Twingo di Leo Pari mi ha immerso nella nostalgia più totale, un brano che non poteva passare inosservato perchè parla ai nostri ricordi. Tanti i pomeriggi a giocare con le console, le versioni che si copiavano al liceo e i pomeriggi a girovagare in macchine piene di neopatentati, che si sentivano padroni del mondo. Eh sì perchè quando avevamo diciottanni il mondo era il nostro e di nessun altro.
«Quando passava una BMW non pensavamo “ne voglio una nera e una blu”. Non sognavamo di stare con una tipa e fare un testacoda su una Tesla, né di correre a 200 all’ora in Moscova su una Lamborghini. Non ci importava avere un Mercedes nero nella via, e la coca sul Range Rover non ci ha mai sorpreso: noi volavamo dentro ad una Twingo» (Leo Pari)
Ma quanto è nostalgico il tuo ultimo singolo?
Quanto “Gli anni” di Max Pezzali.
Sai che più che una canzone mi è sembrato un’esigenza questo brano?
Quando l’ho scritto mi sono commosso, non mi succede spesso.
In mezzo a tutta questa nostalgia Twingo è una lode al passato o una canzone su i tuoi rimorsi?
Lo trovo un passato molto attuale, non c’è tanta differenza fra i 18nni di oggi e quelli di 20 anni fa, i sogni sono gli stessi, amiamo allo stesso modo, soffriamo per le stesse cose, vogliamo bene ai nostri amici e vogliamo divertirci con loro. Rimorsi? Non ne ho, sono contento di essere arrivato fin qui a modo mio.
Se invece della Twingo l’oggetto del brano fosse un cocktail, quale sarebbe? E perchè.
Un cocktail di farmaci, perché sì.
Comunque a Marzo vai a Londra, che vai a vedere?
Vado ad ascoltare, qui in Italia stiamo così indietro sul sound purtroppo, facciamo ancora canzoni come si facevano alla RCA nei primi ‘80. Non voglio essere esterofilo a tutti i costi, né sputare nel piatto dove mangio, però amo il pop e la modernità.
Twingo è una continuazione di Hotel Califano o l’inizio per qualcosa di nuovo?
No, è una canzone che ho scritto successivamente all’uscita dell’album, è una stand alone.
Puoi anticiparci qualcosa del tuo futuro?
Nel Tour che partirà da marzo farò dei brani nuovi, sorpresa sorpresina.
Hotel Califano mette insieme una serie di ingredienti che vanno a diversificarsi molto da Spazio, come mai questa scelta?
Io nella mia logica malata lo trovo la perfetta continuazione di Spazio. Non ho paura del cambiamento, anzi, mi fa molta più paura la staticità e l’orticello fuori casa dove prendere le verdure per fare la solita zuppa.
Hotel Califano questa estate ti ha fatto girare molto, ti mancava l’aria di tour?
Devo dire che tra i vari progetti sono sempre stato in giro, ma mi piace, amo svegliarmi sempre in un posto diverso.
Sei soddisfatto di Hotel Califano?
Una cifra.
Tu oltre al tuo progetto musicale hai più funzioni nel mondo della musica, cosa ne pensi di quello che sta succedendo con la nuova scena pop?
È fantastico, artisti che al primo album fanno i palazzetti… è il sogno che avevo da ragazzino che si realizza.
Leo per salutarci che canzone metteresti per volare nella Twingo?
“Believe” di Cher.