Mettersi a nudo con un diario sonoro: la visione trasversale di Marta Tenaglia
L’innovazione passa anche attraverso la lucida capacità di analisi, il coraggio di (ri)pensare elementi noti per plasmare un nuovo modo d’utilizzo. Marta Tenaglia ha concepito una visione trasversale di parole e musica, creando il progetto Prospettiva.
Sviluppato durante il lockdown e concretizzato a ridosso dell’estate, questo concept ha messo a nudo tante fragilità condivise da chi continua a portare le cicatrici di un periodo storico difficile da inquadrare, ancora meno da vivere. Femminismo, tempo, consapevolezza e i tortuosi percorsi che fanno pensieri ed emozioni dentro di noi sono i temi trattati attraverso podcast dove Marta Tenaglia non ha lesinato il dialogo con amici e colleghi del settore musicale, senza lesinare cover che lasciano trasparire la sua squisita sensibilità nu-soul e playlist dall’imprescindibile impronta collaborativa.
Ne abbiamo parlato con la diretta interessata per conoscere meglio l’ottica fluida che ha portato ad una forma d’espressione dai contorni molto sfumati, ed al momento esempio unico nel suo genere. In attesa, inoltre, di “Bonsai”, il suo singolo d’esordio in arrivo a Ottobre.
“Prospettiva”, il progetto multiforme di Marta Tenaglia
Ciao Marta, “Prospettiva” è un progetto che nasce durante una fase di questo 2020 a dir poco incasinata per tutti noi. Ognuno l’ha vissuta reagendo in modo diverso, come hai fatto a canalizzare i tuoi stati d’animo in un’espressione artistica così versatile e multiforme?
Prima di riuscire a incanalare le energie è passato un bel po’ di tempo! C’è stato molto caos all’inizio, tutti i pensieri che solitamente accumulo durante qualsiasi giornata si sono scontrati uno contro l’altro, praticamente non avevo più una testa ma una piscina olimpionica senza acqua e con cose a caso dentro. A un certo punto tutto si è fermato di botto e le mie emozioni erano tir a 200 all’ora su un’autostrada, le corsie si sono ristrette al minimo e dovevo trovare un modo di passare comunque. Credo sia stato un po’ una scelta di sopravvivenza, dovevo continuare ad andare. Forse è venuto fuori un progetto multiforme e mutevole perché è così che è nato, guardando sempre lo stesso paesaggio dalla mia finestra ma vedendo ogni giorno nuove cose, stando ferma ma sentendo ogni mia cellula in viaggio.
Impossibile non notare quanto sia forte e robusta l’idea di “collettività”, di riconoscersi, confrontarsi e sviluppare determinate tematiche. Anche la scelta di Queer Sound rientra nel concept di lanciare messaggi precisi e ben definiti?
Sì per me la dimensione collettiva è sempre un po’ sullo sfondo di ogni argomento. Per me non c’è un altro modo di stare al mondo se non insieme.
Non è utopia, l’abbiamo visto chiaramente in questo lucido 2020 e non possiamo più negarlo, non siamo isole, niente di quello che facciamo può mai essere davvero sconnesso dall’esistenza altrui. Non so quanto i miei messaggi possano essere precisi e ben definiti ti dirò! Raramente so cosa voglio esattamente dire, magari lo so però in un’altra forma, apro mille parentesi, ne chiudo mezza. Più che altro sono convinta che sia necessario parlare e soprattutto dare voce a narrazioni che rimangono un po’ in disparte. La scelta di The Queer Sound come web magazine da dove lanciare il progetto Prospettiva va sicuramente in questa direzione, essendo appunto concepito come un focus su punti di vista per lo più inascoltati, come quello della cultura queer.
Confrontarmi con le teorie queer è stato molto importante per la mia idea di femminismo e per il mio percorso personale. Mi ha aiutato a mettermi in discussione, a ricostruirmi, ad ascoltare di più, e sono molto grata per questo. Mi piacerebbe si prestasse più attenzione a questo tipo di discorsi, in Italia perlopiù ignorati. Il binarismo di genere è una gabbia per tutt*.
“Se smetto di pensare/ di voler capire, ciò che veramente conta viene a galla, più nitido”: sono parole stupende. Credo che il mostro dell’overthinking sia un male trasversale a diverse generazioni. Quanto è importante (ri)abituarsi a lasciarsi un po’ “trascinare dalla corrente” invece di affannarsi a nuotare?
Mi sa che l’overthinking è un vizio antico tanto quanto la nostra smania di voler controllare tutto, e io sono sicuramente portata per l’arte dello svarionare. Siccome i rumori mi aiutano a distrarmi e a non vedere il vuoto, parto a mille molto facilmente. Per me è fondamentale ogni tanto smettere di dimenarmi, fare silenzio, fare spazio, altrimenti finisce che mi stanco inutilmente e non ho più energie per fare niente, neanche per stare a galla. Da piccola mi hanno fatto fare un corso di barca a vela da cui non ho imparato assolutamente nulla se non che devi conoscere il mare e i suoi venti e imparare a muoverti con loro ai loro tempi, con pazienza e nervi saldi, perché di fretta non vai da nessuna parte.
Le cover abbinate ad ogni podcast sono interpretate con gusto raffinato, è lecito aspettarsi inediti interessanti. Puoi anticiparci qualcosa sulle tue canzoni?
Ci troverete la piscina olimpionica di cui vi parlavo prima, in cui nel frattempo ho tentato di fare ordine. E soprattutto ho cominciato a dipingere ogni piastrella in modo diverso, senza accontentarmi di quello che già so di me.
“Prospettiva” è un progetto portato a naturale conclusione, qualcosa di finito e definito. Pensi che possa diventare un seme che porterà anche altre persone a pensare un progetto così trasversale o credi che è destinato a restare una chicca unica nel suo genere?
Sarei contentissima se il mio progetto si rivelasse utile per la ricerca personale di un’altra persona. Alla fine credo di fare musica proprio per cercare di restituire il mio riflesso del mondo. A mia volta ho costruito me stessa attraverso parole e colori di altre persone, secondo me tutto va messo in circolo per essere davvero arte