Le “Storie di un appuntamento” di Angelica: guardarsi allo specchio per riconoscere le proprie fragilità
Vi è mai capitato di appuntare le vostre emozioni? Gioie, dolori, sofferenze e momenti felici. Delle volte si ha la necessità di mettere nero su bianco tutto quello che ci frulla in testa. Un atto liberatorio che ci permette di vivere meglio con noi stessi, ma allo stesso tempo ci fa crescere. È quello che ha fatto Angelica con il suo nuovo disco Storie di un appuntamento in uscita oggi per Carosello Records. Facendo un’analisi dal punto etimologico, con appuntamento intendiamo, nel senso più ampio, l’incontro prefissato di comune accordo tra due o più persone. Quindi questo è un disco che parla di amore? Non solo, Angelica per appuntamento intende quelli con sé stessa, quelli che dobbiamo organizzarci per stare bene con noi stessi. Imparare dai nostri errori e usarli come sostegno a quelle che saranno le nostre scelte future.
“Un disco dedicato a tutti quegli errori che pensavo fossero del cuore e invece erano solo della testa”.
Con il suo sound raffinato ed elegante, Storie di un appuntamento è un disco che fa riflettere. È un’agenda che ti ricorda di guardarti allo specchio e di accettare le tue fragilità per riuscirle poi, a superarle e a trovare il bello nonostante tutto.
Ciao Angelica, come stai? Storie di un appuntamento è il tuo nuovo disco ed è una sorta di diario ricco di pensieri, sentimenti ed emozioni. Quanto c’è di Angelica in questo album?
Sto abbastanza bene dai. Abbiamo avuto tanti mesi per adattarci. L’essere umano si adatta subito, io poi sono una casalinga quindi non ho sofferto tanto, soffro di più la questione lavorativa. In questo album di Angelica c’è veramente tutto. È la fotografia di un momento che mi è successo e che succede a tutti, di persone fatte male come me. Ho passato un periodo a negarmi delle emozioni, anche un po’ brutte. Avevo paura di soffrire, di stare male, di avere a che fare con i miei lati più oscuri. Poi quando non vuoi vedere arriva il momento in cui esce tutto in maniera violenta. A quel punto è stata una liberazione, perciò appuntamenti con me stessa sono andati molto meglio di appuntamenti avuti con altre persone, non per forza sentimentali. Mi sono presa cura di me, ad accettarmi. È tutto propedeutico ad una crescita.
Il tuo è uno stile vintage sia dal punto di vista musicale che estetico. Ricordi molto la musica degli anni Sessanta, come ti hanno conquistato questi tempi passati?
Guarda, per me è stata una folgorazione. Nella mia famiglia nessuno ascoltava musica. È stato un colpo di fulmine, non mi è stata tramandata. Da lì sono rimasta fedele alla linea. Mi piace il presente, però ci sono alcuni incastri melodici e armonici del passato che che mi toccano le corde.
Veniamo alle canzoni. Partiamo da “C’est Fantastique”. Il video del brano lo hai girato da sola con il tuo cellulare durante il primo lockdown. Per quanto riguarda l’ispirazione quanto è stato difficile girarlo nelle mura domestiche?
In realtà è stata una cosa stimolante. C’erano cose nuove rispetto ad adesso, quindi mi ha salvato perché avevo cose da fare di concreto. È stato divertente, un salvavita.
Qual è il brano che senti più tuo?
Bella domanda, forse non ce n’è una. Li sento tutti miei, sono fotografie di momenti diversi.
Mi ha colpita molto la frase con cui definisci il disco: “Dedicato a tutti quegli errori che pensavo fossero del cuore e invece erano solo della testa”. Tu sei più testa o cuore?
Sono stata molto più testa e poi sono stata cuore. Adesso sto riuscendo a trovare un equilibrio tra le due cose.
Nel brano Karma avete usato un basso Rickenbacker del ’72 mezzo rotto. Come mai questa scelta?
In realtà stavamo facendo la preproduzione. Quel basso è stato scritto alla tastiera. Abbiamo provato a registrarlo vero e organico per capire che effetto faceva, quindi era una prova. Era la versione originale. A me piaceva un sacco e poi piaceva a tutti, quindi l’abbiamo lasciato. Sono quelle cose che avvengono casualmente.
Prima di intraprendere la carriera da solista eri la leader dei Santamargaret. Essendo l’unica donna della band, in alcune circostanze (non all’interno del gruppo) c’è stata qualche volta in cui ti sei sentita giudicata? Visto che, purtroppo, viviamo in un’epoca in cui c’è ancora tanto maschilismo?
Guarda da quel punto di vista adesso c’è molta più consapevolezza, informazione e situazioni che stanno venendo a galla. Adesso viviamo in un momento storico diverso da quello di quattro e cinque anni fa. Prima c’era molto meno consapevolezza e sicuramente ho subìto una serie di cose senza essere consapevole del fatto che le stavo subendo. Ero più giovane all’epoca, ora sicuramente so difendermi meglio.
Seguendoti su Instagram ho notato che sei una fan dei Beatles. Dicci chi è il tuo preferito e perché.
Per anni è stato Paul McCartney perché l’ho visto live e perché lui ha un mondo armonico e melodico romantico. Poi quando ho iniziato a crescere sono diventata una lennoniana convinta e lo sono tutt’ora. Poi loro sono loro e quindi non c’è non un preferito.
Come ti presenteresti a chi non ti conosce?
Sono una cantautrice che combina tanti disastri. Quando ne combini così tanti la vena d’ispirazione resta bella attiva.
Il featuring dei tuoi sogni?
Sogni quindi anche impossibile, ti dico Lucio Battisti.
Lucrezia Costantino
Sono una scettica nata e cresciuta in Puglia, milanese d'adozione. Nella mia borsa non mancano mai gli auricolari e le chewing gum. Amo il cinema, i tramonti al mare e i dolci.