Se vi state chiedendo quale nuovo artista della scena italiana ascoltare, magari per staccare dall’autotune, evidentemente non avete ancora conosciuto Jesse The Faccio.
Cantautore Padovano dal nome d’oltreoceano, era destinato a fare qualcosa di grande, già soltanto perché con un nome così bello non puoi rimanere nell’ombra – sì, si chiama davvero Jesse De Faccio – che richiama un personaggio di Fame, Saranno Famosi.
Ma Jesse è un ragazzo talentuoso che ha voglia di fare musica nuova, fresca, pur riprendendo sonorità che ricordano gli anni ’90. Ecco che lo scorso settembre è uscito I Soldi per New York, il suo disco d’esordio in chiave lo-fi.
Il disco è un’opera interessante e ha riscosso subito grande successo: lo scorso 24 Maggio, infatti, lo ha presentato anche sul palco del Mi Ami Festival, che per noi è come quando abbiamo detto a mamma che il gruppo del concerto di qualche mese fa era lo stesso che vedeva a Sanremo, quella sera.
L’ho intervistato qualche giorno fa e abbiamo parlato del suo modo di approcciarsi alla musica e del suo sogno, New York. Ecco qui la chiacchierata!
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Ciao lettori de Le Rane sono Jesse the Faccio, sono di Padova, faccio della musica detta Lo-Fi dove canto in italiano ma le influenze principali vengono da oltreoceano, un sound pieno di chitarre, molto anni ‘90. Non ho la patente e mi piace il vino bianco.
In un periodo storico in cui la musica vive di synth e basi trap, tu porti ancora avanti la sacra pratica del Lo-Fi. A chi ti ispiri? Hai ricevuto consenso o quando hai proposto la tua musica qualcuno ha storto il naso?
Mi ispiro soprattutto a band che provengono dagli Stati Uniti, come Beach Fossils, Mac demarco, Alex G, Parquet Courts. Quando ho mandato in giro le demo del disco ho ricevuto dei no, ma anche molto consenso che mi ha permesso di far partire appunto il progetto.
Le realtà che mi supportano sono legate a me perché soprattutto abbiamo la stessa visione del mondo musicale e perché si ha voglia di muovere qualcosa, per crescere insieme, per dare ascolti alternativi al pubblico italiano.
Lo-fi è anche uno stile di vita?
Potrebbe essere, sinceramente non lo so, non credo ci siano dei canoni definiti soprattutto perché musicalmente parlando il lo-fi può variare in molti generi, penso sia più una sorta di attitudine.
Nonostante le sonorità internazionali, canti in italiano: hai mai scritto in inglese? Pensi che lo farai in futuro?
Ho scritto in inglese quando ero ragazzino perché suonavo in band dove si cantava in inglese. Per questo mio progetto l’inglese non è contemplato in quanto credo di non poter esprimermi in maniera così chiara e lucida e credo che potrei cadere facilmente sul banale. Per il futuro chi lo sa.
Con chi sogni di duettare? Italiano o straniero.
Oddio veramente non lo so, domanda difficilissima. Mi piacerebbe lavorare con diversi artisti, più che altro sogno di lavorare con essi. Gli impossibili sono sicuramente Alex G, Andrew Savage dei Parquet Courts, Nick Rattigan (surf curse/currents joy) non è una questione di duetto ma proprio di approccio ai brani ecc.
In Italia sicuramente con il mio amico Bartolini, Pop x, Giocchino Turù, i Camillas, tutte realtà che mi affascinano molto.
Raccontaci il primo concerto a cui sei stato
Non so se me lo ricordo, da piccolo mio padre mi portava spesso ai suoi di concerti quindi le prime esperienze di live le ho fatte la con lui. Uno specifico non saprei, quando ho scoperto che esisteva Sherwood Festival forse, e ci si andava in bici (anche tutt’ora eh) pseudo di nascosto.
Come è andato il MI AMI? Raccontaci!
Eh il MiAmi è stato pazzesco. Non c’ero mai stato né da spettatore né da artista ed è stato spettacolare. Ho visto un sacco di concerti e conosciuto gente.
Il mio di concerto è andato piuttosto bene io ero molto emozionato, ma veramente carico, e i miei ragazzi con me, il pubblico ha risposto in maniera incredibilmente inaspettata e son stato super felice.
È un festival gestito magnificamente, tutto super preciso, professionisti incredibili sopra e dietro i palchi, trattamento incredibile. Sicuramente ci tornerò!
Quale festival internazionale (o italiano) sogni?
Sicuramente in Italia l’Ypsigrock a Castelbuono (PA): line up sempre incredibili e gusto internazionale invidiabile e raro in Italia, in una cornice incredibile.
Per quanto riguarda l’estero sicuramente (sogno appunto) i grandi festival europei, Primavera Sound, Sziget dove sono stato da spettatore e vorrei vedere come si sta dall’altra parte.
Tra quanti dischi conti di avere i soldi per New York?
Ahahah mi sa che devo farne ‘na decina!
A parte gli scherzi, tra la musica e il resto spero il più presto possibile ma non credo che prima di un paio d’anni possa essere una possibilità concreta, chiaramente per viverla al meglio, come vorrei.