Venerdì scorso è uscito Bromance, il primo disco collaborativo di Mecna e CoCo. Si certo, di tracce insieme ne avevano già fatte tante, ma questo album suggella definitivamente il loro sodalizio sia a livello artistico che personale. Infatti, come si evince dal titolo stesso, i due artisti hanno racchiuso tutta la loro essenza artistica in questa parola, Bromance (brotherhood + romance), che letteralmente sta a significare “amore fraterno”: un rapporto così stretto ed indissolubile da essere quasi considerato un legame di sangue.
Il disco, così personale e intimo, va a scavare nel profondo delle anime di entrambi: fra paranoie, ricordi, somiglianze e punti in comune fra le vite dei due Corrado, che sono così tanti da sembrare quasi assurdi. Questo caleidoscopio di vissuti congiunti in un unico lavoro musicale lo rivediamo nelle diverse sfumature del sound di Bromance, che spazia dal rap al nu-soul fino all’R’n’B.
Mentre vi godete l’ascolto, potete approfondirne i dettagli leggendo qualche chicca in più fornitaci proprio da loro, Mecna e CoCo.
Cosa rappresenta Bromance per voi due come singoli?
Mecna: Per me rappresenta un po’ un apice: aver trovato un artista che ha in mente un’idea specifica e molto simile alla mia della musica, di quello che rappresenta e di come esprimerla, per me è essenziale. Soprattutto anche a livello di creazione, per me è stato un momento importante, perché c’è stato un vero scambio in tutto. Si dice sempre così di un disco appena fatto, ma sono davvero molto molto soddisfatto del disco.
Come descrivereste l’album a livello musicale?
CoCo: Sicuramente è un excursus nei nostri mondi, c’è un po’ tutto quello che ci piace, che ci tocca, che ci accomuna, che ci muove. È un disco che tocca diverse sonorità, influenze e mix: si passa dall’urban, al neo-soul, all’r’n’b, al pop, al rap classico come piace a noi… c’è un po’ tutto il nostro mondo.
Mecna: Esatto, è come una versione 2.0 dei nostri progetti individuali.
C’è qualcuno a cui vorreste dedicare Bromance? (non vale dire a vicenda)
Mecna: Secondo me a tutte le persone che si rispecchiano in queste canzoni, in questo modo di vedere la musica, semplicemente. Quindi ai nostri fan.
Visto che avevate già svolto qualche lavoro insieme, l’input di fare un intero disco collaborativo quando è arrivato? Da quanto tempo ci stavate pensando?
Mecna: Ci stavamo pensando da tanto, probabilmente dopo aver fatto i primi due brani insieme – Equilibrio, Tu ed Io – abbiamo capito che c’era molto interesse da parte dei fan. Quindi un po’ la pulce nell’orecchio ci è stata messa dai fan, e poi in realtà noi essendoci trovati super bene sia a livello personale che musicale ci siamo sempre detti “ok lo dobbiamo fare”.
Poi ovviamente per varie ragioni è stato un po’ più difficile farlo veramente, fin quando poi siamo riusciti a trovare il momento giusto. Quindi abbiamo cercato una villa in Toscana su Airbnb, siamo stati li due settimane e abbiamo scritto tutto il disco.
In una moltitudine di dischi che molte volte parla per immaginari noti, compresi quasi universalmente, quanto è stato difficile rimanere umani, quasi personali, in un disco del genere?
CoCo: Personalmente, ma penso anche per Corrado, è un processo super naturale, nel senso io non riesco a dissociare le due cose: il mio modus operandi, il mio modo di comunicare ed esprimermi attraverso la musica è sempre stato questo e penso che sarà per sempre questo proprio perché non so fare altrimenti. Quindi la musica è sempre stata per me un mezzo per comunicare la mia umanità, forse anche la mancanza di umanità che vivo a volte. È un processo super naturale e l’unico modo in cui so farlo è questo.
Qual è il punto d’incontro tra Corrado/Mecna e Corrado/CoCo? Dove si incontrano gli omonimi? Dove si incontrano le due personalità artistiche?
Mecna: Abbiamo subito capito che eravamo due personalità molto simili. A parte questa cosa che ci chiamiamo Corrado entrambi fa ridere, non è un nome molto diffuso; facciamo entrambi rap e siamo entrambi due esponenti di un rap non comune, e già queste erano coincidenze. Poi, ad esempio, quando ci siamo incontrati a Londra per la prima volta abbiamo posato i telefoni sul tavolino del bar ed avevamo entrambi uno smile triste come sfondo del telefono… Ed è iniziato tutto così. Poi il punto in comune nella musica è assolutamente il mondo di riferimento, gli artisti che ci hanno influenzato e ci influenzano, e anche soprattutto il non riuscire a fare altrimenti se non di parlare di cose personali, come diceva prima Corrado. Quindi essere il più veri possibile nei dischi, e anche molto introversi anche. E ce ne sono anche altre di coincidenze…
Avete trascorso due settimane a lavorare insieme. Pensate di aver preso l’uno qualcosa dell’altro a livello di metodo di lavoro?
CoCo: Sì, assolutamente. È un’esperienza che mi è servita tantissimo, anche in proiezione dei miei prossimi lavori solisti. Io personalmente sono molto insicuro sulle cose, ci penso tanto. Con Corrado invece ho capito che si può essere anche più istintivi, ci si può lasciar andare un po’ di più. Quindi è stato veramente fondamentale per me lavorare con lui. Ed è stata anche la mia prima volta in assoluto che ho lavorato con qualcun altro, quindi sicuramente sarà difficile tornare a lavorare da soli.
Mecna: Lo stavo proprio dicendo ora, anche per me c’è stato un bello scambio nella creazione: io sono più istintivo, lui è più perfezionista. Quindi a volte abbiamo speso anche un’oretta su un concetto, che è una cosa che io non sono abituato a fare, ed è una cosa che ho imparato e che mi porterò: cercare di centrare il focus o il concetto. Spesso però va bene anche essere più istintivi, quindi per questo siamo riusciti a trovare un equilibrio, e tutto torna. Siamo letteralmente l’uno fan dell’altro.
Nella vostra citazione a Raf in La più Bella c’è questo collegamento fra mondo rap e mondo pop degli anni ’90. Come mai questo omaggio?
Mecna: È stato abbastanza naturale, perché quel brano o comunque quel mondo lì e quelle canzoni lì ci rappresentano in qualche modo. Sia per una questione anagrafica, perché un po’ ci siamo cresciuti, e sia perché – almeno io – un po’ mi vedo così all’interno della scena rap. Siamo due artisti che fanno canzoni d’amore, quindi quella scelta lì è stata anche un modo per divertirsi, per vedere come potevamo rielaborare a livello sonoro un pezzo che già si avvicina al nostro stile. Quindi è stato un bell’esperimento.
Poi vabbè io c’ero andato bello sotto con quella canzone, credo ero alle medie, e la dedicai alla mia prima ragazza dei tempi.
CoCo: Si si anch’io. Ricordo che ero in vacanza con i miei, non era la mia ragazza, credo non arrivai neanche a dirle ciao, e nella mia testa, neanche a lei personalmente, le dedicai questa canzone. Super fail.
Il vostro modo un po’ fuori dallo stereotipo di fare rap si evince già dal titolo, Bromance: quanto c’è di ironico e quanto invece avevate proprio voglia di continuare a scardinare questa mascolinità macha del rap?
CoCo: Il titolo è nato quasi per gioco, nel senso che eravamo appunto a Firenze e stavamo ragionando sui vari titoli, e a Corrado balzò quest’idea di chiamarlo Bromance unendo semplicemente la parola “bro” quindi identificando noi come amici, e la parola “romance” che un po’ racchiude i colori, l’immaginario della nostra musica. Poi abbiamo costruito tutto l’immaginario stilistico e grafico.
Mecna: Sì, è anche un po’ ironico, questa voglia di scardinare degli stereotipi, perché in fondo è quello che facciamo da sempre: anche le nostre copertine seguono questo andamento. Ad esempio, lui nella sua ultima copertina era immerso nei fiori; quindi, non dico che ci giochiamo, ma io dico sempre che se gli altri esagerano su delle cose, perché noi non possiamo esagerare sulle nostre?
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Perché non ci sono featuring nel disco?
Mecna: È già un disco di collaborazione, ed il fattore Corrado è tanto presente, quindi non dico che qualcun altro avrebbe potuto rovinarlo, ma lo sentivamo molto nostro e ci è stato anche un po’ difficile individuare qualcuno che potesse realmente completare ciò che avevamo già creato. Poi noi siamo due a cui piace molto collaborare, infatti ci abbiamo riflettuto, ma poi abbiamo deciso di andare così; anche perché poi i pezzi erano in realtà centrati, chiusi, quindi forse sarebbe stata anche un po’ una forzatura.
Longsleeve è un altro simbolo che si distacca molto dall’immaginario che siamo abituati a vedere nel rap (rolex, auto…): non si sente spesso di questo capo d’abbigliamento, ce ne parlate un po’?
CoCo: Questa è l’ennesima cosa che io e Corrado abbiamo in comune, siamo super connessi anche sotto questo punto di vista: anche nel nostro immaginario stilistico, fin dalle cose più semplici, come i brand…
Sia io che lui siamo sempre stati fan delle longsleeve, perciò questo brano è nato quasi in maniera giocosa, per scherzo, e invece alla fine è uscito una figata e ci siamo divertiti tantissimo. È uno di quei pezzi che da solo non avrei fatto.
Mecna: Ad un certo punto c’è la parte in cui dice “tu sei la mia longsleeve / ti porto sempre con me”, quindi c’è sempre quel lato un po’ romantico, ma con una chiave un po’ diversa: abbiamo trovato un pretesto per parlare anche di questa cosa qui.
L’album si compone di pezzi stilisticamente diversi fra loro: c’è quello più rap classico, quello più paranoico, quello più romantico. È chiaro che è interessante a livello musicale avere dei pezzi che possano piacere un po’ a tutti, ma queste caratteristiche – paranoico, romantico… – le avete ritrovate anche nel vostro rapporto di scrittura e di amicizia? Avete vissuto queste esperienze un po’ paranoiche per poter fare un pezzo di questo tipo?
CoCo: La scelta dei pezzi è nata super naturalmente, nel senso con molta spontaneità. Noi anche non volendo sappiamo quali sono le cose che entrambi condividiamo. Quindi approcciamo ai pezzi molto naturalmente, senza argomenti prefissati.
Poi ad esempio con Amici, io erano anni che volevo fare un pezzo dedicato all’amicizia in generale e non c’ero mai riuscito; invece con Corrado è nato in maniera spontanea: quando abbiamo buttato giù il ritornello ci siamo trovati da subito anche con il concetto di amicizia vissuta un po’ come un dare e avere sia negativamente che positivamente. Quindi è stato sempre tutto super naturale, ci siamo sempre trovati su tutti i concetti e punti di vista che abbiamo sulle cose.
Mecna: Secondo me anche conoscendoci bene a livello artistico, ripenso a pezzi come Zombie che ha la componente un po’ paranoica, non è che ci siamo chiesti “ah ma tu sei paranoico?”. Cioè lo sapevamo che entrambi avevamo quell’aspetto lì, quell’insicurezza, quell’ansia nel fare le cose: i contenuti messi nel disco li sentiamo inevitabilmente nostri, perché siamo fatti cosi, siamo simili.
In Anima affermate “Stavo provando a salvarmi l’anima”. Quali sono i demoni che vi perseguitano, e da cosa dovete salvarvi?
CoCo: Per me sicuramente l’insicurezza: è uno dei demoni più grandi che mi porto dietro da tantissimo, anche se negli ultimi anni sto imparando a conviverci e a far si che a volte questa insicurezza, che è anche un po’ sensibilità, possa diventare la mia forza: perché la sensibilità non sempre è un fattore negativo, anzi! Può anche essere un qualcosa che ti differenzia dagli altri e mette in luce qualcosa che altri non hanno, facendo sì che tu possa diventare una persona unica.
Mecna: sottoscrivo
Avete in mente di fare un tour insieme:
Mecna: Diciamo che quando parlavamo del disco in realtà parlavamo più del tour. Ci stiamo lavorando, a breve capiremo.
Intervista di Paola Paniccia
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