Masamasa è il nome d’arte di un giovane – giovanissimo, classe 1997 – ragazzo casertano che ha dato vita ad un paio di brani che mi hanno fatta andare fuori di testa. In particolare è stata tutta colpa di Friendly, brano rap che strizza l’occhio allo stile del momento.
Nuova scuola? Nuovo stile? Comunque sia, un modo di fare musica ricco di tanti ingredienti: il taglio cantautorale, il rap, il pop e, senza troppi giri di parole e senza aggiungere altre etichette, una scrittura forte e personale. Nuova scuola, se così vogliamo chiamarla, che ora viene celebrata anche su Spotify attraverso la neonata playlist Graffiti Pop, dove tra Coez, Frah Quintale, Liberato, Ghemon e tanti altri, troviamo anche lui.
Dopo la rivoluzione verbale cresciuta intorno all’indie (vi dice qualcosa la parola itpop?), nessuno ci capisce più niente: la cosa molto chiara a tutti però, è che Federico De Nicola, in arte Masamasa, si è fatto notare attraverso quello che alla fine si rivela essere, come decreterà lui stesso, un genere personale.
L’ho intervistato per scoprire qualcosa in più ed è andata più o meno così:
Ciao Federico, per iniziare raccontami un po’: da dove viene il nome Masamasa?
Il nome non ha ispirazione da Mura Masa in nessun modo, è l’abbreviazione di un nome che mi davano da piccolino dalle mie parti. L’avevo abbreviato a Masa ma così era difficile da indicizzare, e specialmente quando inizi a fare musica è importante indicizzare, con questo intendo che quando cerchi un nome, ti salta fuori anche se quella canzone ha pochi ascolti o visualizzazioni. Masa era un po’ complicato perché usciva roba russa, (ride) e di qualsiasi genere. Così, visto che spesso mi devono ripetere le cose due volte, perché a primo impatto non reagisco subito, specialmente quando sono concentrato (ride)… e dietro consiglio di quello che poi è diventato il mio coinquilino, ho raddopiato, ed è uscito fuori Masamasa. E in effetti avendo un senso e aiutando l’indicizzazione l’ho scelto, alla fine.
Ma ti chiamavano dicendo “uè! masaniell!”? Mi immagino una cosa così!
(Ride) si, si l’intenzione è giusta, io poi cerco sempre di non dirlo. Sai da noi il masaniello è sempre quello che fa un po’ di casino… da piccolino ero un po’ irrequieto come attitude, così tra professori e amici era nato questo soprannome. Subito nel post-adolescenza avevo capito che questo nome non mi rappresentava per niente, ma visto che ormai mi chiamavano tutti Masa… Masaniello era un rivoluzionario, per questo è un nome che si da’ ad un casinista insomma.
Qual è stata la cosa che ti ha spinto a fare musica?
La cosa che mi ha spinto a fare musica è difficile da dire, sicuramente mi ha influenzato il fatto che mio padre suonasse nel tempo libero che aveva, però la cosa che mi ha fatto proprio dire “faccio questo” è stata un’altra: probabilmente quando iniziavo a fare i miei primi versi rap e mi piacevano, ecco quello è stato lo step definitivo che mi ha fatto dire “voglio dedicare anima e corpo a questo”.
Cosa faresti se non facessi musica?
Se non facessi musica farei sicuramente l’ingegnere, era un po’ la strada che avevo scelto prima di intraprendere un percorso meno canonico. Ingegnere informatico o elettronico, una delle due insomma.
Cosa mi racconti di Friendly? Diciamo che è il pezzo che ti ha fatto uscire un po’ allo scoperto: come è nato?
Friendly era già finito verso marzo 2017, è nato a metà tra Caserta e il viaggio che avevamo fatto a Milano per venire a fare sentire un po’ le nostre robe in giro. Ha fatto un anno da poco quel brano lì.
Il produttore è Simoo, e con lui la collaborazione nasce in maniera totalmente spontanea perché era un periodo in cui uscivo da una band con cui non era andata a finire molto bene, sia musicalmente che umanamente parlando.
Io e Simo ci conosciamo da quando eravamo bambini: ci siamo chiusi in studio, della serie: non abbiamo niente da perdere… ed è andata bene insomma. La cosa curiosa è che il ritornello di Friendly io l’avevo cantato ma c’erano solamente i synth, non c’era tutta la parte di batteria, e Simo l’ha fatta tutta in viaggio. Quindi la batteria del ritornello è stata fatta tutta in cuffia, in viaggio… però è andata bene dai, abbiamo allineato un po’ di pianeti!
A proposito del tema principale di Friendly: credi possa esistere l’amicizia tra uomo e donna o no?
(Ride) domanda carina. La maggior parte delle volte no, non può esistere. Credo però che squadrare l’essere umano sia sempre sbagliato… delineare troppo i confini dell’essere umano significa essere approssimativi nel giudizio, quindi ti dico che secondo me ci sono rari casi in cui si può restare friendly. Anzi no, se è successo qualcosa restare friendly figurati! è proprio il caso più impossibile… però in altri casi si, insomma se non c’è quella magia, si può rimanere amici insomma.
Questo brano è già stato ascoltato da un discreto numero di persone, è anche arrivato in svariate playlist, tra cui Graffiti Pop di Spotify. Possiamo dire che c’è già chi ti associa ad artisti come Coez e Frah Quintale – al quale, se non sbaglio, hai anche aperto un concerto… insomma tutto questo per arrivare a chiederti: tu come ti definiresti? Tu come te la senti addosso questa scena – se te la senti addosso?
Allora, si, l’apertura a Frah Quintale l’ho fatta a Pavia e si ripeterà il 29 marzo a Caserta, quindi giocherò in casa visto che io sono di là! Mah, ti dico secondo me è ancora presto per delineare quella che è la mia figura musicale, vediamo cosa diranno le prossime uscite. Non mi sento di far parte di nessun gruppo, anche se sicuramente la musica che mi piace viene identificata come indie, graffiti pop, eccetera… però secondo me il problema è che la gente fa fatica a classificare delle cose che sono così intime e vere. Ovvio che poi puoi avvicinarci per delle cose… mi fa piacere essere giudicato vicino ad artisti come Frah, Coez, Dutch Nazari, perché comunque sono fra i miei ascolti, ma secondo me siamo tutti abbastanza diversi; cioè non è un genere in cui ci sono molti canoni questo, di conseguenza sarebbe un po’ fasullo dire “quello fa quella cosa lì specifica”… in realtà facciamo musica personale, quindi se proprio dobbiamo definire un genere, chiamiamola musica personale, no? (Ride). Però sono molto contento che Spotify finalmente abbia dato un po’ di spazio a quest’ondata di rap un po’ più cosciente insomma.
Certo, stanno succedendo tante cose positive anche grazie a Spotify stesso, oltre che alle sue playlist: ma raccontami un po’ cosa c’è nella tua di playlist. E a proposito di Spotify: ma tu ce l’hai l’abbonamento o no?! (Risate).
Si l’abbonamento ce l’ho dal 2013. Ho fatto un giro anche su Apple Music ma mi piaceva il lato social di Spotify che verrà integrato anche negli altri ma quando l’ho provato io un paio di anni fa non era ancora in voga, mentre invece Spotify aveva già la Discover Weekly e tante cose che sono preziose. Ha un ruolo importante per come vanno le cose ora.
Nella mia playlist negli ultimi giorni c’è: Kiddo, un EP di Jesse Reyez che purtroppo ho scoperto solo recentemente. Vic Mensa, Lido, Post Malone e un disco assurdo che si chiama “WWW.”che è di Towkio tutto prodotto da Lido… bellissimo. Mi piace molto anche “Blue Madonna” di BØRNS, disco pazzesco, sound design da paura. Al di fuori della scena rap sto spingendo un po’ Aquilo.
Volevo farti una domanda anche un po’ più personale: tu fai spesso riferimento al fatto che prima avevi una corporatura diversa, molto più robusta e volevo chiederti come sei cambiato tu in rapporto a questo tuo cambiamento fisico? In che modo questo ha influito sulla tua musica?
Probabilmente è stata la musica ad aver influito su questa cosa qui. Io ho perso parecchio peso, più di una quarantina di chili, quindi proprio tanto. Ovviamente è inutile fare il classico discorso dello “stai meglio con te stesso”, quello è ovvio. Un fatto che trascende da questo è la serenità con cui affronti i problemi: è diversa, perché… non lo so, è come dire che hai un pensiero in meno la sera prima di andare a dormire, e non è poco.
La musica… insomma siccome ho sempre ascoltato musica abbastanza positiva, questa mi ha dato un’attitudine e la volontà necessarie a fare i giusti cambiamenti.
Se potessi scegliere qualcun altro – oltre Simo, naturalmente – con cui collaborare, chi sceglieresti?
Se davvero non avessi limiti di budget sceglierei sicuramente Lido, per quanto riguarda le produzioni: mi piacerebbe chiudermi in Norvegia in qualche mansion con lui che tra l’altro è norvegese, anche se fa un sacco di lavori americani. Come rapper probabilmente Chance The Rapper. In Italia con Coez, con Frah, con Ceri per le produzioni. Per il resto non ho grande… non so neanche come definirlo, volontà, ecco, di collaborare con altri.
C’è qualcosa in arrivo?
L’avrei annunciato tra poche ore, il 21 marzo esce un nuovo singolo, si chiama Contento ed è sempre prodotto da Simo. Poco dopo uscirà anche il video, questa è la storia!
Senti, te lo devo chiedere assolutamente: visto che non si capisce né su Spotify – dove la versione del pezzo Beyoncè è censurata – né Youtube… ma alla fine è meglio Beyoncè, Rihanna o Ariana Grande?
(Ride). Beyoncè! Perché è l’unione di una dolcezza estrema, che può essere Ariana Grande, e della cattiveria (ma fatta bene) di Rihanna, quindi il sunto del pezzo è che Beyoncè è la migliore. Poi non so, ora sta andando avanti con l’età, anche se non fisicamente… diciamo che mentalmente mi predisporrei su Ariana Grande in questo periodo. Però dipende dal periodo (ride). Beyoncè comunque resta la combo perfetta tra tutto quello che ci può essere di figo.
Giorgia Salerno
@dontcallmejoe