solare e quella invece un po’ più tenebrosa. Spesso quando una prendeva possesso del mio corpo l’altra si ritrovava ad essere completamente oscurata, sia dal punto di vista della luce, sia da quello del buio.
Quello che ho voluto fare con l’album, io in primis, è stato cercare di accettare questo lato tenebroso, anche nei momenti in cui c’era la luce, senza provare a nasconderlo. Infatti l’album ha proprio questo obiettivo: quello di invitare le persone ad accettarsi e non nascondere nessuna parte di sé, come mi sono ritrovato, invece, a fare io per tantissimo tempo.
Ora ti faccio una domanda che forse potrebbe risultare difficile: se dovessi scegliere la tua canzone preferita in assoluto in questo album quale sceglieresti e perché?
La mia preferita non posso dirla perché se poi mi ascoltano le altre tracce si arrabbiano. Sicuramente quella che mi ha toccato di più quando l’ho registrata è stata Lilly, perché è una traccia a cui io sono veramente molto legato tant’è che fino all’ultimo pensavo di non farla uscire all’interno dell’album. Poi, però, parlando con gli altri, ho compreso che quella vulnerabilità che io percepisco quando scrivo una canzone può diventare forza per un’altra persona. Così ho messo da parte il mio orgoglio e ho preferito cercare di aiutare qualcun altro, anche al costo di rendermi vulnerabile. Questo ha reso senz’alcun dubbio Lilly la traccia più difficoltosa da fare uscire all’interno del disco.
Questo è il disco di Fasma, ma non solo, perché è anche il disco di GG, tuo produttore, ma anche tuo grande amico. Lui è parte integrante del tuo processo creativo e tu ci tieni a riconoscerlo sempre. Che valore ha per te questa cosa e che valore ha avuto per questo disco la presenza di GG?
Per me riconoscere sempre la presenza di GG, oltre che un fatto dovuto, perché noi questo lavoro lo facciamo insieme, rappresenta anche una maniera per combattere questo mondo sempre più individualista.
Mi piace l’idea di due ragazzi che scelgono di affrontare insieme questo mondo spesso difficile, provando a far capire alle persone che è possibile sognare con un amico. Per quanto riguarda questo album, senza di lui non sarebbe mai esistito. Quando vado in studio accanto a me non ho semplicemente un produttore che lavora alle mie basi, ma un amico che ascolta le mie pare e i miei problemi. Proprio per questo, mi facilita il lavoro e mi fa sentire più a mio agio in quello che faccio.
Sono passati su per giù sei anni dall’uscita di Marylin M., singolo fortunatissimo che ha segnato il tuo esordio. Cos’è rimasto di quel ragazzo degli inizi?
Sicuramente devo cambiare ancora tanto. Io so per certo che il mio percorso personale e artistico sono spesso direttamente proporzionali, ma, talvolta, anche inversamente proporzionali. Posso dirti che di lui sicuramente è rimasto il motivo per cui lo faccio, che è il motivo che mi dà quel brivido, un po’ come quello che prova un combattente che sale sul ring. Quando salgo sopra il palco, anche solo per qualche secondo, io mi sento realmente me stesso. E questo è un regalo che la musica mi fa tutt’oggi.
A livello personale la musica mi ha insegnato molto, come a credere di più in me stesso in determinate situazioni. Ma non mi ha cambiato. Sono certo che a livello di valori sia impossibile cambiare. Sono molto legato alle mie radici e credo che la musica le abbia semplicemente rafforzate.
Tu dai grande importanza anche alla componente visiva che diviene complementare alla tua musica. So che dipingi e che sei anche un amante di cinema. Ci vuoi spiegare come nasce la copertina di “Ho conosciuto la mia ombra”?
Per quanto riguarda la copertina dietro c’è stato uno studio molto grande. Abbiamo preso ispirazione dalla fotografia e dalle scenografie dei film horror. Per fare la copertina ci siamo serviti di una videocamera vecchia, con la quale abbiamo fatto un video all’immagine della copertina già realizzata in digitale. Dopodiché abbiamo fotografato quel video con altre macchinette vecchie, realizzando così una sorta di metateatro di videocamere: una videocamera dietro l’altra per dar vita a questa sgranatura un po’ particolare che poi abbiamo deciso di tenere come carattere visivo principale di tutto il disco.
Sempre per quanto riguarda la componente visiva dei tuoi brani. Raccontaci come nascono e si sviluppano i tre videoclip dei singoli che hanno prima anticipato e poi accompagnato l’uscita di “Ho conosciuto la mia ombra!” (SETIAMO, F.B.F.M, Lei parlò di lui)?
Per quanto riguarda i videoclip, l’aspetto cinematografico è stato fondamentale perché essendo un concept album noi volevamo cercare di rappresentarlo anche a livello visivo. Abbiamo cercato di esprimere il nostro messaggio con un video unico diviso in tre parti riprendendo le saghe dei film horror come, ad esempio, Venerdì 13.
La possibilità di esprimere una canzone sentimentale o comunque emotiva attraverso un aspetto visivo horror credo sia una scelta che possa rappresentare la società moderna molto bene. Vedere oggi la vulnerabilità e l’emotività di un uomo come qualcosa che lo mette a rischio un po’ come succede ai protagonisti dei film horror era secondo me il modo più giusto per rappresentare questo concept album e, dunque, questo viaggio.
Ora parliamo di live. Tu sei stato uno tra i giovani artisti più penalizzati da questo punto di vista: hai partecipato a Sanremo giovani nel 2020 e subito dopo è arrivata la pandemia. Hai poi partecipato tra i big a Sanremo 2021 in un’edizione che è stata addirittura senza pubblico. E di conseguenza sei stato costretto a rimandare a lungo i tuoi concerti a causa dell’emergenza sanitaria. Come ti sei sentito in quel periodo e come ti senti ora che tutto, finalmente, ricomincia? Cos’hai in programma nei prossimi mesi?
Abbiamo già in programma due date a novembre: il 16 all’Orion (Ciampino) e il 21 ai Magazzini Generali (Milano). Ma non escludo altre novità. Salire sopra il palco è il motivo principale per cui faccio musica e se fosse per me ci salirei ogni giorno.
Se devo essere sincero proprio quando sono tornato a fare live con i ragazzi, in seguito a quel momento di buio, in cui c’era sempre una forza maggiore che ce lo impediva, mi sono reso conto che non avrei mai più provato una sensazione del genere nella mia vita, neanche facendo bungee jumping o buttandomi con il paracadute.
In quel preciso momento ho capito che io volevo fare questo nella vita. Mi sono guardato e mi sono detto: “io non posso più tornare indietro”. Dunque, in quel periodo, magari mi avranno portato via la possibilità di fare i concerti ma io l’ho interpretato come un messaggio mandatomi da qualcuno dall’alto per farmi capire qualcosa. E credo proprio di averla capita questa cosa.
Chiara Montesano
Classe 1997. Ho una laurea in Italianistica ma provo a scrivere di musica mentre sogno la sala stampa di Sanremo.