Abbiamo fatto due chiacchiere con Lauryyn, una ventata di ossigeno sonoro per la scena R&B e Nu Soul italiana.
La giovane artista salentina Lauryyn, alias Aurora De Gregorio, esordisce con il suo primo EP “INTRO”, uscito il 23 giugno scorso, pubblicato da Sun Village Records con il sostegno di Puglia Sounds Records. L’EP è stato anticipato dal singolo Cambio Di Scena, conquistando la cover della playlist AnimaR&B su Spotify, eletto tra i “50 dischi più belli del 2023” da Rockit e presentato su Rai 2 per Radio 2 Social Club.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Lauryyn in occasione della rassegna musicale MUSE, targata Locus Festival in collaborazione con CoolClub, alle Officine Cantelmo di Lecce, il 28 dicembre.
INTRO è un EP che ci fa respirare diverse emozioni, stati d’animo e dubbi, tutti però accompagnati dalla consapevolezza di starli attraversando.
Il nome dell’EP mi fa pensare a un inizio, a qualcosa che avrà un seguito o che, magari, è già scritto. È un sospetto azzeccato?
Sì, un po’ perché mi auguro di avere una continuità discografica e un po’ perché ho pensato anche a quanta introspezione ci sia in tutto l’EP. Da un lato indica l’abbreviazione della parola “introspezione” e dall’altro rappresenta le basi del contenitore della mia musica.
“Se dovessi scrivere di te“: dal titolo si percepisce un’ipotesi, forse celata dalla difficoltà di scrivere di qualcuno, appunto, e la rabbia è l’emozione protagonista di questo pezzo. Riesci sempre a incanalarla nella tua musica?
Riesco a riconoscerla e a trasformarla in un messaggio, in un punto di domanda, mi chiedo perché possa avere della rabbia repressa. La musica per me è un mezzo per vedere meglio le emozioni e, in questo caso, la rabbia accomuna un certo tipo di ricordi, di passato, di persone e piuttosto che viverla nel presente, cerco di scriverne, parlarne e cantarne perché non mi piace come sentimento, ma non lo rifiuto. Tendo ad accettare tutto quello che sono e in alcuni scomparti dei miei ricordi trovo della rabbia, e io cerco di riscriverla e riaffrontarla.
“Limbo” feat. Altea descrive uno stato di apatia e disorientamento. Nel testo “sguardi di immagine, il mio cuore è un passante che non legge più pagine di me”. Di chi sono questi sguardi?
Nella mia musica l’amore è inteso come un sentimento sociale, universale. Quando raramente scrivo d’amore, lo intendo così. Quando sei in uno stato di derealizzazione, l’amore per qualcun* non può più relazionarsi con te, ed è quella mancata percezione della realtà che poi ti fa entrare in un limbo.
Quindi tu non scrivi d’amore?
No, non scrivo d’amore, io scrivo di me. Sto facendo anche una sorta di esperimento, mi piace lo storytelling. Quel tipo di cantautorato che descrive qualcosa non per forza vissuta in prima persona al 100% ma qualcosa che ti colpisce e poi la racconti in musica. Nel mio EP sono tutte tracce molto personali, ma mi piace scrivere in maniera universale per far entrare gli altri in una dimensione comune.
La fase di scrittura dei tuoi testi è una fase dolorosa o liberatoria?
Dolorosa mai. Ad esempio in Se dovessi scrivere di te, non volevo scrivere un pezzo per mio padre, ma sentivo la necessità di voler trasmettere a me stessa qualcosa in musica ed è uscito questo testo. Fino a due mesi dopo la chiusura del pezzo non riuscivo a cantarlo perché mi emozionavo, o meglio, provavo un’emozione mista al dolore. Dolore nella scrittura mai, non è né un punto di partenza né un obiettivo. Forse mi appartiene un lato malinconico, più che sofferente. Spero di non dare l’idea di essere una pesantona… (ridiamo)
“Intro” è la tua prima esperienza in lingua italiana, com’è stato per te?
Prima cantavo in giapponese… Scherzo, la mia confort zone era l’inglese perché ho sempre ascoltato musica internazionale, ma anche musica italiana in realtà, solo che non avevo mai provato a scriverla. Sulla scia poi di tanti artisti che hanno aperto una voragine nell’indie, nell’R&B, nel cantautorato italiano, ascoltandoli riuscire a canalizzare quello che io cercavo di portare in inglese e mai in italiano, mi son detta: “cazzo, si puo fare!”.
E adesso si è ribaltata la cosa. A volte in italiano è tosta, le linee melodiche sono difficili da rendere, ogni tanto accantono le idee, ma alla fine mi metto d’impegno e riesco nel mio intento. L’italiano adesso per me è casa e mi piace tantissimo.
Come nasce la collaborazione con Filippo Bubbico?
Il disco è interamente prodotto da Filippo. Lo conosco perché mi ha invitata nel suo disco Honolulu Arrivo nel 2021, ma lo conoscevo già perché siamo della stessa città e lui è un polistrumentista pazzesco. Quando ho ascoltato il suo disco mi è piaciuto tantissimo, nel suo modo di usare i suoni ho trovato qualcosa che cercavo da tempo, così ho deciso di coinvolgerlo nel mio lavoro ed è nata una forte connessione, abbiamo molti gusti in comune e ci apprezziamo tanto. È un continuo scambio stimolante, sicuramente non finisce qui la nostra collaborazione.
“Decidere Non So” feat. Filippo Bubbico racconta la consapevolezza di essere immobili e non riuscire a prendere decisioni. Cosa fa più paura: rimanere immobile o scoprire di aver fatto una scelta sbagliata?
L’dea di non prendere una decisione mi fa sentire incapace. Noi prendiamo decisioni ogni giorno, da quando ci svegliamo la mattina. Questo pezzo mette in luce l’importanza di correre il rischio che comporta prendere una decisione, ma è un rischio che va preso.
Al contrario, Cambio di Scena è una riflessione sui ricordi da cancellare, sui lividi di un passato complesso ma necessario per la svolta desiderata. Lasciarsi andare ripaga davvero?
Sìsìsì! Ognuno di noi è il prodotto di tutto ciò che abbiamo vissuto: idee, situazioni passate, traumi, ricordi felici. Lasciarsi andare è un modo per far emergere chi siamo davvero, accogliendo gli errori e le esperienze negative perché fanno parte di noi e hanno contribuito a renderci quello che siamo, ed è l’unico modo per conoscerci e magari poterci migliorare.
Che ci dici dei prossimi live?
Il 13 gennaio sarò per la prima volta a Milano per “La Notte dei CBCR 2024 – I migliori giovani artisti italiani”, organizzata da Rockit all’Arci Bellezza; il 31 gennaio è la data che forse attendo di più, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ci sarà un bel set in acustico con Filippo Bubbico. Sicuramente presto ci saranno altre novità…