Immaginatevi un concentrato esplosivo di sonorità diverse: un po’ di sano pop, condito da qualche nota cantautorale, arricchito da un raffinato R&B, servito con contorno a scelta tra swing e samba. Ecco “Mi Piace”. L’album di esordio che Anna Castiglia, ha presentato in anteprima a Milano, lo scorso giovedì 26 settembre.
Il primo sforzo discografico della cantautrice sicula, che dopo l’esperienza ad X-Factor, ha già calcato palchi importanti, aprendo per artisti del calibro di Max Gazzé e Carmen Consoli, risulta fresco e leggero, ma al contempo acuto e ricercato.
Dei 12 brani presenti nella tracklist, troviamo tracce come “AAA”, il lamento di una lavatrice guasta che cela forse un’introspezione alle fragilità dell’artista (Portami a riparare ma non mi sostituire / Portami un po’ al mare / Voglio solo respirare), “Whitman” in collaborazione con Ghemon, dove il duo si interroga sulla fine di una relazione, fino ad arrivare a “U mari”, intima invocazione al desiderio di fuggire lontano, cantata in dialetto siciliano.
Siamo state alla presentazione del disco e abbiamo fatto tre domande ad Anna stessa chiedendole di raccontarsi e di raccontarci che cosa significa “Mi Piace” per lei.
Hai definito questo album come una raccolta, una playlist. Che valore dai all’eterogeneità della tua musica? Fino a che punto pensi valga la pena definirsi in un determinato genere, o esplorare?
Penso che la parola coerenza sia utilizzata molto in Italia. Anche se solo implicitamente, la si cerca sempre, in modo che possa rendere tutto più facilmente etichettabile.
È una pressione che ho sentito, e che sento molto. Credo però che la varietà sia un punto di forza, almeno per quanto mi riguarda. Per qualcuno magari è più comodo trovare la riconoscibilità in un genere. A me invece piace la possibilità di poter appartenere a più generi musicali, perché alla fine il filone narrativo siamo sempre io, la mia scrittura e il mio modo di cantare. Amo poter interpretare quasi dei personaggi.
All’interno del tuo album troviamo 12 tracce. Qual è la canzone a cui tieni di più? Perché?
Sicuramente “U mari” perché è quella che mi protegge sempre quando sono sul palco. Mi sento sempre al sicuro quando la canto. È come se fosse intoccabile, perché è in siciliano e quindi può essere davvero mia.
Allora parliamo proprio del mare. All’interno dell’album gli hai dedicato una canzone intera. Nel trailer del che hai pubblicato sui social, hai definito tutta la discografia come un mare. Che tipo di mare puoi dire di aver incontrato ad oggi? È un mare calmo che culla? O un mare in tempesta?
Finora direi che è stato un piccolo laghetto. Mi sono esposta a un pubblico che per me è comunque ampio, ma che forse non è ancora “La Discografia”.
Forse questo può aiutarmi anche a ridimensionare, per farmi rendere conto che pubblicare non fa poi così paura. Il paragone con il mare viene anche dalla paura di tuffarsi, che è sempre presente. Ovviamente io in questo mare ci voglio stare da morire, e voglio sguazzarci, ma so che ci sono correnti ed altri pesci che sono lì ad accoglierti, e non sempre sai come.
Anna Castiglia si tuffa così nella musica italiana. Con tanta grinta e voglia di fare, accompagnata sempre da una spiccata capacità di introspezione e riflessione, mai banale. Siamo certi che in questo mare saprà nuotare alla grande.